Dux: il mito del leader

Il mito del leader ha avuto un clamoroso successo nel secolo scorso.

Ricordiamoci di alcuni riferimenti famosi.

Benito Mussolini, duce del fascismo, ha governato l’Italia per oltre venti anni, costruendo una dittatura che ha imposto un “uomo solo al comando”; un esercizio che ha avuto una fine esemplare a piazzale Loreto con le gambe all’aria.

Il secondo interprete del Fuhrerprinzip è stato Adolf Hitler che, dopo un clamoroso e travolgente apogeo, è finito pure lui nella polvere, anzi col corpo bruciato.

Il terzo leader un poco più fortunato, ma non troppo, è stato Josef Stalin che, dopo aver diretto l’Unione Sovietica per circa trenta anni, è morto come un cane nella sua Dacia soffocato forse dal suo vomito; per di più ha subito l’onta che il suo corpo fosse spostato ingloriosamente dalla Piazza Rossa in cui era stato collocato.

Potremmo dire che la funzione di leader non porta bene.

E questo si potrebbe riferire anche a personaggi di una certa caratura come Francisco Franco o il massacratore Polpot.

È passata un po’ d’acqua sotto i ponti, sono passati molti anni, ma sembra che la storia non insegni nulla.

Siamo negli anni venti del ventunesimo secolo e siamo attorniati da personaggi che sembrano parodie di quelli tragici del secolo scorso, un presidente americano che si atteggia a imperatore romano e che nulla ha in comune coi suoi predecessori, quali Roosevelt o anche Ronald Reagan, una sorta di showman che dal palcoscenico si atteggia a decisionista dell’universo.

Ma anche in Europa ci sono personaggi del genere, logicamente in proporzione, e quindi eccoti un Orban sulle sponde del Danubio e ancora una Meloni sulle sponde del Tevere.

Logicamente questi ultimi fanno poca paura, poiché contano poco, ma c’è chi lo spauracchio lo fa veramente ed è il Gospoda Putin, che, ritenendosi uno zar unto dal Signore, rivendica gesti e progetti imperiali.

Lui sì che fa paura, poiché dispone di un arsenale atomico e non di un bagaglio di chiacchere.

Ma comunque questi personaggi sembrano una ripetizione o, meglio, una iterazione di quelli passati.

Non voglio augurare loro la malasorte, ma mi sembra che le loro direzioni portino a ben poco.

Trump può contare su molti milioni di elettori non troppo educati, che saranno sommersi dalle nuove attività portate delle nuove tecnologie: tutti, o quasi tutti, si precipiteranno verso il futuro, per quelli che rimangono indietro non ci sarà scampo.

Orban potrà continuare a condurre uno staterello in Centro Europa, ma anche lui sarà divorato dall’avanzare del nuovo e dalla posizione geografica del suo paese.

Quanto alla Meloni, potrà contare ancora per qualche anno su quel 25% dell’elettorato che si sposta ad ogni elezione come un Re Travicello, ma le sicure difficoltà economiche ed il fatto che nel governo Meloni non ci sono specialisti, ma solo parolai ed azzeccagarbugli, le daranno probabilmente il colpo di grazia: tanto prima, tanto meglio.

Circa cento anni fa usciva il libro “Dux” di Margherita Sarfatti e, nonostante le numerose copie vendute in tutto il mondo, non portò molto successo al soggetto del libro.

Sembra che queste figure dittatoriali e sconvolgenti siano dei fuochi fatui, feu follet: appaiono, giganteggiano e poi scompaiono, non è sicuramente un bel destino.

Speriamo che anche in questo secolo si ripeta quanto successo il secolo scorso, e che si ritorni lentamente, ma irresistibilmente, a quella libertà, a quella democrazia propugnata dalla Rivoluzione Francese.

Viator

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