Silvio Berlusconi, probabilmente contro la sua stessa volontà, sta diventando “divisivo” da morto più ancora che da vivo. Una vita complessivamente lunga, la sua, segnata dal contatto con la gente vera, a cominciare dalla sua gavetta fatta a contatto con gli ambienti più “vivi” di Milano. Più “vivi” e chiacchierati, a metà tra uno spaccone di periferia alla ricerca di una sua strada e un rispettabile aspirante uomo d’affari che ha cercato di intrufolarsi in tutti i salotti buoni tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Sempre con il sorriso, a volte di maniera, sempre con la capacità di essere nei posti giusti al momento giusto. Soprattutto ai “gala'” e alle feste che contavano (e contano). Quasi un “ragazzo della via Gluk” che si è trovato in affari più grandi di lui e, con maestria, ha saputo trarne il massimo profitto. Detto questo, della sua scalata iniziale, senza voler dare troppo peso alle dicerie sulle amicizie con esponenti della “mala” milanese o dei partiti (familisti più che populisti) più in voga allora, ci potremmo fermare qui. Del Berlusconi imprenditore, dell’ “illuminato inventore di reti televisive” sappiamo praticamente tutto e anche su queste considerazioni non andremmo oltre. L’intuizione politica del Millenovecentonovantaquattro con lo sconquasso che portò, un partito costruito in ventun giorni, imperniato sull’anticomunismo (ormai tramontato,) sull’antisindacalismo, non fu totalmente sua, però. Le premesse per quelle parole d’ordine, quelle di sempre (per lui) familistiche, populiste, semplificatorie, antitasse, anticondizionamenti, erano già nell’aria da tempo. Almeno dalla fine degli anni Settanta con una trasformazione evidente del sistema lavoro, dell’attività economica in generale, della tendenza alla privatizzazione e alla deregulation. Mrs Thatcher e mr. Reagan ce lo fecero capire già allora in mille maniere. E la lotta marcia dei “Quarantamila quadri Fiat” nell’autunno 1980 dece il resto. In concreto…non ha fatto altro che dare gambe a quel tipo di concezione della vita… “se sei bravo, cioè se sei furbo e arrivi prima degli altri…vinci”. ‘Dell’altrui destino non ti calar’ o, se vogliamo essere fedeli al testo “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”. Il direttore dell’ “Avvenire” in una delle miriadi di interviste che sono state pubblicate per l’occasione, non ha esistato a definirlo un uomo “profondamente solo” alla ricerca di una sua propria identità che, quasi pirandellianamente, ha progressivamente preso il sopravvento…di lì il “grande statista” e del “servator mundi”. Un affronto quindi, prima di tutto a lui, questo turbinio di strumentalizzazioni a cui stiamo assistendo e di cui la “richiesta dell’esposizione a mezz’asta” delle bandiere nei luoghi istituzionali, è una delle forzature più gravi…e inutili. Bene ha fatto il prof. Montanari a esprimere sullo specifico, in modo misurato e fermo , le motivazioni di non dar seguito a quello che rischia di diventare quasi un “diktat”. Bene…tutta la redazione di CF è con lui.

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(Il testo della comunicazione che motiva la non esposizione della bandiera a mezz’asta)
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Scrivo a tutta la comunità per assumermi la responsabilità di una scelta, evidentemente controcorrente, in occasione della scomparsa di Silvio Berlusconi.
Di fronte a questa notizia naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione. Nessun odio, ma nessuna santificazione ipocrita. Ricordare chi è stato, è oggi un dovere civile.
Per queste ragioni, nonostante che la Presidenza del Consiglio abbia disposto (https://www.governo.it/it/ articolo/bandiere-mezzasta- sugli-edifici-pubblici-e- lutto-nazionale-la-scomparsa- del-presidente) le bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici da oggi a mercoledì (giorno dei funerali di Stato e lutto nazionale), mi assumo personalmente la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano.
Ognuno obbedisce infine alla propria coscienza, e una università che si inchini a una storia come quella non è una università.
Col più cordiale saluto,
il Rettore
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Tomaso Montanari
Professore ordinario di Storia dell’arte moderna
Rettore dell’Università per Stranieri di Siena
Per chi è stato presidente del Consiglio sono previsti funerali di Stato, non il lutto nazionale! Magari informarsi, prima di affermare cose inesatte e insultare, non sarebbe male.
Il lutto nazionale è previsto per chi fu Presidente del Consiglio.
Fingere di ignorarlo non cambia le cose,e non si addice a un Rettore. Come non fa onore addebitare a un morto una serie di nefandezze,vere o ( in gran parte ) presunte. Sarebbe ora di rammentare che la giustizia umana ha già “vagliato” Berlusconi per tutta la vita e non ha altro da aggiungere. Quella divina non ha bisogno di noi. Del resto, sono convinto che se il morto avesse commesso il doppio di quanto si addebita al Cavaliere, ma fosse di sinistra, il Rettore avrebbe abbassato subito tutte le bandiere ( e probabilmente anche le brache )
Totalmente d’accordo!!????????????????????????