Una parola che pensavamo di non sentire più dopo il 1945.
Lo sterminio di milioni di ebrei aveva portato a un’ondata di commiserazione verso questo popolo ed aveva fatto sì che tutte le nazioni più importanti si fossero unite per appoggiare il progetto di uno stato di Israele.
Tutte, evidentemente, meno i palestinesi ed i loro alleati, che cercarono vanamente di ostacolare tale progetto.
Ricordo che il ciclopico sforzo degli ebrei di ricostituire, in una nuova, un’antichissima nazione, era seguito con simpatia da tutti gli occidentali, che vedevano sorgere kibbutz e mangiavano volentieri i pompelmi targati Jaffa.
Il sentimento generale era quello di dover ripagare la nuova Israele di tutte le sopraffazioni, di tutti i pogrom esercitati durante tanti secoli, sino alla strage finale.
Questo sentimento generale, così forte all’inizio, si è pian piano stemperato in una sorta di condizione adiafora verso gli ebrei e in un progressivo vedere nei palestinesi non arabi indifferenziati, ma un popolo ben definito, gli eredi degli antichi Filistei.
Le rivendicazioni dei palestinesi avevano sempre più ascolto quanto più dentro lo stato di Israele si faceva evidente la differenza fra le due genti in tutti i campi, e la superiorità israeliana sembrava ormai schiacciante.
Lo stesso ho sentito varie volte gli israeliani chiamare i loro conterranei “gli arabetti”, come a sottolineare lo stato di “semi-deficienza” di questi vicini mal voluti.
Ma, lo sappiamo, questo tipo di atteggiamento dopo un po’ provoca effetti disastrosi, che si ritorce contro chi si ritiene superiore.
La lunga, invitta resistenza palestinese, la Intifada che dura da molti decenni, ha contribuito a creare sempre più simpatie per la parte palestinese in Europa, poi la massiccia immigrazione maghrebina in Francia e quella turca in Germania, hanno indotto una parte della popolazione, calcolabile in milioni, a parteggiare sempre più per gli oppressi.
Mentre da oltre un anno Israele conduce una guerra di sterminio (è inutile negarlo) nella striscia di Gaza, ha iniziato un’altra guerra in Libano, ne minaccia una contro la Siria, e forse, domani, uno scontro altamente tecnologico contro l’Iran, nello stesso momento masse di giovani si muovono e protestano sotto le bandiere palestinesi in tutti i paesi dell’occidente, creando una forte onda antisemita, giustificata dal fatto che sanno poco o nulla della Shoah.
Io direi che bisogna ristabilire una memoria storica, che bisogna far sì che ci si ricordi con attenzione delle parole e dei capelli bianchi di Liliana Segre, che non invoca l’odio contro gli ex aguzzini, mentre Netanyahu e i suoi accoliti sembrano pronunciare invettive e parole d’odio non solo contro i palestinesi, ma anche contro tutti coloro che non li appoggiano.
Soli contro tutti, non si sa come andrà a finire, ma sicuramente questo ribaltamento totale non sarà in grado di portare alla pace ed alla costituzione di due stati liberi ed autonomi.
I più cinici potrebbero sostenere che gli ebrei hanno imparato bene la lezione della storia.
Viator
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