Non ci è piaciuta la serata spinettese dedicata alle “Emergenze ambientali della Frascheta” con un occhio particolare a situazione scolastica, rio Lovassina, all’immancabile Solvay e ancora riguardo molte altre cose. Non ci è piaciuta perché, data l’affluenza assolutamente al di sopra del normale, nell’Aula Magna della Scuola “Caretta” di Spinetta M.go (sobborgo di Alessandria) si sarebbe potuto fare qualcosa di più. E’ vero che si è trattato di un primo assaggio di come affrontare emergenze rilevanti in presenza di ritardi tecnici e amministrativi di anni. Verissimo che si è provato a stare nei termini di tempo concessi, ma… una conduzione più sollecita nei confronti delle dinamiche sorte, una maggiore elasticità nella gestione del dibattito, avrebbe prodotto effetti migliori. Date per scontate le assenze istituzionali delle maggioranze di Regione, Provincia e Comune (seppure invitate con scrupolo) è stata, invece, sottolineata l’ imprevista presenza di rappresentanti della Solvay che hanno provato a rintuzzare le critiche, sicuramente giuste e circostanziate, portate avanti da più interlocutori. D’altra parte la serata non doveva limitarsi ad un “J’accuse” pur documentato. La posta in palio era un’altra. Riguardava “come” uscire fuori dal pantano, non limitandosi alla fotografia da inviare a chi provvederà (gia’…chi lo farà?) . Prendiamo per esempio il rio Lovassina; pare che ci siano diversi progetti risalenti addirittura a quarant’anni fa, con definizione del nuovo corso ad evitare il borgo spinettese, gettandosi direttamente in Bormida ben lontano dall’abitato. Se ne parla… ma nessuno (di qualsiasi parte politica) è riuscito a far nulla. Si è provato più volte nel corso della serata a metterla “in politica” segnalando ritardi e “sordità” della destra e magnificando quanto proposto dalla precedente Giunta Rossa (con la past-Sindaca presente in sala). Gli applausi sui passaggi marcatamente favorevoli all’operato della Giunta precedente, non erano però così calorosi e spontanei come altri, che hanno premiato la sintesi del vicepreside Vergagni, la sobrietà fraschetana di Gondoletta e i due interventi (opposti) sulla situazione epidemiologica legata alla Solvay ex Ausimont dell’ing. Lombardi (già assessore all’Ambiente del Comune di Alessandria) e del dott. Bessone delegato Solvay.
Le loro prese di posizione hanno riguardato le recenti pubblicazioni delle parti prima e seconda (in attesa della terza tranche) dell’analisi epidemiologica degli abitanti di Spinetta Marengo e dintorni. Ricordiamo che, secondo i dettagli forniti, ripresi dalla comunicazione ufficiale targata “Arpa”, tra le patologie tumorali, i ricoveri per i carcinomi epatici e delle vie biliari, risultano in totale 46, di cui 27 tra gli uomini e questi valori confrontati con il riferimento del resto della città di Alessandria risultano aumentati, e l’incremento registrato tra gli uomini mostra un 50% in più, è statisticamente significativo e aumenta considerando la durata della residenza. Dati riferiti al lasso di tempo 2001-2017. (1) Considerando i 46 casi totali di ricovero per questa patologia, senza distinzione dei sessi, si evidenzia – secondo quanto ricordato dall’ing. Lombardi – un incremento del 30% rispetto al confronto con il resto della città di Alessandria. Un dato rilevante che emerge sia nello studio descrittivo sia nello studio di coorte, è quello relativo ai risultati dei ricoveri per mesoteliomi pleurici. Complessivamente nei due sessi si sono registrati 17 casi di ricovero, e si rilevano incrementi statisticamente significativi tra gli uomini (12 ricoveri su un totale di 17), con un rischio di più del doppio rispetto all’atteso confrontato con il resto di Alessandria e con un andamento crescente in base alla durata della residenza nell’area. I diversi livelli di analisi effettuati hanno tenuto conto sia di diversi livelli di esposizione che della durata di esposizione e dei trend temporali, con valutazioni a livello disaggregato di sottoperiodo. I dati (di origine ARPA) emersi mettono, comunque, in luce alcuni incrementi di ricoveri che corroborano l’ipotesi iniziale rispetto alla presenza di possibili rischi nell’area in esame, che andrebbero approfonditi mediante metodologie più complesse che comprendano il rilievo di parametri individuali sia per la valutazione dell’esposizione che per la misura di effetti. Indici e aggregazioni che sono state ben spiegate dal già Assessore all’Ambiente nel suo intervento e che hanno trovato nell’immediata replica del dott. Bessone una opposizione praticamente totale. Bessone, però, partiva da considerazioni e valutazioni significative per i soli ultimi cinque anni in cui, a suo dire, “non si rilevano particolari differenze rispetto al fondo regionale” e comunque non più marcate di quelle di altre aree regionali.
Proprio qui poteva esserci il “coup de Theatre” che avrebbe ulteriormente valorizzato la serata, e un membro dell’attentissimo pubblico lo ha sottolineato: “Perché non provare a vedere dati alla mano come stanno realmente le cose…E’ quasi incredibile che ci siano valutazioni così diverse”. Ma il discorso – ormai – aveva preso altre strade e di questo confronto prettamente scientifico, per ora, non se ne parla. Anche se lo stesso Lombardi lo aveva anticipato nel suo articolato intervento: “La fabbrica, ben prima della Solvay, era un vero tormento, con produzioni pericolose per ambiente e salute…almeno fino al 1980”. A partire dalla fine del secolo scorso qualcosa è cambiato e ora siamo, probabilmente, nella condizione favorevole (non idilliaca, intendiamoci) a cui accennava Bessone. E così dev’essere perche’, come comunicato nell’intervento svolto a nome di FIMA federazione italiana media ambientali, “il nostro obiettivo comunicativo e informativo è quello di tutelare ambiente e lavoro, facendo di tutto perché la fabbrica modifichi – o chiuda – le linee più pericolose” (2) . E fra queste mettiamo le lavorazioni che utilizzano i PFAS nelle sue loro varie forme, compreso il non sicuro (ufficialmente) c-6o4.
“Questo tipo di valutazione consentirebbe, come comunicato nella prolusione finale di uno dei promotori della serata, Franco Armosino della CGIL, di identificare possibili nuovi interventi tutti da pianificare e finanziare”. A partire da iniziative riguardanti la popolazione in termini di Programmi e Attività di Sanità Pubblica, da attuarsi dalle Autorità e Istituzioni competenti. Ovviamente con il coinvolgimento delle parti direttamente collegate con il comparto “assistenza” quali i Dipartimenti di Prevenzione, le Strutture di Educazione e Promozione della Salute, gli Ospedali e soprattutto i Medici di Famiglia. In caso contrario si porterà il dibattito, calmo e riflessivo nella serata del 21 gennaio, direttamente sotto le finestre del Comune con le prevedibili conseguenze. Non è che l’argomento fosse del tutto nuovo, quello dell’incidenza di tumori e altre patologie più o meno gravi, nell’area della Frascheta…. Un’analisi simile era già stata portata a termine per un periodo decennale a partire dal 1996 con risultanze già allora preoccupanti. Per esempio i tumori all’apparato digerente superiore registravano un “eccesso di rischio del 15/20%” nelle donne. E sempre per il sesso femminile un eccesso tra il 50/70% dei tumori allo stomaco. Addirittura del 58/174% per quelli dell’apparato digerente e del peritoneo, in entrambi i sessi e “direttamente proporzionale alla durata della residenza in zona”. Lo studio analizzava poi altre patologie: una depressione maggiore tra le donne e un aumento del 20% di malattie cardiocircolatorie in entrambi i sessi. Anche i lavoratori (alla fine di quel decennio diventati “Solvay”) secondo l’Arpa, presentavano un rischio di tumore al polmone aumentato del 36% (“difficilmente riconducibile alla prevalenza di fumatori”). Fra le altre patologie, veniva segnalata l’incidenza della SLA – sclerosi laterale amiotrofica – “che presenta un eccesso di tre volte rispetto all’atteso” (3) – e il Morbo di Parkinson.
Una situazione, quindi, già abbastanza ben conosciuta, infarcita di tracce di fosforo, cadmio, fluoro, cloro, aniline, diossine e centinaia di altri prodotti altamente pericolosi. Ecco un altro motivo per cui non siamo entusiasti dell’andamento della serata, non direttamente una passerella di politici ma quasi… Come, sempre nel corso della serata, è parso ormai evidente il connubio fra PD, aree circonvicine e “pentastellati” che si sono avvicendati negli interventi, per fortuna contenuti nei tempi e sempre di qualità elevata. Solo che i molti argomenti sul piatto hanno oscurato – a nostro parere – quello che avrebbe dovuto caratterizzare l’incontro: “Come aiutare la fabbrica ad intervenire in tutte le lavorazioni a rischio, mantenendo – anzi incentivando – la presenza di manodopera vera?” Di lì la riapertura dell’annosa questione della “bonifica”, che tutti sanno essere complessa e con molti punti oscuri, come pure la ripresa in carico di un obiettivo ambizioso che si è man mano sbiadito: quello di essere un centro di eccellenza e sperimentazione mondiale sulle tecnologie di bonifica oltre che nel campo della produzione green anche per prodotti “difficili”. Una scommessa da vincere con le Autorità locali, con i cittadini e , soprattutto, con l’Università del Piemonte Orientale. Ci si è lasciati con l’impegno a rivederci e a cio’ ci atteniamo…fiduciosi.
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(1) https://www.arpa.piemonte.it/arpa-comunica/file notizie/2019/sintesistudiospinetta3dicembre2019.pdf
(2) Da un passaggio (registrato e agli atti dell’assemblea) del mio breve intervento in sede di dibattito (Pier Luigi Cavalchini)
(3) https://www.lastampa.it/alessandria/2015/06/27/news/rischio-tumori-al-polo-chimico-di-spinetta-marengo-l-arpa-e-il-piu-elevato-in-citta-1.35256393
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