L’ing. Enzo Gino ci ha fatto pervenire il seguente documento che sarà fra le relazioni del Convegno su “Sperimentazione della Fusione Nucleare” in previsione a Casale M.to il prossimo 7 aprile e che pubblichiamo per tenere viva la discussione su un tema che sembra trascurato.
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In merito a quanto si scrive e si legge sui vari media in questi mesi a proposito dell’insediamento a Casale Monferrato dell’impianto DTT di sperimentazione della fusione nucleare ci permettiamo di segnalare alcuni aspetti che non pare siano stati adeguatamente considerati nelle note e dichiarazioni di amministratori e cittadini che meriterebbero qualche riflessione.
Non solo Trizio Il diidrogeno è infatti un gas altamente infiammabile e brucia in aria, con la quale forma miscele esplosive a concentrazioni dal 4 al 74,5% a pressione atmosferica. Basta liberare una fuga di H2 a contatto con O2 per innescare una violenta esplosione oppure una fiamma invisibile e pericolosa che produce acqua in gas. Le miscele di diidrogeno detonano molto facilmente a seguito di semplici scintille o, se in alta concentrazione di reagenti, anche solo per mezzo della luce solare in quanto il gas reagisce violentemente e spontaneamente con qualsiasi sostanza ossidante. La temperatura di autoignizione del diidrogeno in aria (21% di O2) è di 500 °C circa. Le fiamme di diossigeno e diidrogeno puro sono invisibili all’occhio umano; per questo motivo, è difficile identificare visivamente se una fuga di diidrogeno sta bruciando. Anche l’acqua pesante o ossido di deuterio D2O è tossica per molte specie fra cui l’uomo. E le norme cosa dicono? Il Regio decreto 27 luglio 1934 n°1265 (Testo unico delle leggi sanitarie) che all’art. 216 recita: Se andiamo a vedere la prima classe dell’elenco, (per capirci quello delle fabbriche che dovrebbero essere isolate nella campagne) pubblicato con il “D.M. 5 settembre 1994: Elenco delle industrie insalubri di cui all’art. 216 del testo unico delle leggi sanitarie” vedremo fra le sostanze chimiche in prima classe compare alla voce 74: Idrogeno: – produzione, impiego, deposito e fra le attività industriali sempre in prima classe alla voce 13: Impianti e laboratori nucleari: impianti nucleari di potenza e di ricerca; impianti, per il trattamento dei combustibili nucleari; impianti per la preparazione, fabbricazione di materie fissili e combustibili nucleari; laboratori ad alto livello di attività Forse è anche per questo che sia la centrale Fermi di Trino che i laboratori Sorin di Saluggia siano ubicati fuori dai centri abitati? Il Regolamento d’igiene del Comune di Casale ricalca poi quelle norme: ARTICOLO 119. ARTICOLO 120. ARTICOLO 121. Segnaliamo ancora per la realizzazione delle opere previste si dovranno prima seguire procedure stabilite dalle leggi per la loro approvazione che prevedono, una volta redatti i progetti, che questi passino il vaglio di una apposita Conferenze di Servizi e della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) in cui tutti i soggetti preposti al rilascio di permessi, autorizzazioni o nulla osta comunque denominati, si esprimeranno in merito. Giova ricordare anche che il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152- Norme in materia ambientale è stato modificato in varie parti nel 2017 ed il particolare all’art 24-bis promuove la cosiddetta Inchiesta pubblica. Così recita detto articolo: 1. L’autorità competente può disporre che la consultazione del pubblico di cui all’articolo 24, comma 3, Un po’ di memoria Ci sembra doveroso spendere anche alcune parole sulla storia più o meno recente in fatto di insediamenti produttivi che avrebbero dovuto far decollare l’economia Casalese. Ed ancora: “Esaminata la vastissima gamma di strumenti, dispositivi e allarmi, è giocoforza assolvere dall’imputazione di -attività pericolosa- la Centrale di Trino, come del resto le – confratelle -. A noi basterà sapere, per quanto attiene alla – Enrico Fermi -, che la zona circostante Trino non subirà mai contaminazione radioattiva. E che dire della dolorosa quanto vergognosa storia dell’Eternit: Nel 1907 nasce lo stabilimento ETERNIT di Casale Monferrato, il più grande per manufatti in cemento d’Europa con i suoi 94.000 metri quadrati di estensione, circa la metà coperti, ha dato lavoro sino a 5 mila persone diminuite progressivamente fino alla chiusura dello stabilimento avvenuta nel 1986. Ecco cosa scrive il casalese Giampaolo Pansa: “Nel 1906 un pugno di imprenditori genovesi, -i maledetti- come ringhiava mia nonna Caterina, impiantarono a Casale una fabbrica all’avanguardia. Produceva tegole piane fatte di cemento e di amianto, grazie al brevetto di un austriaco. L’invenzione venne chiamata Eternit poiché garantiva una durata eterna del prodotto. Non era una bufala dal momento che siamo ancora circondati da quella robaccia vecchia di un secolo. Ancora un’ultima nota sui numeri. Nel documento di 268 pagine pubblicato da ENEA dal titolo: DTT: Divertor Tokamak Test faciliy Project Proposal – risalente al 2015, si scrive: “L’impatto occupazionale previsto è rilevante, almeno 150 persone coinvolte nelle operazioni (50 % ricercatori e personale qualificato, 50 % personale di supporto). E’ inoltre previsto un notevole numero di lavoratori coinvolti nelle fasi di costruzione ed operazione, senza contare le opportunità per spin-off e sub-appalti”. Prospettive di sviluppo Merita anche spendere qualche riga per evidenziare alcuni aspetti per niente chiari. Abbiamo letto di 25 anni di attività dell’impianto casalese oltre ai sette per la sua costruzione. Fra gli scopi principali di ITER: Il costo stimato per ITER è, attualmente a 18 miliardi di euro (n.d.r. Enea parla di 20 miliardi), oltre il triplo di quanto era stato stabilito nel 2005 quando partì il progetto. “Solo verso il 2040 potremo sapere se ITER è l’innovazione radicale della prossima era umana o soltanto una sperimentazione destinata al fallimento”5. Il compito di produrre energia elettrica sfruttabile da utenze esterne è previsto per il progetto successivo, chiamato DEMO se naturalmente i problemi tecnici oggi ancora irrisolti verranno superati. Inoltre, le necessità di efficienza nella produzione di energia costringeranno all’uso di refrigeranti diversi dall’acqua utilizzata invece in ITER, richiedendo per questo tecnologie più avanzate e, quindi, più costose. La complessità e soprattutto i costi sono tali che per la prima volta nella storia dell’umanità superano le capacità delle singole superpotenze: “Realizzare una centrale a fusione per il futuro richiede un impegno costante a livello scientifico, gestionale e finanziario che nessun paese è in grado di garantire da solo”6. Consentiteci una riflessione: come sarebbe bello se analoga collaborazione fra le grandi potenze venisse utilizzata anche per battere la fame nel mondo o eliminare le cause antropiche che distruggono gli equilibri ambientali o anche semplicemente per ridurre gli squilibri sociali, ricordiamo infatti che mai nella storia è stata prodotta tanta ricchezza e mai è stata registrata tanta disparità fra ricchezza e povertà. Ma il DTT previsto a Casale? Alla base della DTT c’è la stessa tecnologia impiegata per ITER, ma con in più la possibilità di eseguire test utilizzando tecniche brevettate dall’ENEA. Alcuni parametri sono ormai noti: intensità di corrente di 6 milioni di Ampere; carico termico sui materiali fino a 50 milioni di watt per metro quadrato (oltre due volte la potenza di un razzo al decollo); temperatura di oltre 100 milioni di gradi; il divertore, elemento chiave del tokamak e il più “sollecitato” dalle altissime potenze, composto di tungsteno o metalli liquidi, rimovibili grazie a sistemi altamente innovativi di remote handling (n.d.r. comandi in remoto) 7. Tralasciamo per ora gli altri aspetti più generali e complessi del tipo: Quanto tempo è realisticamente stimabile per arrivare a fornire energia elettrica all’utenza con la fusione nucleare. Il rischio (o l’opportunità) è che ci voglia troppo tempo, ed altre tecnologie possano risolvere prima e meglio il fabbisogno energetico. Estrapolando l’esperienza ed i ritardi accumulati da ITER è realistico presumere che questo primo impianto, DEMO, se tutto va bene solo verso la fine del secolo potrà produrre energia elettrica per l’utenza. I costi nessuno oggi li può conoscere, ma riteniamo che alla fine saranno dell’ordine del centinaio più che delle decine di miliardi di euro. Tutti questi aspetti interverranno nella valutazione dei costi interni ed esterni dell’impianto e sono quelli che rientrano nella molto aleatoria analisi detta dei – Costi-benefici- che pochi si azzardano ad affrontare, ma che dovrebbe essere la base di partenza per giustificare ogni progetto. Se emergesse che i problemi tecnici ed economici che devono esser affrontati e risolti dall’impianto sperimentale con tutti i relativi laboratori di ricerca, rendono non conveniente la filiera della fusione nucleare, che accadrà degli impianti realizzati e delle maestranze? Il problema dei costi eccessivi fu già sollevato sia in ambito di commissione europea che di commissione senatoriale. In una comunicazione della Commissione Europea del 2017 si afferma: “Il parco nucleare in Europa sta invecchiando e sono necessari investimenti ingenti per estendere la durata di vita di alcuni reattori (e migliorarne la sicurezza), negli Stati membri che operano questa scelta, per intraprendere le attività di disattivazione previste e per stoccare a lungo termine i rifiuti nucleari. Venticinque trenta miliardi all’anno per gestire l’invecchiamento dell’esistente ciclo del combustibile nucleare a cui si andranno ad aggiungere altri e più onerosi costi nella ricerca sulla fusione perché come si scrive: “Per l’Europa il progetto (n.d.r. ITER) simbolizza la capacità dell’UE di assumere un ruolo guida a livello mondiale nel settore della scienza e delle tecnologie. Concludiamo: comprendiamo l’ansia da prestazioni politiche di molti partiti, specie in vista della prevedibile tornata elettorale primaverile, ma crediamo non sia mai opportuno affidarsi solo all’ “ottimismo della volontà” scollegandola dal “pessimismo della ragione” o come dicevano i nostri vecchi “quand a sarà ura chi l’ha i ureggi ji musta” tradotto: staremo a vedere. Ing. Enzo GINO ________________________________________________ [(1) Così introdotto dall’art. 13, comma 2, d.lgs. n. 104 del 2017] (2) Il Monferrato – 20 luglio 1960 (4) fonte: www.iter.org (7) fonte: www.enea.it del 17-10-2017. Original Source: Bulletin of the Atomic Scientists – Fusion reactors: Not what they’re cracked up to be – April 19 2017 Daniel Jassby was a principal research physicist at the Princeton Plasma Physics Lab until 1999. For 25 years he worked in areas of plasma physics and neutron production related to fusion energy research and development. He holds a PhD in astrophysical sciences from Princeton University. Versione in Italiano: traduzione di Massimo Greco – RNA Italy |
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