Bonaccini e Schlein. Percorsi diversi per un obiettivo comune

Il 26 febbraio (domenica) negli appositi gazebo piazzati in diversi punti della provincia di Alessandria, sarà possibile scegliere “per tutti coloro i quali hanno a cuore l’affermazione dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione, della democrazia in tutti i suoi aspetti, in spirito rispettoso e resiliente nei confronti del terrtorio e di tutti gli ecosistemi” (*).

Un appuntamento importante che vogliamo, come redazione, sottolineare chiedendo a due rappresentanti locali dei due candidati alla Segreteria nazionale (Bonaccini e Schlein)  di spiegare le motivazioni di una scelta, per l’uno o per l’altra. 

A voi (per chi riterrà utile recarsi ai “gazebo”) la scelta.

(A fine interventi il quadro generale dei punti voto)

Perchè andare alle primarie “aperte” e perchè scegliere Bonaccini

(**) Sostengo Stefano Bonaccini perché propone di rinnovare il PD, mantenendone i valori, i programmi e la sua funzione politica.
Il PD nasce nel 2007, come partito di sinistra riformista e progressista.
Nasce con decenni di ritardo dal resto dei Paesi europei.
In Francia Mitterand fondava con Epinay nel 1971 il Partito Socialista Francese, riformista e progressista, che nel 1981 vinceva le elezioni e governava la Francia.
Il Partito Socialdemocratico tedesco nel 1959 a Bad Godesberg sceglieva la via riformista e progressista e, nel 1969, vinceva e governava il paese con Willy Brandt.
Ancora più antica la storia del Partito Laburista inglese, riformista e progressista, che si è alternato al governo inglese fin dall’inizio del ‘900.
In Italia ragioni storiche e politiche hanno impedito l’unità dei riformisti.
Il fronte riformista dal ’48 in poi fu sempre diviso.
La presenza del più grande partito comunista d’Europa, la corrispettiva presenza di un partito, la DC, nato fondamentalmente in funzione anticomunista, ne impedirono la nascita.
La Dc non fu un partito di destra conservatrice classica ma un partito molto composito, con la presenza di aree e personalità di cultura riformista, basta pensare ad Aldo Moro e Carlo Donat-Cattin.
Questa squadra politica ha sempre impedito la formazione di un partito riformista tra sinistra, socialisti e riformismo cattolico. Ed infatti solo nel 1994 si riuscì a formare una coalizione, l’ULIVO, che con Prodi andò al governo del paese.

Questo lungo preambolo, per dire che solo mantenendo un programma ed una cultura riformista il PD può aspirare a battere le destre e governare il paese.
Viceversa un PD ancorato ad una visione da sinistra radicale, ideologica e a volte demagogica, sarebbe destinato alla marginalità e alla ininfluenza politica.
Il PD non deve solo ascoltare le proteste sociali, deve avere la capacità e l’ambizione di tramutarle in programma di governo.
Il PD che propone Bonaccini parla al Paese e ad un vasto blocco sociale che vuole riforme, che vuole un’indispensabile ridistribuzione della ricchezza (in Italia i salari sono diminuiti mentre in tutta Europa sono aumentati) ma che è anche attento allo sviluppo economico e alla tutela delle aziende che producono.
Certo il programma del PD va rivisto.

Il 2023 non è il 2007, abbiamo vissuto anni drammatici.
Anni di pandemia, la guerra in Ucraina, una globalizzazione che ha tradito molte aspettative, hanno impoverito i ceti sociali medi e medio bassi e ulteriormente privilegiato i ceti più ricchi.
Vanno perseguite politiche di ridistribuzione delle ricchezze e aumentate le tutele per i ceti più deboli.
In primo luogo il lavoro: l’Italia è l’unico paese europeo dove i salari sono diminuiti invece di crescere, la precarietà è diventata regola per tutte le nuove generazioni.
Questo è il problema centrale delle persone: lavoro, sviluppo economico e tutele sociali.
Poi fondamentali sono sanità e scuola.
Vanno aumentati i finanziamenti in entrambi i settori, ridotti oggi in situazioni disastrose.
E poi c’è l’ambiente, la salvezza del pianeta, punto centrale nei programmi di entrambi i candidati.
Mi limito ai titoli per evidenti ragioni di spazio.
Concludo con una nota positiva.
Entrambi i candidati hanno dichiarato di voler lavorare insieme, chiunque sia il vincitore alle primarie.
Le due linee, una più radicale e una più riformista, hanno piena cittadinanza nel PD. E così avviene in tutti i partiti socialisti e riformisti in Europa.

Elly Schlein è la donna giusta al momento giusto

Riassumere in poche righe le ragioni che portano a sostenere una candidata alla segreteria del partito è sempre impresa ardua. Il rischio è quello di scrivere lunghi esercizi di retorica, che poco interessano un potenziale lettore, iscritte e iscritti, cittadine e i cittadini. Tali esercizi retorici solitamente, a seconda delle sfumature, portano a svolgere un tema che parli di errori commessi, distacco dalla base, dalle periferie, dal popolo; poi a seconda delle sensibilità, chi sostenga eccessi di radicalismo nella proposta altrui, chi eccessi di centrismo.
Tutte cose sacrosante, in parte vere, ma che sentiamo spesso ripetere ad ogni congresso, ad ogni sconfitta elettorale, e che dunque appaiono ormai sempre più svuotate di un vero e più profondo significato.
Per quanto mi riguarda (***), cercando di evitare, per quanto possibile, di tediare con arzigogoli il lettore sul motivo del mio sostegno ad Elly Schlein, ho scelto 3 passaggi, a mio avviso molto significativi della sua mozione, che assumono un significato profondo di rilancio di una azione politica che deve tornare ad essere coinvolgente, per rigenerare un partito che pare a tratti stanco, poco dinamico e incapace di generare entusiasmo e attrazione verso i ceti sociali più popolari e anche le fasce di popolazione più giovani.
Le piazze non bastano se non trovano sponda nella rappresentanza” – Riportare al centro l’importanza
della politica e dei partiti nei nostri sistemi democratici. Ritornare all’idea che il movimentismo di piazza rischia di esaurirsi in un fuoco di paglia se non è incanalato nella capacità organizzativa di un partito, capace di muovere la massa critica e permettere che le istanze delle piazze possano incidere a livello di politiche effettive nei diversi livelli istituzionali.
La comunità politica deve ritornare ad essere intelligenza collettiva” – Pensare il partito non come una somma di individui e di militanti, ma come una comunità politica in grado di esprimere e muoversi come soggetto collettivo. Il ritorno forte del termine “intelligenza collettiva” per marcare la differenza con la visione politica che ha visto curvare il sano pensiero liberale verso un degenere pensiero individualista e soggettivo, intriso di interessi particolari.
Il welfare deve essere visto come un investimento e non come un costo” – Ritornare a pensare il welfare come uno strumento per l’emancipazione delle persone, in grado dunque di saper creare valore all’interno della nostra società, e superare dunque la visione obsoleta del welfare come peso e fardello sullo sviluppo economico. Sanità pubblica deve essere un termine chiave nel nostro lessico, ammettendo errori e sottovalutazioni fatte in passato anche dal nostro partito.
Passaggi che, ovviamente, sono consapevole essere in parte slogan e parole la cui messa a terra necessita di pratiche amministrative. Ma il ruolo di una segretaria, di una leadership di partito deve essere quella di individuare delle direttrici comuni di idee, valori e progetti. La messa a terra spetta poi a noi amministratori, ma la funzione di elaborazione politica dei partiti deve tornare ad essere centrale come filtro e stimolo alla pratica amministrativa, non già schiacciata su di essa, come spesso è avvenuto in passato.
Se mi dicessero di sottolineare un termine e una battaglia politica dei prossimi mesi e anni che mi hanno portato a sostenere Elly Schlein non avrei dubbi: diritti del lavoro e salario minimo.
Oltre alle diverse battaglie sui diritti civili e una altrettanto giusta e forte battaglia sul congedo parentale paritario, credo che tornare a sottolineare come il perseguimento del buon lavoro rappresenti ancor oggi, e sempre di più, una vera battaglia di emancipazione delle persone sia fondamentale, e sia fondamentale sottolineare come la giusta retribuzione tramite la garanzia di un salario minimo sotto il quale non scendere rappresenti una delle principali lotte politiche.
Ovviamente svariati altri temi sono centrali nella mozione e nel programma di Elly Schlein, questioni inerenti lo sviluppo sostenibile e la transizione energetica, che oggi giorno assumono significati ancora più profondi e necessità impellenti per via dello scenario globale. Così come ovviamente questi temi non possono essere declinati solo per titoli, ma vanno riempiti con proposte precise e puntuali, e messe a terra successivamente da chi amministra nei diversi livelli istituzionali. Per questi approfondimenti però non basta un’elezione primaria.
Ci vorrà di più. Ci vorrà la capacità nei mesi a venire di continuare a portare gli argomenti specifici di discussione nei nostri circoli, nel dibattito con i militanti e i gruppi dirigenti locali, assieme agli amministratori comunali, regionali e ai nostri parlamentari. Ci saranno molti argomenti da discutere, ad esempio, sullo sviluppo economico del nostro territorio: il futuro delle multiutility della nostra provincia, il futuro dello smistamento di Alessandria anche come punto di raccordo economico con altri centri-zona, il modo per tenere insieme sviluppo di hub logistici (per il quale il nostro territorio ha una certa vocazione) e la necessità di non “massacrare” l’occupazione di suolo della nostra provincia, il futuro del polo chimico e la possibilità di rendere Alessandria un punto di riferimento per le bonifiche ambientali, la possibilità di intercettare lo sviluppo dell’economia dell’idrogeno verde.
Ma di tutto questo dovremo continuare a parlare dal giorno successivo alle primarie in poi. Ora serve una nuova energia collettiva al Partito Democratico. Un nuovo entusiasmo, una forza travolgente e gentile al contempo, in grado di rigenerare il nostro popolo. Quell’entusiasmo che già ci ha stupiti in queste settimane,
portando una folla inaspettata all’inziativa con Elly qualche settimana fa, e portando la mozione Schlein alla vittoria tra gli iscritti nella nostra provincia.
Un’onda lunga che continuerà anche dopo le primarie e che servirà a chiunque sarà leader del nostro partito.
Un’onda travolgente e gentile come Elly Schlein.

* (tratto dalla presentazione del “Manifesto dei valori” – https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/01/21/pd-approvato-il-manifesto-dei-valori.-letta-serve-un-nuovo-partito-non-un-nuovo-segretario_30932579-81c6-4d99-b2cd-fe217a6c3945.html

**  (testo originale di Rapisardo Antinucci)

*** (testo originale di Giorgio Laguzzi)

Quadro complessivo punti voto

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