Spesso il mondo ecologista viene etichettato come “quello del no a priori” o, peggio “di chi vuol fare carriera politica cavalcando tematiche di moda“, dando per scontato che il mainstream di Governo (di qualunque tipo esso sia) possa essere comunque migliore. “Migliore”, più affidabile, quello delle “opere utili”, quello delle concessioni date con raziocinio e, nel caso delle acque, di autorizzazioni rispettose delle condizioni dei corpi idrici. Già….. “migliore” come migliore sarebbe stata la scelta di abbattere un ponte storico giusto una trentina di anni fa, quello sul fiume Tanaro, sostituendolo (con un parto travagliato durato quindici anni) con l’attuale “ponte Meier”. Con numeri non chiari riguardo ai costi di abbattimento e a quelli – veri – di doppia, tripla progettazione e poi di costruzione del “rinoceronte bianco”. Non si è abbassata la “soglia”, come prescritto e non si sono fatte molte altre cose… Unica realizzazione la costruzione di una barriera protettiva di emergenza che non fa che trasformare il fiume, quando è in piena, in un canale impetuoso e incontrollabile.
Il 6 novembre ricorre l’anniversario di quella tragedia. “Tragedia” in tutti i sensi, perchè si è portata via una quindicina di persone subito (solo nel territorio comunale alessandrino) provocando la morte di almeno altrettanti nell’arco di qualche anno. E i motivi sono ben conosciuti: crisi cardiache, affaticamento dovuto a sforzi imprevisti, ingestione di prodotti pericolosi per la salute, basta consultare i registri ASL dei cinque anni successivi. Il tutto sommato al danno di immagine per la Città di Alessandria che si trova un ponte apparentemente innovativo (il “Meier”) ma, in realtà, copia con poche differenze di altri ponti autostradali sparsi per tutta l’Italia. Con la differenza che gli altri ponti non sono tappati da due semafori a distanza di poco più di cento metri con conseguente disperazione di utenti di mezzi privati, pubblici di qualsiasi tipo.
L’abbiamo detto, scritto e ripetuto centinaia di volte: la regimazione va fatta a monte della città di Alessandria, con interventi opportuni di rinaturazione delle sponde, di rimboschimento e, secondo le indicazioni dell’Autorità di Bacino, con grandi aree di laminazione controllate non in cemento, con la possibilità di coltivare in modo coordinato ed efficace gli spazi destinati all’agricoltura. Ancora a distanza di trent’anni, poi, resiste la tripla ufficializzazione di metri cubi al secondo passati sotto e appena sopra lo storico ponte Cittadella, con numeri con variano da m3 6000 a m3 3600. Situazione di non sicurezza a cui possiamo aggiungere almeno tre emergenze che hanno portato il fiume Tanaro a filo delle paratie emergenziali costruite in tempi diversi. L’ultimo evento è del 2016 e tutte le lettrici e i lettori se lo ricordano di sicuro.
Sono stati stanziati molti milioni per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’alveo per i tratti di competenza ma non si è mai arrivati ad una operazione di insieme che metta in sicurezza davvero Alessandria e le zone limitrofe. Lo stesso fiume, è utile ricordarlo, che in estate scende di parecchi metri rispetto al suo livello standard, anche e soprattutto per le autorizzazioni di prelievo idrico e di altre forme di attingimento (“pettini” legati al raffreddamento di cicli agricoli o industriali, derivazioni storiche più o meno autorizzate e canalizzazioni di vario genere). Pertanto risulta di una importanza cruciale la precisazione fatta dal Circolo “Tavo Burat ” di Pro Natura Piemonte che, con precisione, elenca caratteristiche e debolezze delle prescrizioni di legge in vigore. Aggiungendo qualche idea su come si potrebbe operare per “opere utili” davvero e non per chiacchiere per perditempo.
Un bello schiaffo in faccia anche a quei falsi ambientalisti che “sono stati a vedere”, limitandosi a scodinzolare dietro i diktat dell’allora Sindaco prof. Pier Carlo Fabbio (al momento dell’abbattimento dell’antico ponte Cittadella, in pieno agosto) e seguendo “ammirati” – a metà anni Novanta – le evoluzioni architettoniche dei tecnici ispiratori del Sindaco dell’Alluvione, dott.ssa Francesca Calvo. Ma di questo, approfittando dell’occasione fornita dal “trentennale”, ci saranno tempi e modi di confronto.
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Il passaggio dal Deflusso Minimo Vitale (DVM) al Deflusso Ecologico (DE): come inficiare le norme per migliorare lo stato di qualità fluviale.
Le disposizioni per riportare i nostri fiumi ad un accettabile stato di qualità sono continuamente oggetto di attacchi. A livello europeo continuo è il pressing per una revisione della Direttiva Acque (DQA). A livello italiano l’applicazione di questa Direttiva è assai ostacolato.
Ad esempio il Deflusso Ecologico (DE) in sostituzione del Deflusso Minimo Vitale (DMV) è stato disposto a fine 2017, ma i tempi di attuazione concreta sono già slittati dal 2024 al 2026. Il DMV è una portata minima e costante nel tempo. Questo rilascio si è però dimostrato insufficiente a garantire gli ecosistemi fluviali e si è valutato necessario passare a un Deflusso Ecologico (DE),
ovvero una portata variabile secondo la stagionalità del regime idrologico naturale.
In Piemonte il DMV era definito dal Regolamento 8/R/2007 e veniva calcolato in tre step: Idrologico, Base, Ambientale. Purtroppo i fattori ambientali N (Naturalità), Q (Qualità), e F (Fruizione) non furono introdotti, rendendo il DMV ambientale inapplicato nella maggior parte dei casi. Fu comunque fissato il fattore T (Modulazione) per armonizzare il rilascio del DMV alle portate in alveo: per le derivazioni ad acqua fluente fu indicata la modalità di adattamento istantaneo (tipo A) con leggero incremento delle portate medie annue e, per gli invasi, nella modalità di tipo mensile, senza dar luogo ad alcun incremento nei rilasci complessivi annui.
Per il settore irriguo il regolamento dispose alcune deroghe al rilascio del DMV, nella misura di 1/3, consentita in limitati tratti di alcuni fiumi e applicata solo nei 5 mesi irrigui. Il passaggio dal DMV a DE avviene con il Regolamento 14/R/2021 dove sostanzialmente vengono introdotti i fattori ambientali, rivista la modulazione, sono abolite le deroghe per gli usi irrigui e fissati tempi e modalità di attuazione. Per i fattori ambientali si hanno valori moltiplicativi del DMV che variano da 1 a 1,5. Nel biellese ad esempio il fattore risultante è 1,1, ovvero se il DMV base è uguale a 100 l/sec il DE sale a 110 l/sec, con un incremento del 10%.
La “truffa”, tutto cambia affinché nulla cambi, è però nella nuova modulazione che da istantanea si trasforma in modulazione mensile. Per bacini idrici superiori ai 100 kmq il valore del DE. è
rideterminato per singolo mese con valori che vanno da 0,67 a 2, a seconda dei bacini.
Normalmente nei mesi a forte esigenza irrigua è applicato il fattore 0,67 e il DE quasi si dimezza.
Nei mesi con elevate precipitazioni viene applicato il fattore 2 ovvero il DE raddoppia, anche se le condizioni di portata naturale in alveo non lo richiedono. Posto in ipotesi il DE medio annuo pari a 110 l/sec si riduce a 74 l/sec in luglio e in agosto (fattore 0,67) ed aumenta a 198 l/sec nei mesi diaprile maggio e giugno (fattore 1,8).
Il passaggio da DMV a DE è stato positivo? I rilasci complessivi in un anno con la nuova modulazione (DE) per bacini superiori ai 100 kmq sono inferiori rispetto alla modulazione istantanea in vigore con il DMV. Per le derivazioni irrigue condotte solo 5 mesi all’anno si hanno valori medi del DE tra 0,8 e 1,35 ma il problema è che viene applicato ovunque il fattore di 0,67 per due o tre mesi, ovvero il minor rilascio nei mesi in cui si presentano le magre più severe nei Corpi Idrici, incrementando lo stress naturale. La definizione rigida dei fattori mensili paradossalmente si ritorce laddove il regime delle portate si discosta dall’anno medio, come è avvenuto negli ultimi tre anni. Nel regolamento del DE la Regione ha definito anche il percorso per i “rilasci sperimentali” alternativi al DE, applicati per l’intero tratto del Consorzio Irriguo. Questa “strada” si è subito prefigurata come l’escamotage per ottenere obblighi di rilascio meno severi o con condizioni più confacenti a chi deriva. A seguito dei due anni consecutivi di siccità sono state inoltre disposte misure per affrontare la severità idrica, ovvero progressive deroghe nei rilasci del DE e contestuale riduzione delle portate massime derivate. In concreto, ritornando al nostro esempio ai 110 l/sec di DE nominale che a luglio per effetto della modulazione scendono a 74 l/sec possono essere ridotti anche del 60-70%, ovvero a 29 e 22 l/sec. Contestualmente e nella stessa proporzione è ridotto il prelievo massimo consentito. Per alcuni versi è dunque reintrodotta la deroga di 1/3 che la normativa sul DE aveva finalmente superato, con l’aggravante che tale disposizione vale per tutti i corsi d’acqua del Piemonte, anche se viene applicata solo in caso di severità idrica.
Recentemente la Giunta ha assunto nuove disposizioni assecondando i desiderata degli agricoltori per misure meno restrittive. Nel fissare gli indirizzi delle sperimentazioni la Regione aveva inizialmente stabilito nel valore del 60% il limite di riduzione dei rilasci rispetto al DE. Con la delibera n. 136, del 3/09/2024, rimuove la soglia fissata alle sperimentazioni (rilasci non inferiori al 60%); definisce una rilascio in caso di severità idrica non inferiore al 50% del DE (abolisce le soglie 60-70%) quindi una minore limitazione delle portate massime derivate.
L’obiettivo è chiaro: incrementare il prelievo, ridurre i rilasci e disconoscere le criticità fluviali ancorché le sperimentazioni siano obbligate al monitoraggio e al raggiungimento degli obiettivi di qualità. Sugli esiti di questi monitoraggi si potrà poi discutere e “relativizzare” il raggiungimento dello stato di qualità “buono”. Tale parametro non tiene peraltro conto della dimensione del letto medio bagnato in alveo. Stiamo riducendo tratti di corpi idrici classificati “fiumi” e “torrenti”, in stato di qualità “buono”, in più piccoli “torrenti” e “rii”.
Lo stato di qualità rimane “buono” ma la riduzione del letto bagnato è devastante con notevoli conseguenze ambientali (minore interscambio con la falda, accumulo di depositi, espansione della vegetazione in alveo, ecc.). Altro e non minore problema è, stante la estrema variabilità del DE a seconda dei mesi o della applicazione delle deroghe, il controllo dei rilasci. Per garantire un controllo puntuale occorre che ogni derivazione sia dotata di un pannello/display elettronico riportante come minimo: il valore del rilascio e della portata massima nominale disposti nel
periodo; la misura istantanea della portata derivata e del rilascio. Al momento non si è disposto l’obbligo di tali misure e pannello alla derivazione.
Per tutte queste ragioni è stata inviata dal Comitato Tutela Fiumi all’Assessore all’Ambiente della Regione, Marnati, una lettera aperta richiedendo che siano avviati urgentemente incontri con chi ha a cuore la tutela dei fiumi affinché le ultime modifiche introdotte nel campo delle sperimentazioni del DE o della gestione delle severità idriche siano rivalutate e/o circoscritte a ristretti casi.” (1)
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.1. Testo a cura di Daniele Gamba, Comitato Tutela Fiumi Biella (Circolo “Tavo Burat”)
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