Il calcio italiano: dalle stelle alla polvere

Il calcio può essere la rappresentazione vivida della caduta nella auto-commiserazione di un popolo.

Lo so, detto così sembra una proposizione semplicistica, ma certe volte anche un esempio così ha una sua evidenza plastica.

Per gli appassionati di questo sport, ricordo soltanto i formidabili anni ’60 del secolo scorso, quando alcune squadre italiane, la Juventus, l’Inter, il Milan erano al top del calcio mondiale e si facevano rispettare negli stadi europei e in quelli sud americani.

Più tardi, a metà anni ‘80, ci sono stati i bagliori del calcio berlusconiano, che per lo meno qualcosa di buono ha fatto, finanziando una squadra di assi.

Poi, ad inizio secolo, la realizzazione di un attento tecnico viareggino, Lippi, che fu capace di costruire una squadra forse non fortissima, ma molto funzionale.

E così deve essere.

Il famoso calcio italiano di rimessa, quello del contropiede, così amato da Nereo Rocco ed Helenio Herrera, gli ingegneri dell’erba, con la capacità, questa sì straordinaria, di battere squadre più forti, è venuto meno.

Da allora, un buio quasi accecante, prove incerte da mezza tacca, guidate da CT più allettati dai fari o dai soldi che dai risultati concreti.

L’ultimo CT, Spalletti, lo abbiamo visto grondare pioggia o lacrime sul campo di Oslo, mentre vichinghi raziocinanti e non solo in preda al Berserk impartivano una lezione di fondamentali ai calciatori italiani, che sembravano dei parrocchiali.

Invitato a dare una spiegazione plausibile della tremenda disfatta, tale personaggio emetteva strani bofonchii, che ci spiegavano chiaramente quante ragnatele avesse in testa…

Eppure l’Italia ha un allenatore di valore assoluto, si chiama Carlo Ancelotti ed ha allenato squadre di altissimo prestigio in tutta Europa, con ottimi risultati.

Ma il sig. Carlo Ancelotti non è stato convocato dalla dirigenza della Nazionale Italiana per chissà quali motivi segreti.

È buona norma in Italia non avvalersi dei personaggi migliori (nel loro campo), ma continuare ad ammanicarsi ai soliti politici.

Caro Carlo, prendi il dizionario portoghese e vattene in Brasile, quanto all’Italia troveremo in qualche ripostiglio polveroso un personaggio trogloditico che ci farà perdere ancora due o tre anni prima di presentare una squadra appena sufficiente.

Viator

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