Arcano presto svelato. In effetti “Il Mulino” è uno solo e cinquecento sono i fascicoli della Rivista che hanno scandito, con egregia continuità, gli anni dal 1951 ad oggi.
E’ infatti in edicola il n° 500 della Rivista: un denso monografico dedicato al “Viaggio tra gli italiani all’estero – Racconto di un Paese altrove”, che travalica, con attente riflessioni, le mere geremiadi di giornata sulla “fuga italiana dei cervelli”.
Ad esserne capaci, sarebbe una bella occasione per tessere gli elogi di una presenza cardine nel panorama politico-culturale-educativo italiano. Presenza che conserva i caratteri “bolognesi” che ne hanno connotato le origini di frontiera, informate agli ideali del cattolicesimo democratico “adulto”, significativamente innervati, peraltro, da un moderno pensiero liberal-democratico.
La Rivista non ha ritenuto di celebrare, fuor di numerazione, l’importante traguardo. Certo per senso della misura, ma fors’anche per non dare esca a confronti di longevità di servizio che indurrebbero a meditare, tra l’altro, su quella che potremmo indicare come la fine – o quantomeno il vistoso superamento – dell’Età delle Riviste, nella quale, e con la quale, si sono formate, nel primo quarantennio della Repubblica, generazioni di giovani cittadini proiettati alla partecipazione politica e progettuale.
Oggi – a parte le debite nostalgie concesse in zona “terza età” – resta persino difficile spiegare, raccontare quale efficace e pluralistico “rifornimento in corsa” le Riviste ( e le Rivistine in strascico) offrissero, pur sgomitando tra loro, al processo formativo/educativo dei nuovi protagonisti che concorrevano per un ruolo sulla scena politico-culturale, locale o nazionale.
Non si dava gruppo o movimento, di qualche ambizione di pensiero/azione, che non producesse un suo Messaggero o Rivista atto a garantire – con la propria formula e la sua stessa cadenza ai lettori – un essenziale “tempo di assimilazione e propagazione” delle sue analisi e delle sue proposte.
In breve, è questa “fase di maturazione delle idee” che da tempo è sembrata venir meno e che non è stata sostituita da alcunché di parimenti funzionale nel rutilante mondo della nuova comunicazione. Questo ci manca, ben oltre la nostalgia, venata forse di qualche innocente feticismo, delle famose Riviste occhieggianti in edicola o in libreria.
Molte hanno chiuso i battenti e giacciono, ben che vada, i biblioteca; altre sono “passate sul web” a disputarsi la nuova clandestinità da affollamento mediatico.
Restano ben in sella alcuni “campioni”, tipo “Il Mulino” che abbiamo citato e complimentiamo.
Se poi , come da cronache di Baricco, continuerà a go-go la demolizione storica dei “giocattoli d’ élite”, che so? ce ne faremo una ragione.
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