2015 – Durante un lungo viaggio in Nord Africa, avevo accompagnato il mio collega Mr. Gong in una serie di visite d’affari in alcuni paesi del Nord Africa, e precisamente Egitto, Tunisia e Marocco.
Mr. Gong si occupava della vendita dei suoi prodotti, ed io lo accompagnavo per supportarlo, in quanto, a parte la non conoscenza di Francese ed Arabo, anche il suo Inglese non era dei più brillanti.
Concluso il viaggio di affari dopo un paio di settimane, rientravamo a Roma, che per me significava il ritorno presso la mia famiglia, per lui una piccola sosta prima del suo ritorno in Cina.
Stavamo passando i vari controlli all’aeroporto di Fiumicino, quando, dopo il ritiro delle valigie, siamo arrivati alla zona doganale.
E qui, mentre ci avvicinavamo all’uscita, il mio amico Mr. Gong è stato bloccato da un gruppo di ispettori doganali.
Erano in tutto cinque e lo fecero accomodare in una saletta per poter controllare i bagagli e lui stesso.
Io mi offrii di accompagnarlo.
A questo punto, mentre veniva eseguita una vera e propria perquisizione sulle valigie, iniziarono a levarsi da parte del gruppetto dei commenti sempre più razzisti, tipo: “Li conosciamo bene questi tipi” oppure “Si sa bene cosa portano” e così via, in una sorta di crescendo rossiniano, di apprezzamenti poco lusinghieri, mentre io mi sentivo molto a disagio, pur continuando ad affermare, inascoltato: “Guardate, questa è una brava persona”.
Infine, mi ritrovai di fronte al mio amico Mr. Gong, ridotto in canottiera, con i pantaloni quasi calati, tutto sudato.
A questo punto sono esploso in un: “Questo vi si compra tutti”, che, a parte il pessimo Italiano, voleva solo rendere l’idea.
Allora i cinque, ovvero il dottore e gli altri quattro ispettori doganali, si rivolsero verso di me e mi chiesero il passaporto e chi io fossi.
Con delle frasi estremamente secche ed asciutte, risposi che il signore cinese, che stavano vessando, era il titolare di alcune ditte, che fatturavano circa 100 milioni di dollari in un piccolo villaggio, chiamato Foshan, di 7 milioni di abitanti.
La mia funzione era quella di accompagnarlo in questi viaggi mirati e che era lui, e solo lui, a finanziare questi viaggi d’affari.
I signori ispettori potevano quindi scordarsi di vedere in lui uno spacciatore o un trasportatore di droga: si trattava bensì di una persona che conoscevo benissimo e che aveva sicuramente un certo peso economico.
Ascoltato ciò, il “dottore” licenziò i quattro ispettori doganali, mi prese da parte e, dopo avermi assicurato che loro facevano soltanto il loro dovere, mi pregò di scusarli presso il signore cinese per il loro comportamento.
Io risposi che tutto poteva essere giustificato, ma si poteva anche supporre che un personaggio serio e benestante, trattato in quel modo, non sarebbe più tornato in Italia, magari per investirci.
Detto ciò, ripresi le mie valigie, mi scusai con il mio amico Mr. Gong per quanto accaduto e ci recammo quindi in un bar per ristorarlo un po’.
2020 – Sappiamo che un team di medici e di virologi cinesi sta arrivando in Italia per aiutare i loro colleghi italiani, vista la grande esperienza acquisita per combattere il Coronavirus.
Saranno trattati nello stesso modo?
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