Gestore Unico Acqua

È difficile per un cittadino comune capire cosa sta succedendo in EGATO6 nel percorso per nominare il gestore unico del servizio. La Lega ha definito “incomprensibile” il rallentamento del comune di Alessandria, socio di maggioranza del Gruppo Amag, al via libera all’adesione al Consorzio Acqua Pubblica Alessandrina, “unica strada percorribile per non perdere gli ingenti finanziamenti del PNRR, in buona parte anche già spesi”[1]. La maggioranza risponde Nessun rinvio per nascondersi e nessuna ignavia o inerzia rispetto all’azienda Amag Reti Idriche. Si sta lavorando per arrivare ad un soggetto unitario di gestione delle reti, costruendo coesione del territorio, prospettive di crescita per le aziende e migliori servizi per i cittadini.[2] Peccato che i cittadini normali ricevano le informazioni solo attraverso dichiarazioni polemiche senza ricevere invece le informazioni utili per avere le idee chiare su cosa sta succedendo. Se anche avessero la buona volontà di informarsi, pur in un epoca in cui si trova di tutto in rete, i cittadini comuni avrebbero sicuramente grossissimi problemi a scovare sui siti istituzionali la documentazione necessaria. Sarà necessario aspettare che anche in questo settore arrivi l’intelligenza artificiale? Sperando che sia una AI che non impari il linguaggio dei politici ma parli chiaro.

Dalle notizie che si possono avere dai mezzi di informazione sembra di capire che MIT e ARERA[3] sostengano che la gestione del servizio debba essere affidata ad una società interamente pubblica. La novese Acos essendo partecipata da privati (Iren e Asm Voghera) vorrebbe invece una consortile “mista”. Il Comune di Alessandria chiede una ripartizione più equa delle quote.

Si spera che ai consiglieri comunali, prima di venir chiamati ad esprimere il loro voto, siano state fornite le informazioni necessarie per fare quella valutazione ponderata che, viste le scarse informazioni disponibili, è quasi impossibile fare per un cittadino comune.

È però necessario e sacrosanto fare una valutazione politica generale. Nel giugno del 2011 si tennero 4 referendum, di cui due riguardavano proprio il problema della “gestione acqua”. Dovremmo tutti ricordare che la maggioranza degli aventi diritto al voto si espresse per mantenere pubblica la gestione dei servizi idrici. (a fondo pagina informazioni sui referendum)

Ma la volontà della maggioranza dei cittadini è stata ignorata dalle forze politiche, anche un organizzazione come il WWF, non sospettabile di qualche forma di collateralismo politico “ribadisce che l’acqua deve rimanere pubblica così come stabilì il referendum del 2011[4].

In questo secolo pochi sindaci di città medio-grandi hanno avuto il consenso di più del 50% di tutti gli elettori e nessun Governo può vantarsi di un tale consenso, perché anche in caso di larghe coalizioni si trattava di governi che, pur legittimamente nati in parlamento, erano però sostenuti da forze politiche che non avevano previsto nel loro programma un tale tipo di alleanza, anzi addirittura durante le campagne elettorali sostenevano di essere alternativi e con programmi in forte contrapposizione. Tra i programmi proclamati ed azioni politiche realizzate in nome di uno sbandierato stato di necessità non c’era alcuna relazione, il tutto veniva giustificato non evocando ancora lo stato di guerra, ma “soltanto” catastrofi economiche imminenti. Certo Governi e Amministrazioni che in ragione dell’astensione e dei meccanismi elettorali hanno il consenso di una percentuale di voti inferiore al 50% degli aventi diritto al voto sono legittimi, ma purtroppo si concedono il lusso di fare scelte che contraddicono la volontà chiaramente espressa dalla maggioranza assoluta dei cittadini in un referendum.

La lettura del libro dei premi Nobel per l’economia Daron Acemoglu e James Robinson “Perché le nazioni falliscono Alle origini di potenza, prosperità e povertà” ci potrebbe fornire qualche spunto di riflessione. Possiamo interpretare segnali ormai evidenti per ipotizzare che stiamo vivendo un epoca in cui le classi dirigenti ed imprenditoriali si stanno trasformando in “élite estrattive”?

La creazione di istituzioni economiche inclusive non produce risultati che una volta raggiunti si mantengono per sempre, ma anzi può succedere che si trasformino in “istituzioni estrattive” come successe a Venezia[5]. Assistiamo a concentrazioni finanziare che potrebbero configurarsi come monopoli di fatto, capitali non più investiti nel settore industriale ma nella gestione di servizi che tipicamente dovrebbero essere forniti dal settore pubblico. In questo campo dell’economia assistiamo a massicci investimenti nel settore della salute, nella gestione delle autostrade e delle comunicazioni, scuole e università private e, come nel caso di cui si discute, anche della gestione della distribuzione dell’acqua; in altri paesi vediamo addirittura segnali di interventi in settori delicatissimi in cui l’intervento dei privati può rappresentare un rischio per la democrazia. E tutto questo beninteso per “estrarne” degli utili. Il vantaggio per gli imprenditori nell’operare nel settore dei servizi di competenza delle istituzioni pubbliche è evidente: mercato garantito e concorrenza inesistente grazie a cartelli e criptomonopoli sfuggendo in tal modo alla concorrenza cui sarebbero soggetti se si impegnassero nel settore della produzione di altri beni di consumo; e poi la possibilità di “suggerire” alla politica aiuta senz’altro. I politici sostenitori dell’affidamento dei servizi ai privati si trincerano dietro la presunta e discutibile maggior efficienza dei gestori privati invece di creare le condizioni per aumentare l’efficienza del pubblico.

Altri segnali sulla possibile trasformazione in “élite estrattive” ci vengono da alcune modifiche legislative di cui siamo spettatori e impotenti. Il risultato, o finalità coscientemente perseguita modificando le leggi, sembra essere quello di una élite che in nome di una malintesa riservatezza ha l’obiettivo di impedire vengano messi in discussione i suoi comportamenti. Impedendo ai concittadini di conoscerne i reali comportamenti le élite riescono a conservare una immeritata buona reputazione pubblica indipendentemente dal fatto che agiscano “con disciplina ed onore”.

Ritornando al problema della scelta per il gestore unico del servizio nell’ambito di EGATO6 è lecito domandarsi se la presenza di privati nella società di gestione del servizio sia o meno una sorta di “cavallo di Troia” per far rientrare dalla finestra quello che la maggioranza dei cittadini italiani ha buttato fuori dalla porta con i referendum.

Una forza politica profondamente democratica, senza giravolte da azzeccagarbugli, dovrebbe nutrire l’impegno programmatico vincolante di conformare le sue scelte alla volontà espressa dalla maggioranza assoluta degli elettori. Aiuterebbe anche, come ci suggeriscono Acemoglu e Robinson, riflettere sui i rischi che le scelte politiche favoriscano le “élite estrattive”.

Nicola Parodi

– – – – – – – – – – –

Da Wikipedia

I referendum abrogativi in Italia del 2011 si tennero il 12 e il 13 giugno ed ebbero ad oggetto quattro distinti quesiti.

Gli elettori chiamati al voto erano 47 118 352 (22 604 349 di sesso maschile e 24 514 003 di sesso femminile), più 3 300 496 elettori residenti all’estero. Il quorum da raggiungere per la validità della consultazione era pari alla maggioranza degli aventi diritto, vale a dire 25 209 425 elettori, soglia poi superata con il totale del 54,81% (primo quesito), 54,82% (secondo quesito), 54,79% (terzo quesito) e 54,78% (quarto quesito) degli elettori residenti in Italia e all’estero.

I due quesiti sui servizi pubblici locali a rilevanza economica e sulla determinazione della tariffa del servizio idrico derivano da un’iniziativa civica promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, una rete che raggruppa varie associazioni e supportata esternamente dai principali partiti politici della sinistra radicale e dell’area ambientalista.

Primo quesito

  • Titolo: Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione
  • Descrizione: Il quesito prevede l’abrogazione della norma che consente di affidare la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica solo a soggetti privati scelti a seguito di gara ad evidenza pubblica o a società di diritto pubblico con partecipazione azionaria di privati, consentendo la gestione in house solo ove ricorrano situazioni del tutto eccezionali, che non permettono un efficace ed utile ricorso al mercato.
Testo del primo quesito
Volete voi che sia abrogato l’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante «Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea», convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?

Secondo quesito

  • Titolo: Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma
  • Descrizione: Il quesito propone l’abrogazione parziale della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, nella parte in cui prevede che tale importo includa anche la remunerazione del capitale investito dal gestore.
Testo del secondo quesito
Volete voi che sia abrogato il comma 1 dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale», limitatamente alla seguente parte: «dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito»?

Risultati del voto dal sito del Ministero dell’Interno

Quesito 1 – Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica – Abrogazione
Affluenza: 57,04% (dato sceso al 54,81% considerando i voti degli italiani all’estero)
Risultati dello scrutinio: ‘Sì’ 25.935.372 (95,35 %) ‘No’ 1.265.495 (4,65 %);

Quesito 2 – Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito – Abrogazione parziale di norma
Affluenza: 57,05 (dato sceso al 54,82% considerando i voti degli italiani all’estero)
Risultati dello scrutinio: ‘Sì’ 26.130.637 (95,80 %) – ‘No’ 1.146.639 (4,20 %);

 

 

 

 

  1. https://radiogold.it/news-alessandria/politica/402738-lega-alessandria-dirigente-amag-reti-idriche-annullata-assunzione/
  2. https://radiogold.it/news-alessandria/402810-gestone-unico-servizio-idrico-rita-rossa-pd/
  3. https://radiogold.it/news-alessandria/395123-gestore-unico-servizio-idrico-mit-arera-egato6/?doing_wp_cron=1743870727.1845810413360595703125
  4. https://www.wwf.it/pandanews/societa/politica/acqua-pubblica-rischiamo-un-passo-indietro-rispetto-al-referendum/
  5. <Tuttavia, mentre in Inghilterra le istituzioni inclusive si rafforzarono gradualmente dopo la Glorious Revolution del 1688, a Venezia finirono per trasformarsi in istituzioni estrattive sotto il controllo di una ristretta élite, che esercitava un monopolio sia sull’accesso al sistema economico, sia sul potere politico.> Daron Acemoglu, James A. Robinson “Perché le nazioni falliscono -Alle origini di potenza, prosperità e povertà” ed Il Saggiatore

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*