Chi siano i testoni è facile determinarlo, si tratta evidentemente dei partecipanti e degli spettatori di questo meraviglioso e ripetitivo spettacolo che è il Festival canoro di Sanremo.
Testoni poiché guardano indiscriminatamente tutto quello che gli viene ammannito a man bassa da pseudo critici che sputano sentenze come fossero loro i creatori della canzone italiana e non Domenico Modugno, i poeti genovesi, qualche efficace banda rock e dei lupi solitari come Lucio Dalla e Fabrizio De Andrè.
Ho intravisto qualche musicante tatuato, qualche rapper che diventa trapper appunto perché costruisce trappole sul palcoscenico, ragazzotti e ragazzotte che si vestono nei modi più deliranti, tanto sanno che c’è chi si accende per poco.
Il Festival di Sanremo, non come manifestazione della sotto cultura, come si sarebbe detto una volta, ma della cultura, cioè quella corrente in tutti i canali pubblicitari di oggi, immemore dei grandi e scordati intellettuali del secolo scorso.
Non facciamo nomi per non imbrattarli nell’oggi.
Ecco questa Italietta, che si chiama così da oltre cento anni, si ripresenta ancora una volta sulla scena, ma senza giustificarsi, senza cercar scuse, tanto non ne vale la pena.
Di fronte a questa palude della stupidità c’è il mondo reale, durissimo, che non dà spazio ai quattro cialtroni che vediamo in televisione, se non nella mente degli spettatori.
Ma perché mi viene in mente un accordo/disaccordo con il Presidente Donald Trump?
Perché anche il presidente Trump è buffissimo, con quel suo ciuffo di capelli rosa, accuratamente impostato, con quel lungo cappottone (di cachemire) stile anni ‘50, con la cravatta rossa lunga due metri che si indirizza sull’addome prominente.
Certo, è buffissimo, ma lui si può permettere tutto, visto che è comunque l’uomo più potente del mondo, nei fatti, non nelle chiacchere.
E l’uomo più potente del mondo gira con una valigetta che gli permette di controllare l’invio semiautomatico di cinquemila testate nucleari, la cui esplosione vorrebbe dire la distruzione del mondo cinquanta, settanta o cento volte.
Donald Trump è buffissimo, ma quello che può fare non lo è affatto, è di una tragicità assoluta.
La fine del mondo.
A fronte di questo, in Italia si canticchia a Sanremo, oppure, come ogni giorno, c’è la gaia passeggiata sull’acciottolato di Roma dei vari comici di Montecitorio, ciascuno pronto a recitare la sua battuta quotidiana, felice di essere intervistato e sparare quattro stupidaggini.
Finito ciò, il passo diventa più veloce, poiché la giornata di lavoro per gli altri, i comuni cittadini, è finita e quindi ciascuno può finalmente occuparsi degli interessi propri.
Viator
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