Alex Langer alla festa dell’ANPI di fine Luglio

La classificazione nella sez. “Fantascienza” (oltre che qui con la generica definizione “Politica”) dovrebbe dirVi molte cose, così come il nome dell’autore Alexx … con due “xx”. Comunque sì, sono proprio io (Alexander Langer)  e sarò presente “in aere” alla bella festa annuale dell’ANPI provinciale di Alessandria che si terrà a Pontecurone, quasi al confine con la provincia di Pavia. A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani (d’) Italia una delle istituzioni più rappresentative della nostra Repubblica, nata davvero dalle ceneri del Fascismo, non solo criminale e folle ma profodnamente sbagliato nei suoi presupposti politici (drogati da manipoli di reduci sanguinari e guerrafondai convinti di aver rispolverato i fasti di Roma antica) mi ha fatto l’onore di inserirmi fra le proposte “utili”.

Ma riprendiamo il discorso sull’A.N.P.I. ….Sappiamo tutti che, da una ventina d’anni, siamo alle prese con un ricambio generazionale non solo fisiologico (data l’età avanzatissima di chi la resistenza l’ha fatta davvero) ma doveroso, con un occhio speciale alle nuove generazioni. Ma per quale motivo un ventenne o una ventunenne dovrebbero interessarsi di politica attiva, rispolverando fatti, a volte eroici a volte estremamente normali, di una ottantina di anni fa?

Il lavoro, il proprio futuro personale, la possibilità di formarsi una famiglia (con varie possibilità di composizione come abbiamo imparato ad apprezzare), un ambiente più pulito, con meno inquinamento e con la possibilità di essere parte del cambiamento globale in corso…magari anche una condizione di pace…

Ecco, su quest’ ultimo punto può venirci utile ciò che è stato discusso a Dobbiaco un mese dopo la sciagurata “Operazione Speciale” scatenata dal Governo russo ai danni dell’Ucraina. Si è discusso in nome mio. Ci si è chiesti “Cosa farebbe oggi Alex Langer per arrivare alla pace?” già…cosa avrei potuto fare?. Mi hanno rinfacciato più volte, a metà anni Novanta dello scorso secolo, quando ho deciso di “togliere il disturbo” , di aver chiesto all’allora presidente francese Chirac un intervento militare in inquadramento ONU per arginare gli attacchi e le continue violenze, al limite di atrocità vere e proprie, perpetrate dall’esercito serbo di Milosevic. Mi disse “nous verrons” con un tanto di sorrisino e pacca sulla spalla….senza poi fare assolutamente nulla. Ecco, in quel frangente mi ero speso per un “pacifismo attivo” anche se il mio cuore “sanguinava” (1) per non essere stato in grado di trovare per tempo altre soluzioni.  Di come andò a finire quella disgraziata guerra civile lo sappiamo tutti. Ora si tratta di agire per tempo per evitare che si disgreghi l’Ucraina e con essa tutta l’Europa. Un compito che, se spiegato bene, a sedicenni, ventenni, ventiduenni, interessa molto.

“Mediatori, costruttori di pace”

“Dell’importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera” … ve lo ricordate…. era uno dei miei Dieci punti dell’arte di vivere insieme. E aggiungevo: “è di fondamentale rilevanza che qualcuno si dedichi all’esplorazione e al superamento dei confini”.

Esplorare frontiere e costruire ponti (ripensando un po’ a cosette tutte mie) è quello che ha provato a fare l’Euregio Mobility Project del giugno 2022, rifacendosi in maniera libera all’Alexander Langer’s Legacy – qualcosa che mi onora e mi spaventa, visto che di istituzioni con il mio nome di mezzo ne continuano a nascere. L’obiettivo era riflettere insieme su alcuni temi cruciali per il nostro presente e il nostro futuro, in primo luogo la crisi climatica e ambientale aggravata dallo sviluppismo guerrafondaio che ha trovato nel 2 per cento di PIL (“per tutti”, ricordando un certo Cetto Laqualunque), secondariamente nel rilanciare l’agire politico sano.  Per quando potevo correre e saltare per i prati e prendere i treni al volo…“vivere politicamente” significava essere la relazione in ogni possibile contesto, sempre da dentro e al contempo sempre ai margini. Anche per questo il primo sforzo del progetto è stato utilizzare una seconda lingua comune. Non quindi l’italiano o il tedesco, le due lingue madri più rappresentate, ma l’inglese, per valorizzare l’esercizio del dialogo. La questione linguistica, come si parla, come ci si è abituati ad esprimere fin da piccolissimi è cruciale. Di lì partano i sentimenti più forti, le convinzioni personali e le scelte di campo, anche culturali.  Ero solito ripetere: “Identità e convivenza: mai l’una senza l’altra”, per superare le frontiere, conoscersi tra vicini e scoprire che non solo condividiamo territori simili, ma che ci possono accomunare anche progetti, valori e desideri. E con questo “passaggio” siamo in piena area ANPI, alle sue sorgenti, alla sua acqua freschissima.

Proprio la riflessione sui valori richiesti da una rapida conversione ecologica della società globale e la riscoperta del rapporto con la natura, per promuovere uno stile di vita “più lento, più profondo, più dolce” (“lentius, profondius, suavius”), è stata il punto di partenza delle due giornate del 2022 a Dobbiaco . In questa riflessione la possibile svolta green è stata proposta non tanto come mera sopravvivenza della specie umana, quanto come un arricchimento dell’esperienza vitale dei suoi membri. Un risvolto molto concreto è stato l’analisi dei dati scientifici sul cambiamento climatico planetario e dei tempi di intervento che ancora ci restano. Dati dai quali troppo spesso tendiamo a distogliere lo sguardo, convinti che la soluzione, in un modo o nell’altro, ci sarà proposta dall’alto. I primi movimenti dei carriarmati russi, le prime centinaia di morti, i primi appelli a sostenere con più miliardi una guerra “che non può essere persa” hanno fatto il resto. Nel senso che ci hanno fatto tornare indietro di cento anni.

Cercare invece una risposta in prima persona è stato l’obiettivo del workshop per le studentesse e gli studenti, che hanno provato a immaginare praticamente il cambiamento, nella forma del programma elettorale di un ipotetico partito ambientalista e, soprattutto, nel modo migliore di approcciare tematiche economiche e politiche che sembrano senza soluzione. Le loro proposte hanno dimostrato una ricca capacità di desiderare, prima ancora che di costruire razionalmente, un cambio di paradigma che investa assieme il rapporto con la natura e quello tra gli esseri umani. Sono emersi anche nodi problematici, come la necessità che il cambiamento non venga imposto ma sia, al contrario, condiviso e diffuso. Infine, si è posto l’accento sull’importanza di riconoscere criticamente il dominio del Nord sul Sud e di prendere coscienza ciascuno del proprio punto di vista, per potersi aprire agli spunti di azione e pensiero che l’altra metà del mondo può offrire nella lotta per i diritti e nella difesa dell’ecosistema.

In chiusura, un focus dedicato a “Pace e sostenibilità” è stata l’occasione per una riflessione sul ruolo dell’Europa nei conflitti prossimi ai suoi territori: ieri l’ex-Jugoslavia, oggi l’Ucraina. “L’Europa muore o rinasce a Sarajevo”, scrivevo nel 1995, e la discussione di Dobbiaco, nel 2022, si è chiusa con una considerazione assai simile. Non vi nascondo che ho gongolato come un pascià su una nuvoletta a cinque metri di altezza….per poi cascare giù come un salame all’ascolto del primo radiogiornale.

Al rientro, nel bagaglio di chi ha partecipato al progetto erano ben custoditi alcuni concetti chiave: autonomia e convivenza, razionalità, capacità di comprendere le posizioni altrui e immaginazione, misura nel desiderio dell’impossibile – ma solo perché diventi possibile. Temi da rilanciare per una ANPI giovane che sia la base del futuro nostro e di tutti.

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