Democrazia a rischio

“L’Italia di oggi? Mah. Non sono più un appassionato lettore come una volta, fatico a leggere. Comunque sono ancora attento a come vanno le cose.

Non vedo via d’uscita perché non esistono uomini validi, capaci.”

Nuto Revelli, Il prete giusto, Editrice La Stampa, Torino 2005, p. 62.

La lettura del libro di Claudio Gatti I demoni di Salvini. I postnazisti e la Lega (Chiarelettere, Milano 2019) è oltremodo istruttiva sull’Italia di oggi. Specialmente dopo la pubblicazione in lingua italiana dell’intervista che Vladimir Putin ha concesso al direttore dell’autorevole quotidiano economico-finanziario del Regno Unito Financial Times Lionel Barber e al corrispondente da Mosca Hanry Foy di quello stesso quotidiano. Il Presidente della Federazione Russa ci ha resi edotti che “l’idea liberale è diventata obsoleta (in quanto) è entrata in conflitto con gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione. (…) Nel vostro Paese (il riferimento qui è al Regno Unito, ma in generale vale per tutti i paesi Occidentali), un leader se ne va e il leader che gli succede non è eletto dal voto diretto del popolo, ma dal partito al potere. In Russia è diverso, perché siamo un paese democratico”. 1

La concezione che Putin ha della ‘democrazia’2 ha sollevato un certo dibattito sui quotidiani 3, a partire dall’affermazione del politologo tedesco-americano Yasha Mounk, uno ‘tra i maggiori esperti mondiali sulla crisi delle società liberali e sull’ascesa del populismo’, per il quale “con le sue parole il presidente russo può ergersi a leader di un’internazionale sovranista”4. All’affermazione di Mounk ha fatto seguito la presa di posizione di Vladimir Kara-Murza5, che ha sottolineato il fatto che “fra gli esponenti della società civile e dell’opposizione democratica russa c’è un certo sconcerto per le dichiarazioni del Vice Premier Matteo Salvini, con ripetute attestazioni di ammirazione per Vladimir Putin”. Tanto più importante, dal momento che “La storia dello scorso secolo ci insegna che l’«appeasment» (l’acquiescenza politica) nei confronti dei regimi dittatoriali ha sempre recato danni alle democrazie”.

Stupisce che mentre sulle parole di Vladimir Putin e sulla sua concezione della democrazia si è accesa una qualche discussione, su quanto ha scritto Claudio Gatti nel suo libro sui ‘demoni di Salvini’ sia calato un silenzio assordante. A partire dall’incipit lapidario: “Chiedersi se Matteo Salvini sia fascista non è solo un esercizio inutile. È un grave errore. Non tanto perché al «Capitano», come lo chiamano i suoi fan, è sempre mancato un credo politico, quanto perché la facile smentita estinguerebbe un dibattito assolutamente necessario sulla pericolosità del ministro dell’Interno per la democrazia italiana” (p.3). E non solo, per il settimanale britannico The Economist, Matteo Salvini sarebbe “l’uomo più pericoloso d’Europa” (12 luglio 2019).

Per squarciare il silenzio, mi limiterò a riportare solo poche frasi, scelte quasi a caso tra le più significative, tra quelle riportate nel libro di Claudio Gatti, iniziando da quelle contenute nel capitolo «Io me ne fotto. A me interessa fare carriera», per terminare con quelle dell’Epilogo. “Furbizia, opportunismo e carrierismo, oltre che una straordinaria energia – si legge a pagina 120 –, sembrano essere le caratteristiche principali dell’attuale ministro dell’Interno”. Alla ricerca di conferme sulla sua personalità, interroga Flavio Tosi “che lo conosce dai primi anni Novanta”, il quale così si esprime in un paragone con Bossi: “Salvini è più cinico come impostazione. Lui porta avanti battaglie perché sa che sono vincenti, ma non è detto che ne sia convinto. Sa che sono vincenti e quindi le cavalca. È uno che annusa l’aria – e ci indovina –, poi cavalca l’onda del momento, anche dicendo il contrario di quello che pensa. È un cinico. Un calcolatore. (…) Se tra una settimana o tra un mese l’aria fosse diversa e convenisse cavalcare una battaglia diversa, direbbe esattamente il contrario, senza nessun problema”.

Nel paragrafo dell’Epilogo “Il seme ha attecchito”, infine, Claudio Gatti riferisce di aver letto quanto contenuto su un «manifesto politico postato dal suprematista bianco Brenton Tarrant, autore della strage nelle due moschee neozelandesi» a proposito ‘del progetto di contaminazione e infiltrazione postnazista’, laddove sono delineati gli obiettivi: “dopo aver delegittimato le istituzioni italiane ed europee, aver istillato ansia e istigato odio, si sta spingendo il popolo italiano verso il ripudio della democrazia liberale e il desiderio dell’uomo forte”. E quanto deve essere forte quest’uomo ce lo dice ancora Borghezio [Mario Borghezio, ex parlamentare europeo leghista della prima ora]: «C’è una situazione nella quale il paese ha bisogno di una guida, un capo, lo chiami come vuole…possibilmente non in tedesco». “Neppure in latino. Perché dux conclude Claudio Gatti odorerebbe troppo di ritorno al passato”.

Quanto al ‘progetto di contaminazione e infiltrazione postnazista’, del quale si sarebbe fatto garante quel certo “Savoini chi?”, preoccupano i silenzi di tutti gli interessati di fronte agli inquirenti, e più ancora la smemoratezza, l’imbarazzo, e il sottrarsi alle richieste di chiarimenti davanti al Parlamento da parte del Ministro dell’Interno.

28 luglio 2019

1 Una sintesi di questa intervista è apparsa su La Repubblica, sabato 29 giugno 2019.

2 V. Putin “L’Occidente ha perso potere e lancia guerre economiche”, La Stampa il 4 luglio p. 10. In questo articolo il Presidente della Federazione Russa ha sollevato severe critiche all’attuale modello di globalizzazione, “basato sulla tradizione occidentale cosiddetta liberale”, che sarebbe “in ritirata”, sottolineando inoltre la necessità di “adeguare il sistema del commercio mondiale alle realtà moderne”.

3 Al dibattito sollevato da Putin sono intervenuti, tra gli altri, sul Corriere della Sera, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, “I principi liberali sono vivi” (4 luglio p. 26) e Nadia Urbinati, “La finta democrazia dei nuovi despoti” (8 luglio, p. 24), mentre su la Repubblica si è soffermato Eugenio Scalfari “Putin le due italie e un pericolo da evitare” (7 luglio, p. 37).

4 Y. Mounk, “Sul liberalismo Putin sbaglia e si fa portavoce dell’internazionale sovranista”, la Repubblica, 30 giugno, p. 15.

5 Presidente della Boris Nemsov Foundation e leader dell’opposizione democratica russa, l’intervista a Vladimir Kara-Murza, “Putin ci ha trasformato da una debole democrazia in una spietata dittatura”, è apparsa su La Stampa del 4 luglio (a p.10), proprio a lato dell’articolo (a p. 11) a firma di Vladimir Putin “L’Occidente ha perso potere e lancia guerre economiche”, articolo nel quale il Presidente della Federazione Russa auspica “Più rispetto per le sovranità nazionali”.

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