Alessandrini

ALESSANDRIA guida e foto della citta'

ALESSANDRINI

storia di uomini e donne che nella loro vita fecero grandi cose nella nostra città e non solo

Prima, però, diamo un segno di riconoscimento alla grande

ENCICLOPEDIA ALESSANDRINA

Volume Primo

I PERSONAGGI

millecinquecento voci dedicate a chi ha scritto la storia della nostra provincia

edito da IL PICCOLO

a cura di Paolo Zoccola

insieme ad altri stimati collaboratori

il più grande lavoro sul tema che noi si abbia avuto occasione di incontrare

Enciclopedia Alessandrina. Volume primo: I Personaggi - copertina

 

Famiglia Ghilini

«Una delle più antiche, delle più nobili e delle più feconde d’uomini egregi in ogni genere. I Ghilini vissero sempre in Alessandria nel massimo splendore e nella massima stima: e in ogni tempo illustrarono e giovarone la patria colle opere dell‘ingegno e della mano.»
(Carlo A-Valle, Storia di Alessandria, volume IV, Libro VI, pagine 348 e 349)

La famiglia patrizia dei Ghilini è stata una tra le più antiche della città di Alessandria. Secondo la tradizione i Ghilini si trasferirono da Milano quando Alessandria venne fondata nel 1168 dalla Lega Lombarda come fronte estremo contro Federico Barbarossa. Più verosimilmente i Ghilini provengono da un ramo dei Signori di Marengo e Sezzè e dunque radicati sul territorio. Resta sicuro in ogni caso che la famiglia Ghilini fu tra le artefici della fazione guelfa, insieme ad altri casati, della fondazione di Alessandria.

Appartenenti al ceto decurionale, furono una delle otto famiglie di Alessandria con il diritto di custodire la chiave dell’arca, conservata nell’antica cattedrale demolita per ordine di Napoleone tra il febbraio e il luglio del 1803, che custodiva le reliquie della Santa Croce e della Sacra Spina.

Con il passare degli anni e il trascorre dei secoli acquisirono diversi titoli e feudi,

Due sono le versioni sull’origine storica e geografica della famiglia. Lo storico locale Carlo A-Valle definisce la famiglia Ghilini come “una delle più antiche, delle più nobili e delle più feconde d’uomini egregi in ogni genere”. Identica tesi viene supportata dall’annalista Gerolamo Ghilini anche se va detto che la sua ricostruzione venne giudicata “mirabilante e favolosa” tesa a “magnificare le origini della propria gente”. Il Ghilini sosterrebbe che Carlo Magno nel 773, una volta sconfitto Desiderio e conquistato Pavia, lasciò un suo luogotenente il quale – rappacificata l’Italia e stabilendosi poi a Milano – avrebbe sposato una ricca dama della città. Il luogotenente sarebbe stato il generale Lodovico duca di Ghienna da cui sarebbe discesa la gens ghilinia. I figli del duca si sarebbe chiamati prima Ghieni, poi Ghiini ed infine Ghilini. Un pro-memoria, conservato presso l’Archivio di Stato di Milano, descrive che “il nome «Ghilini» venne nell’idioma latino scritto nei vari secoli tramandati in diverse maniere, e primeriamente con due sillabe «Ghinus», poi con tre «Ghijnus», e successivamente «Ghiglinus», ed ultimamente «Ghilinus»”. Con successivi possedimenti della famiglia, specialmente nell’agro alessandrino, i discendenti del duca sarebbero stati incaricati di sovrintendere da Milano alla nuova città di Alessandria, stabilendosi nel quartiere di Marengo della Frascheta.

Altri due storici concordano con l’origine milanese della famiglia senza però spingersi oltre i probabili fantasiosi slanci carolingi di Girolamo Ghilini. Giovan Battista di Crollalanza dichiara “la famiglia Ghilini si sarebbe trapiantata in Alessandria fin dal tempo della fabbricazione della Città”[; Pompeo Litta Biumi, scrupoloso nelle conferme delle sue ricerche, attesta che “[…]quando i Milanesi, che professavano il partito guelfo, si determinarono nel 1168 di erigere nel luogo, ove tra il Tanaro e la Bormida sorgeva il castello di Roboreto una città che fosse bastantemente vasta e forte e per far fronte a’ pavesi e a’ marchesi di Monferrato, ch’erano ghibellini, vollero che i loro seguaci si recassero a popolarla. Tra le famiglie, che andarono a soggiornare nella città eretta dalla Lega Lombarda contro la prepotenza di Federico Barbarossa vi fu quella de’ Ghilini.

Il primo nome legato ai Ghilini di cui si hanno comunque notizie certe, a prescindere dalla loro origine, è quello di Gherardo il quale è presente negli atti di fondazione della città di Alessandria nel 1168. In seguito, nel 1229, ci sono notizie del figlio Vermo († 1253), o Guglielmo, unito alla fazione guelfa e presente tra le famiglie della nobiltà con diritto di essere parte del consiglio degli anziani. Con tale carica ratificò, nel 1244 il trattato di alleanza tra Alessandria e Acqui.

File:Alessandria-palazzo Ghilini1.jpg - Wikipedia

Palazzo Ghilini

VIA GHILINI

Trilocale in vendita in via Ghilini, 65, Ospedale, Alessandria — idealista

Famiglia Trotti-Bentivoglio

Le origini della famiglia si trovano nel comune di Castellazzo Bormida, nell’alessandrino, dove nacque Guglielmo (primo membro della famiglia, attestato nell’XI secolo) e suo figlio Martinetto; quest’ultimo sposò Boida Fieschi, della casata dei conti di Lavagna, generando un altro Martinetto.

I membri della famiglia ricoprirono ruoli amministrativi a livello locale per conto del ducato di Milano che possedette la città di Castellazzo con tutto l’alessandrino sino alla conquista sabauda del Settecento.

Antonio Trotti, celebre militare, divenne capitano di giustizia a Bologna ed ottenne da Giovanni II Bentivoglio, signore di quella città, il permesso di usare il suo cognome e le sue armi annesse a quelle della casata dei Trotti il 25 dicembre 1478, dando così origine alla dinastia dei Trotti Bentivoglio. La famiglia, nel milanese, ottenne nel 1623 il titolo di conte sul feudo di Casal Cermelli a firma di Filippo IV di Spagna, concesso al militare Luigi Trotti Bentivoglio. Suo figlio Gian Galeazzo, fu pure celebre militare al servizio della Spagna.

La famiglia, nel corso dell’Ottocento, diede diversi personaggi legati al Risorgimento come la patriota Costanza Trotti Bentivoglio e partecipò attivamente agli eventi delle Cinque Giornate di Milano e della Seconda guerra d’indipendenza italiana.

La famiglia si estinse nel 1930 alla morte di Lorenzo Trotti Bentivoglio, pittore e scrittore, il quale donò il suo palazzo ad Alessandria.

Dal 21 giugno al 15 settembre lavori in via Trotti ad Alessandria

Alessandria, angolo via Trotti

 

GUASCO Carlo

Nacque ad Alessandria il 23 maggio 1724, primogenito del marchese Guarnerio Lorenzo, del ramo di Castelletto d’Erro, a cui succedette nel titolo, e di Maria Violante Turinetti dei conti di Pertengo. Membro di uno dei più antichi casati della città, il G. ricevette con il fratello Francesco Eugenio una buona educazione letteraria, completata nel Collegio romano, dove fu convittore sotto la guida del letterato e storico gesuita Giulio Cesare Cordara, amico di famiglia.

Proprio a Roma, nella Pentecoste del 1745, debuttò sulla scena letteraria pronunciando un’orazione sullo Spirito Santo (De S. Spiritus adventu oratio habita in Sacello Pontificis… a Marchione Carolo Guasco, Romae 1745). Tornato ad Alessandria, il G. fece parte del gruppo di nobili che rifondarono la locale Accademia degli Immobili.

Il 18 ott. 1753 il G. sposò Maria Teresa Amoretti dei marchesi d’Osasio, dalla quale nel 1755 ebbe l’unico figlio Luigi Giuseppe. Nel 1762 divenne primo sindaco di Alessandria, carica che conservò per molti anni. La città gli deve la costruzione, dal 1772 al 1775, del nuovo teatro municipale, progettato da Giuseppe Caselli.

Il teatro – che andò distrutto dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale – fu inaugurato il 17 ott. 1775 con l’Antigone di Gaetano Roccaforte e Ferdinando Bertoni e si segnalò come uno dei primi a disporre di un loggione per gli spettatori non nobili. Il G., che aveva preso dal padre il gusto per la musica, lo fece costruire in una nuova ala del palazzo comunale dopo avere ottenuto le patenti reali e la rinuncia del marchese Ludovico Guasco di Solero ai privilegi di rappresentazione concessi nel 1729 a un preesistente teatro Guasco, ormai in rovina, allestito nel palazzo del Solero più per il gioco d’azzardo che per gli spettacoli. Peraltro, anche nei bilanci del nuovo teatro, amministrato da impresari professionisti a partire dal 1778, il gioco continuò ad avere parte importante.

Nel frattempo il G. aveva fatto pubblicare a Napoli nel 1763, in forma anonima, Le Satire di Benedetto Menzini, con note postume di un amico, Rinaldo Maria Bracci. Egli vi aggiunse gli argomenti di ogni satira, integrando le note che erano solo abbozzate e correggendo i tanti toscanismi dei testi. In più incluse un “ragionamento epistolare”, composto dal fratello Eugenio con il nome accademico di Alcisto Solaidio, sulla legittimità del genere satirico quando non riguardi la politica o persone specifiche.

Il 12 marzo 1796 morì in Alessandria. Fu sepolto nella chiesa cittadina del Carmine.

Qui sotto ecco il palazzo di famiglia,

Palazzo Guasco a Alessandria: 2 opinioni e 4 foto

Urbano Rattazzi

Urbano Pio Francesco Giacomo Rattazzi (Alessandria, 30 giugno 1808 – Frosinone, 5 giugno 1873) è stato un politico italiano.

Ha lavorato a lungo e bene per Alessandria che lo ricompensò con un monumento in piazza della Libertà

facciata del municipio con la statua di Rattazzi - Foto di Palazzo Del  Municipio, Alessandria - Tripadvisor

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