Dichiarazione di Massimo Villone sul referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata

Pubblichiamo la dichiarazione di Massimo Villone, presidente del Coordinamento per la democrazia costituzionale

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Fermare la trattativa governo-regioni

Resta in vita il referendum abrogativo dell’intera legge Calderoli

Dichiarazione di Massimo Villone, presidente del Coordinamento per la democrazia costituzionale

Il comunicato del 14 novembre anticipa una pronuncia della Consulta che dichiara infondata la questione di costituzionalità dell’intera legge, ma coglie molteplici motivi di illegittimità su specifiche norme. Come era prevedibile, un accoglimento parziale è l’esito dei ricorsi presentati da quattro regioni.

Nel complesso, si cancellano nell’autonomia differenziata in stile leghista gli elementi di più chiara incompatibilità con il regionalismo disegnato in Costituzione. È l’esito che avevo sperato di ottenere proponendo già nel gennaio di questo anno che alcune regioni avanzassero ricorso in via principale avverso la legge proposta da Calderoli, allora ancora in discussione. Una proposta sostenuta dal Coordinamento per la democrazia costituzionale e poi fatta propria dalla Via Maestra con una lettera inviata ai presidenti di regione.

La pronuncia incide in profondità sulla legge 86, ad esempio toccando per molteplici versi i Lep, o specificando che la devoluzione non può essere per materie o ambiti di materie, ma solo per puntuali funzioni e deve essere giustificata per la singola regione. Si nega in specie che l’art. 116.3 possa tradursi in uno shopping nel supermercato delle competenze come vorrebbero i leghisti. Questo bene si coglie anche dalle affermazioni di principio sulla corretta interpretazione dell’art. 116.3, che deve rimanere nell’ambito “dell’unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell’equilibrio di bilancio”, e nel distribuire le funzioni deve comunque osservare il principio costituzionale di sussidiarietà.

Attendiamo ora la sentenza. Ma vanno fermate le trattative già avviate dal ministro Calderoli con quattro regioni. Insistere sarebbe una inutile fuga in avanti. Non per caso, la Corte ci ricorda la sua competenza anche per le leggi approvative di singole intese. Qui rileva che la sentenza comprende una parte di lettura “costituzionalmente orientata”, che senza giungere a una dichiarazione di incostituzionalità, comunque indica le linee costituzionalmente conformi da seguire nell’attuazione dell’art. 116.3.

Quanto al percorso referendario del quesito totalmente abrogativo, va chiarito che il comitato promotore non ha alcun potere di ritiro o di rinuncia. Se la legge fosse stata dichiarata interamente illegittima, il referendum verrebbe meno in quanto privo di oggetto. Ma non si può trarre il medesimo effetto da un accoglimento parziale, a seguito del quale la legge sopravvive. Quindi il percorso referendario prosegue, e bisogna continuare nella vigilanza e nell’impegno sul territorio. Potrebbero cadere i quesiti parziali, laddove abbiano ad oggetto norme dichiarate illegittime. Sul punto dovrà comunque pronunciarsi la Corte di cassazione.

Roma, 15 novembre 2024

1 Commento

  1. LA TELA DI PENELOPE METAFORA DELL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA.
    Totò: “passino pure sui nostri corpi, l’autonomia differenziata non passerà”.
    Santo: Totò, come mai questa dichiarazione di guerra?
    Totò: non è mia! E’ della Segretaria del partito Democratico Elly Schlein che con queste parole va allo scontro con le forze politiche governative le quali, approvando l’autonomia differenziata, hanno finalmente attuato una previsione costituzionale la cui introduzione risale a più di vent’anni fa.
    Marco: Santo…. hai detto bene parlando di “dichiarazione di guerra”. Non a caso, amici miei, non appena (13 LUGLIO 2024) è entrata in vigore la legge ordinaria n° 86/2024 che, attuando l’articolo 116 della Costituzione, permette alle 15 Regioni a Statuto ordinario di chiedere allo Stato una maggiore autonomia per alcune materie, il Partito Democratico, altri Partiti della Sinistra, il Sindacato C. G. I. L. si son messi subito all’opera avviando la procedura per lo svolgimento di un referendum abrogativo della legge, così come previsto dall’articolo 75 della Costituzione.
    Ambrogio: ma è curioso il fatto che la Regione Emilia Romagna, da sempre governata dalle Sinistre , sia stata una di quelle, insieme alla Lombardia, Veneto, Piemonte a sollecitare all’inizio l’attuazione della Costituzione con l’approvazione parlamentare dell’autonomia differenziata.
    Mario: però alla fine il Partito Democratico e gli altri promotori del referendum abrogativo hanno raccolto più di 500.000 firme e quindi il referendum si dovrà necessariamente svolgere.
    Romano: l’aspetto strano di tutta questa vicenda sta nel fatto che l’autonomia differenziata in Costituzione l’ha voluta proprio il Centrosinistra.
    Saverio: ha ragione l’amico Romano: l’autonomia differenziata non è una invenzione del Centrodestra che tra l’altro a suo tempo votò contro la sua introduzione in Costituzione. L’autonomia differenziata in Costituzione l’ha voluta proprio il Partito Democratico e gli altri Partiti della sinistra italiana.
    Giorgio: come si spiega un cambio così radicale da parte del Partito Democratico?
    Santo: bella domanda! Vuol rispondere lei prof. Vezio?
    Vezio: grazie….rispondo volentieri cercando di essere, stante l’estremo interesse che il tema riveste, il più obiettivo possibile. Cosi come ci ha ricordato l’amico Romano l’introduzione in Costituzione dell’autonomia differenziata è stata voluta e approvata nel marzo 2001, durante il secondo governo di Centrosinistra presieduto da Giuliano Amato. Essa faceva parte di un ampio progetto finalizzato ad adeguare (rectius: ampliare) l’autonomia degli Enti locali ad un Paese che non era più quello del 1946.
    Da ricordare ancora come anche in questa materia non poteva mancare una Commissione bicamerale per le riforme costituzionali. La Commissione, composta da 70 tra Deputati e Senatori, e la cui presidenza venne affidata a Massimo D’Alema, proponeva, tra le altre cose, di riconoscere alle regioni una maggiore autonomia.
    Tutta la riforma costituzionale venne poi confermata con un Referendum costituzionale che ottenne il 64% di voti ad essa favorevoli nell’ottobre dello stesso anno (2001).
    Il referendum costituzionale del 2001 è stato il punto d’arrivo di un lungo percorso iniziato addirittura nel 1997 durante il primo Governo guidato da Romano Prodi che capeggiava una coalizione di sinistra che vedeva come primo partito della coalizione il Partito Democratico della Sinistra che con questa nuova denominazione aveva sostituito il vecchio Partito Comunista Italiano.
    Santo: Prof. Vezio…. dalla sua relazione emergono i nomi di Giuliano Amato, Romano Prodi e Massimo D’Alema come autentici protagonisti del cammino di questa riforma costituzionale: tre pezzi da novanta diremmo.
    Vezio: hai detto bene caro Santo.
    Santo: ebbene, mi risulta difficile comprendere come oggi invece il Partito Democratico assuma, dopo vent’anni, l’iniziativa per vanificare il risultato di tanta fatica e lo sforzo dei tre protagonisti sopra ricordati teso a smussare le divergenze che serpeggiavano tra le varie forze politiche per addivenire all’approvazione di questa legge. Una legge, è bene ricordarlo, confermata anche dal referendum costituzionale con una percentuale così elevata (64%) di voti favorevoli che non dovrebbe ammettere alcun ripensamento.
    Vezio: caro Santo.… non possiamo non ricordare come l’iter per l’approvazione della riforma in questione sia stato alquanto travagliato: il Partito Comunista (allora denominato Democratico di Sinistra) che unitosi agli altri Partiti di Sinistra costituì l’Ulivo, decise di approvare questa riforma anche per frenare le aspre critiche della Lega di Bossi all’eccessivo centralismo statale: chi non ricorda il grido di battaglia di Umberto Bossi “Roma ladrona”? In questo quadro non furono poche le perplessità manifestate, anche all’interno dello stesso Ulivo, nei confronti di coloro che decisero di venire incontro alle richieste leghiste e ammorbidirne l’ostruzionismo. Basterà ricordare le polemiche dichiarazioni dell’On. Cuperlo secondo cui “nel 2001 si riformò il Titolo V° della Costituzione pensando di togliere volti alla Lega. Fu un errore e gli italiani lo hanno pagato caro”.
    Amici…polemiche a parte, non posso non evidenziare come questa riforma, a parer mio, rappresentò il tentativo di mediare con il Bossi di “Roma ladrona” e bloccare certe istanze leghiste troppo “avanzate e spinte” a tal punto da non essere, forse, del tutto in linea con l’unità e l’indivisibilità della nostra Repubblica, così come previste dall’articolo 5 della nostra Costituzione. Da non dimenticare, del resto, le capacità di sottile mediatore, unanimemente riconosciute all’On. Giuliano Amato che veniva appunto definito il “Dottor Sottile”
    Amici….vedo che qualcuno vorrebbe intervenire. Forse è il caso di fermarmi per lasciare la parola a voi.
    Mario: Prof. Vezio…. ho molto apprezzato la sua ricostruzione storica di come si siano realmente intrecciati i rapporti fra i vari partiti per arrivare all’introduzione in Costituzione dell’autonomia differenziata per le quindici Regioni a Statuto ordinario.
    E’ il caso forse di chiederci come mai il Partito Democratico e gli altri Partiti di Sinistra dopo più di vent’anni non abbiano voluto, ancora una volta, collaborare con il Senatore Calderoli nella stesura del testo di legge con il quale si sono stabiliti i principi e le procedure che dovranno essere seguiti da Regioni e Governo nel percorso per concedere maggiore autonomia alle Regioni che la richiedessero.
    Vezio: l’intervento dell’amico Mario mi induce a evidenziare come in tema di Autonomia differenziata si sia di fatto venuta a concretizzare una evidente inversione di ruoli tra le forze politiche che a vario titolo (a favore la Sinistra, contrario il Centrodestra) erano a suo tempo intervenute nella sua introduzione in Costituzione. Infatti:
    -il Centrosinistra che allora decise di riconoscere una maggiore autonomia alle Regioni oggi cambia decisamente rotta e vuole abrogare la legge ordinaria attuativa della previsione costituzionale;
    -viceversa, il centrodestra che allora, nel 2001, non approvò la riforma costituzionale, oggi, nonostante l’atteggiamento ostruzionistico del Centrosinistra, prova ad attuarla.
    Permettetemi: queste sono le non sempre comprensibili ambiguità della politica italiana:
    -si approva una legge se si sta al governo del Paese;
    -la si disapprova quando non si sta più al governo del Paese.
    Un comportamento, questo della Sinistra, che mi ricorda il comportamento di Penelope, la moglie dell’eroe omerico Ulisse, e la sua proverbiale tela.
    Santo: professor Vezio potrebbe illustrarci meglio quest’ultimo suo accostamento dell’Autonomia differenziata alla tela di Penelope?
    Vezio: ci riferisce il poeta Omero che Ulisse, dopo aver contribuito in modo determinante alla vittoria dei Greci e alla distruzione della città di Troia, intraprese il viaggio per il ritorno a Itaca di cui era re e dove l’attendeva la fedele moglie Penelope. Il viaggio, secondo il racconto di Omero, durò dieci anni.
    I Proci, trascorsi i primi anni dalla distruzione di Troia senza che Ulisse ritornasse a Itaca, per costringere Penelope a nuove nozze e così dare un nuovo re a Itaca, occupano la reggia dove gozzovigliano notte e giorno dilapidando le ricchezze di Ulisse.
    La regina Penelope, che continuava a risiedere nella reggia, stremata dall’occupazione della reggia da parte dei Proci, promette che sceglierà un nuovo marito tra i Proci dopo aver terminato la tessitura di un lenzuolo funebre per Laerte, padre di Ulisse. Si trattava di un espediente per ingannare i Proci nella speranza che il marito Ulisse ritornasse quanto prima.
    Omero infatti ci dice che Penelope
    “finché il giorno splendea, tessea la tela
    Superba; e poi la distessea di notte
    Al complice chiaror di mute faci.
    Così un triennio la sua frode ascose
    E deluse gli Achei”.
    (Omero, Odissea libro, II°, versi 134-139.
    Amici miei… chi di noi non può intravedere nella tessitura alla luce del sole l’introduzione in Costituzione dell’Autonomia differenziata e nella notturna distessitura il disconoscimento del precedente lavoro che vent’anni fa vide protagonisti a vario titolo Prodi, Amato e D’Alema? Un disconoscimento che trova la sua apoteosi nella raccolta di firme per lo svolgimento del referendum abrogativo della stessa legge n. 86 del 26/6/2024.
    Oggi, amici miei, si parla di “tela di Penelope” anche per riferirsi ad un lavoro intrapreso a mò di alibi e nella consapevolezza che, stante la sua complessità, non verrà mai portato a termine.
    Sarà stato questo l’intento del Prof. Giuliano Amato, il quale da “Dottor Sottile” com’era definito, avrebbe subordinato l’operatività dell’Autonomia differenziata a tutta una serie infinita di preventivi adempimenti rimandandola di fatto alle calende greche?. Adempimenti evidenziati proprio ieri dalla Corte costituzionale chiamata a esaminare i ricorsi delle Regioni amministrate dalla Sinistra, Puglia, Toscana, Sardegna Campania.
    (Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
    gcastronovo.blogspot.it

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