Coperture con residui amiantiferi ad Alessandria

Questione amianto nelle coperture…Vi dice nulla? Ancora una fonte di tensione, di critica (per la giunta comunale) e di, sostanziale, inerzia della popolazione alessandrina. Sono stati, infatti, altri a segnalare il rischio a cui si andava in contro. A cui stanno andando incontro tutti i cittadini di Alessandria e dintorni). E’ noto che il “mesotelioma pleurico”, un po’ come il “Covid2019”, non perdona. Si insinua, si innesta – grazie alle dimensioni minuscole – e poi opera. Gratta, gratta, anche per trent’anni e, infine, esplode. E ti ritrovi con la pleura bruciata e i mesi (i giorni) contati. Non è terrorismo. Solo realtà. La realtà che ci ha ricordato l’amico Bruno Pesce di Assefa, che l’amianto lo conosce bene. Per averlo visto “in esplosione” presso i suoi familiari, i suoi amici, una comunità intera. Ed è proprio lui, con il nostro presidente Penna, con l’iscritto di Pro Natura Gianni Torchia, a ricordarci che non è il caso di prendere la questione sottogamba.

Di cosa stiamo parlando? Facile. Delle decine di mucchietti fino a ieri in piena libertà in molti angoli e incroci delle strade cittadine (ad Alessandria) con frammenti di eternit visibili a occhio nudo, pressati in cemento con tracce di amianto e molto altro che suscita preoccupazione negli addetti ai lavori, anche se sottovalutato dagli ignari normali cittadini.

A poco sono servite le raccomandazioni in diretta “orale” ( al passaggio dei primi mezzi di soccorso) o “per iscritto ” con cartelli che raccomandavano di “non intervenire se non autorizzati”, soprattutto di non operare con la scopa e il secchiello di casa.

Ciò che è successo è noto. Un vero tornado (non una bufera…un tornado, diviso in due o tre vortici) ha letteralmente maramaldeggiato sulla città di Alessandria, lasciando tracce evidenti del suo passaggio. Fra queste, oltre agli innumerevoli alberi divelti e alle auto danneggiate, vi sono sicuramente i tetti e le coperture di molte costruzioni, senza particolare riguardo ad altezze o a “opere” più o meno nuove. Il disastro è stato generalizzato. Aggravato dal fatto che in Comune è da anni ben presente la mappatura, sia per quanto riguarda gli edifici privati, sia per  quelli pubblici, dell’intera città e dei sobborghi per quanto riguarda tetti, tettoie, strutture ricoprenti di vario tipo, con presenze di fibre amiantifere accertate. Sono state inviate lettere (a più riprese) ai responsabili degli edifici (se pubblici) e ai proprietari singoli privati o in “condominio”. I risultati si sono visti il due agosto, all’indomani del tornado. Un po’ dappertutto tracce di coperture di vario tipo che, come poi confermato dalle analisi dell’ARPA (*) , per una buona parte contenevano elementi pericolosi, “probabilmente anche di derivazione eternit o simili”. Di lì la comparsa di curiosi sacconi bianchi a bordo rosso o azzurro con tanto di cinghia di chiusura. A volte con la scritta “non toccare”, a volte solo appoggiati al muro o ad un albero. “Martedi’ prossimo si provvederà al ritiro e allo smaltimento dei sacchi/contenitore” recita una apposita disposizione amministrativa locale. Il provvedimento è stato emanato dal Comune ed è visibile sulla pagina web dell’amministrazione comunale. Già qualcosa. Almeno non ci sono spese per i privati (e anche per i responsabili pubblici) che si sono trovati sui balconi, nei cortili, nei giardini, pezzi “alieni” dall’inconfondibile profilo ondulato con aggiunto sfilacciamento.

Ora però la misura è colma. Evidentemente non bastano gli appelli “generici” e le lettere di esortazione, ci vuole qualcosa di più. Qualcosa che porti ad un obbligo (magari incentivato con qualche fondo appropriato) che risolva una volta per tutte questa incresciosa situazione. Tutto qui. Sta alle autorità  aver capito che non è più possibile rimandare.

(*) Secondo il dott. Maffiotti, direttore dell’ARPA di Alessandria ci sono state una trentina di segnalazioni di allarme all’indomani del “tornado”. Testualmente, dalla telefonata: “sono in corso accertamenti sull’entità dei materiali”.

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