Non abbiatevene a male e non spaventatevi…conosco Gianni Vernetti da più di trent’anni (anzi…quasi quaranta)…militanza comune nei primi “Verdi” (allora si chiamavano “Liste Verdi” per garantire autonomia a tutti), …attenzione ai problemi dell’Energia e impegno forte nel Movimento antinucleare fra inizio anni Ottanta e Novantacinque. Siam da sempre (amichevolmente) in disaccordo su alcuni temi e, puntualmente, tutti i nodi vengono al pettine. Preciso che la sua era una militanza nei “Verdi” con provenienza da “Lotta Continua”, con tanto di certificato, reso pubblico via internet, di partecipazione ai congressi del tempo (1). La mia… il mio percorso culminante, per circa quindici anni, nell’impegno ambientalista in politica, di tutt’altro segno. Con Edo Ronchi e Mattioli (Gianni) si proveniva dal “Volontariato cattolico” dal MPL (Movimento politico lavoratori) dai “Cristiani per il Socialismo” di padre Luigi Girardi (2) dal mondo dello scoutismo. E…ogni tanto queste venature vengono fuori. Per esempio nel modo in cui si reagisce ad una (ri)elezione incredibile come quella di Donald Trump di cui non si vede la “resilienza” nel saper seguire il “particulare” dell’ american people , di quella ampia fascia di elettorato talmente radicata da non farsi convincere nemmeno da Bruce Springteen o da Julia Roberts. Una elezione che ha messo di fronte il “people” con l’establishment vero, quello della west coast americana, degli imprenditori di successo “ma illuminati”, che non perdono una “prima” a Broadway e fanno mesi di vacanza a Roma/Parigi/St.Moritz come noi andiamo a Cogoleto.
L’amico Gianni Vernetti non vede questo e “pensa” da matusa . Ancora legatissimo ai blocchi contrapposti in tutto, dall’economia alla cultura, dai diritti personali allo sport. Ma siamo in un altro mondo, in un altro secolo e bisogna ragionare in termini nuovi. Comunque, prima di esternare quali dovrebbero essere questi nuovi caposaldi del “savoir vivre” leggiamoci, come scheda aggiunta, quanto ci comunica il nostro Gianni ex lotta Continua.
“(3) Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America e a Bruxelles, come a Gerusalemme, Kyjiv, Tokyo e Taipei ci si interroga su quale sarà la politica estera dell’America del secondo Trump, e come si posizionerà la prima superpotenza del pianeta nei confronti delle principali crisi globali.
Come già accaduto durante il primo mandato, la politica estera oscillerà fra una sostanziale continuità, derivata dal sistema di alleanze storiche del Paese (a cominciare dalla Nato), fino alle classiche pulsioni di ogni leader populista: l’ansia di un rapporto diretto fra i leader, non importa se democratici o autoritari; l’idea che un accordo diretto fra “uomini forti” sia sufficiente a risolvere le principali crisi globali e via dicendo.
«Farò finire la guerra in ventiquattro ore» è uno slogan buono forse per rincorrere l’elettorato isolazionista, ma non è una dottrina di difesa e sicurezza, come l’idea ingenua, sviluppata durante il primo mandato, di un rapporto diretto con Kim Jong-un non fu in grado di produrre alcuna riduzione della tensione fra le due Coree.
Esamineremo qui tre aree di crisi per capire quale potrà essere l’orientamento della prossima amministrazione americana: 1. Il rapporto con la Cina, Taiwan, il Mar Cinese Meridionale e l’Indo-Pacifico; 2. Israele, l’Iran e il grande Medio Oriente; 3. La guerra in Europa, l’Ucraina e la Russia.
Cina, Taiwan, il Mar Cinese Meridionale e Indo-Pacifico
Il rapporto fra le due più grandi economie del pianeta continuerà a essere teso e Trump sarà in sostanziale continuità con l’amministrazione Biden. La Cina è uno dei pochi temi che unisce Democratici e Repubblicani al Congresso, e la sfida che il regime sempre più assertivo di Pechino ha lanciato all’occidente dall’ascesa di Xi Jinping in poi continuerà a essere considerata la priorità in politica estera della prossima amministrazione. E se la prima amministrazione Trump fu connotata dall’imposizione di un sistema crescente di dazi e tariffe su una molteplicità di beni prodotti dalla Cina e dalla campagna contro Huawei, la seconda amministrazione Trump sarà con buone probabilità ancora più assertiva nei confronti di Pechino. Taiwan, il cuore tecnologico del pianeta, non sarà abbandonata e proseguiranno le forniture belliche americane per permettere alla Cina democratica di difendersi in caso di blocco navale o di attacco diretto.
Joe Biden e il suo team Asia, a cominciare da Kurt Campbell, n.2 uscente al Dipartimento di Stato, hanno dedicato gli ultimi quattro anni a costruire una rete di strumenti “minilaterali” che hanno rafforzato la rete delle democrazie asiatiche in funzione di contenimento cinese. L’accordo trilaterale fra Stati Uniti, Corea e Giappone; il rilancio del Quad, con Australia, India e Giappone; l’accordo Aukus con Regno Unito e Australia; il rafforzamento dell’accordo bilaterale con le Filippine; la costruzione di nuove basi militari lungo la cosiddetta “first island chain” fra il Giappone, Okinawa e Luzon in risposta all’occupazione illegale di Pechino nel Mar Cinese Meridionale; l’accordo Nato-IP4 (con Nuova Zelanda, Giappone, Australia e Corea del Sud), non verranno smontati e l’Indo-Pacifico continuerà a essere una priorità della prossima amministrazione.
Israele, Iran e grande Medio Oriente
Il rapporto fra Stati Uniti e Israele continuerà a essere solido e sostanzialmente incrollabile. Non dimentichiamo che in questi mesi, l’amministrazione Biden ha già realizzato un impressionante build-up militare (due gruppi di portaerei e cacciabombardieri) come deterrente nei confronti dell’Iran ed in sostegno alle azioni di Gerusalemme contro i proxy dell’Iran, da Hamas, a Hezbollah e Houthi.
Benjamin Netanyahu si attende però di più da Donald Trump: una sorta di “assegno in bianco”, che con buone probabilità otterrà, per proseguire l’azione bellica a Gaza, nella West Bank e nel Libano meridionale. La cacciata del ministro della Difesa Yoav Gallant a poche ore dalla proclamazione dei risultati è un primo segnale in tal senso. Poco importa se i motivi della cacciata di Gallant siano condivisi da una solda base bipartisan in Israele: la volontà di estendere ai giovani ultra ortodossi l’obbligo del servizio militare di leva; la disponibilità ad una breve cessate il fuoco per rilanciare il negoziato per rilascio degli ostaggi; avvio di una commissione d’inchiesta sui fallimenti dell’intelligence israeliana lo scorso 7 ottobre.
Nei confronti dell’Iran, la nuova amministrazione adotterà contemporaneamente una linea più dura, abbandonando ogni ipotesi di rilancio del “nuclear deal” e con buone probabilità intensificando ulteriormente il regime sanzionatorio.
La guerra in Europa, l’Ucraina e la Russia
Ma se sul teatro dell’Indo-Pacifico e sul quello Mediorientale non ci dobbiamo attendere dunque grandi stravolgimenti della politica estera statunitense, il vero cambio di passo potrebbe esserci nel Vecchio Continente. La pretesa trumpiana di poter mettere fine facilmente alla guerra, unita alle diverse dichiarazioni del nuovo vicepresidente J.D.Vance sulla possibile fine dei trasferimenti di armi all’Ucraina; sul congelamento del conflitto sul campo (che aprirebbe la strada alla cessione del venti per cento del territorio ucraino alla Russia); insieme alle garanzie di neutralità dell’Ucraina, possono rappresentare un cambio traumatico delle strategie occidentali, con un impatto devastante sull’andamento del conflitto.
Se a ciò aggiungiamo le molteplici dichiarazioni di Donald Trump sull’inefficacia dell’Alleanza Atlantica e sulla sottolineatura costante della transazionalità delle relazioni fra gli alleati («gli europei pagano poco…»), ci rendiamo conto di come proprio in Europa il cambio di amministrazione potrebbe produrre impatti profondi e persino devastanti.
In gioco non c’è soltanto la solidità dell’alleanza euro-atlantica, ma la fine possibile di un’intera architettura di sicurezza fra i Paesi più democratici e sviluppati del pianeta, costruita sulle macerie del secondo conflitto mondiale.
Un indebolimento della Nato, la riduzione del sostegno politico e militare all’Ucraina, l’interruzione del processo di integrazione euro-atlantica dell’Ucraina stessa, offrirebbe un fianco inaspettato ai nemici del mondo libero, e potrebbe essere esiziale per le aspirazioni euro-atlantiche di Moldova, Georgia e Balcani. L’Asse delle Autocrazie ne uscirebbe così rafforzato e sempre più assertivo.
Ma in attesa di capire meglio le prime azioni della seconda presidenza Trump, spetta ora all’Europa compiere una scelta di maturità, trasformando una possibile crisi all’orizzonte in una opportunità. È tempo per l’Europa di fare davvero l’Europa, accelerando sul processo di integrazione a cominciare dalla non più rinviabile politica estera e di sicurezza comune: esercito e intelligence europea; industria europea della difesa; politica estera comune senza più il vincolo dell’unanimità; accelerazione dell’integrazione euro-atlantica dell’Ucraina; accelerazione dell’ingresso dei Paesi balcanici nell’Unione europea, a cominciare da Albania e Macedonia del Nord; apertura a Georgia e Armenia. In una frase: Trump non è il problema, Harris non sarebbe stata la soluzione. Il futuro dell’Europa è soltanto nelle mani dell’Europa stessa.”
Gianni aveva già espresso più volte sul Foglio (anche ai tempi di Ferrara) questo suo profondo “Atlantismo” e questa sua forte fiducia nelle capacità delle c.d. democrazie occidentali di trovare soluzioni per tutto. Bene. L’era Biden e, per certi versi anche alcune fasi dei periodi Clinton e Osama, hanno dimostrato che gli strumenti sono sempre gli stessi (quasi sempre basati sulla forza e sulle armi) e che c’è una incapacità congenita di ipotizzare una nuova complessiva organizzazione mondiale che rispetti alcuni punti fondamentali, sono quelli di una nota “bocciofila” come l’ONU, le Nazioni Unite…ma – a volte – anche dai più “piccoli” e “screditati” può uscire qualcosa di buono.
L’Assemblea generale (dell’ONU) proclama la presente Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo come l’ideale comune da raggiungere da tutti i popoli e da tutte le nazioni affinché tutti gli individui e tutti gli organi della società, tenendo sempre presente allo spirito tale dichiarazione, si sforzino, attraverso l’insegnamento e l’educazione, di sviluppare il rispetto di tali diritti e libertà e di assicurarne, attraverso misure progressive di ordine nazionale e internazionale, il riconoscimento e la applicazione universale ed effettiva, sia fra le popolazioni degli Stati-Membri stessi, sia fra quelle dei territori riposti sotto la loro giurisdizione.
Articolo 1 . Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire in uno spirito di fraternità vicendevole.
Articolo 2 . Ognuno può valersi di tutti i diritti e di tutte le libertà proclamate nella presente dichiarazione, senza alcuna distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, d’opinione politica e di qualsiasi altra opinione, d’origine nazionale o sociale, che derivi da fortuna, nascita o da qualsiasi altra situazione. Inoltre non si farà alcuna distinzione basata sullo statuto politico, amministrativo o internazionale del paese o del territorio a cui una persona appartiene, sia detto territorio indipendente, sotto tutela o non autonomo, o subisca qualunque altra limitazione di sovranità.
Articolo 3 . Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della sua persona.
Articolo 4 . Nessuno potrà essere tenuto in schiavitù né in servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi sono proibiti in tutte le loro forme.
Articolo 5 . Nessuno sarà sottoposto a tortura né a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
Articolo 6 . Ognuno ha diritto al riconoscimento della propria personalità giuridica, in ogni luogo.
Articolo 7 . Tutti sono uguali di fronte alla legge ed hanno diritto – senza distinzione – ad un’eguale protezione contro qualsiasi provocazione ad una simile discriminazione.
Articolo 8 . Ogni persona ha diritto ad un ricorso effettivo davanti alle competenti giurisdizioni nazionali contro atti che violano i diritti fondamentali riconosciutile dalla Costituzione o dalla legge.
Articolo 9 . Nessuno può arbitrariamente essere arrestato, detenuto né esiliato.
Articolo 10 . Ogni persona ha diritto – in piena eguaglianza – a che la sua causa sia ascoltata equamente e pubblicamente da un tribunale indipendente e imparziale, che deciderà sia dei suoi diritti e dei suoi obblighi, sia del fondamento di qualunque accusa in materia penale, rivolta contro di essa.
Articolo 11. 1) Ogni persona accusata di un reato è presunta innocente fino a che la sua colpevolezza sia stata legalmente stabilita nel corso di un processo pubblico, in cui tutte le garanzie necessarie alla sua difesa le siano state assicurate; 2) Nessuno verrà condannato per azioni o omissioni, che al momento in cui sono state commesse non costituiscono reato in base al diritto nazionale o internazionale. Parimenti non sarà inflitta alcuna pena più forte di quella che era praticata al momento in cui il reato è stato commesso.
Articolo 12 . Nessuno sarà oggetto di ingerenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, né di lesioni al suo onore ed alla sua reputazione. Ogni persona ha diritto alla protezione della legge contro simili ingerenze e lesioni.
Articolo 13 . 1) Ogni persona ha diritto di circolare liberamente e di scegliere la propria residenza entro i confini di uno Stato; 2) Ogni persona ha diritto di abbandonare qualsiasi paese, compreso il proprio, e di rientrare nel proprio paese.
Articolo 14 . 1) Di fronte alla persecuzione ogni persona ha diritto di cercare asilo e di beneficiare dell’esilio in altri paesi; 2) Tale diritto non si può invocare in caso di persecuzione realmente fondata su un reato di diritto comune o su azioni contrarie ai principii e agli scopi delle Nazioni Unite.
Articolo 15 . 1) Ogni individuo ha diritto ad una nazionalità; 2) Nessuno può arbitrariamente venir privato né della propria nazionalità né del diritto di cambiare nazionalità.
Articolo 16 . 1) Raggiunta l’età nubile, l’uomo e la donna, senza restrizione di sorta per ciò che riguarda la razza, la nazionalità o la religione, hanno diritto di sposarsi e di fondare una famiglia. Hanno pari diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e al momento del suo scioglimento; 2) Il matrimonio non si può concludere che con il pieno e libero consenso dei futuri sposi; 3) La famiglia è l’elemento naturale e fondamentale della società e ha diritto alla protezione della società e dello Stato.
Articolo 17 . 1) Ogni persona, tanto sola quanto in collettività, ha diritto alla proprietà; 2) Nessuno può arbitrariamente esser privato della sua proprietà.
Articolo 18 . Ogni persona ha diritto alla libertà di cambiare religione, come pure di manifestare la propria religione o convinzione sola o in comune, in pubblico o in privato, con l’insegnamento, le pratiche, il culto e la celebrazione dei riti.
Articolo 19 . Ogni individuo ha diritto alla libertà d’opinione e d’espressione, il che implica il diritto di non venir disturbato a causa delle proprie opinioni e quello di cercare, ricevere e diffondere con qualunque mezzo di espressione, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee.
Articolo 20 . 1) Ogni persona ha il diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica; 2) Nessuno può essere costretto a far parte di una associazione.
Articolo 21 . 1) Ogni persona ha diritto di partecipare alla direzione degli affari pubblici del suo paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente eletti; 2) Ogni persona ha diritto ad accedere, in condizioni di uguaglianza, alle cariche pubbliche del proprio paese; 3) La volontà del popolo è il fondamento dell’autorità dei poteri pubblici; questa volontà dev’essere espressa con elezioni serie, che devono aver luogo periodicamente, a suffragio universale uguale e con voto segreto o seguendo una procedura equivalente, che garantisca la libertà del voto.
Articolo 22 . Ogni persona, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale; ha la facoltà di ottenere soddisfazioni dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità e al libero sviluppo della sua personalità, grazie allo sforzo nazionale ed alla cooperazione internazionale, tenuto conto dell’organizzazione e delle risorse dei singoli paesi.
Articolo 23 . 1) Ogni persona ha diritto al lavoro, alla libera scelta del suo lavoro, a condizioni eque e soddisfacenti di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione; 2) Tutti hanno diritto, senza discriminazione, ad un salario uguale per lavoro uguale; 3) Chi lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente, che assicuri a lui ed alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana e integrata, se opportuno, da ogni altro mezzo di protezione sociale; 4) Ogni persona ha diritto di fondare con altri dei sindacati e affiliarsi a dei sindacati per la difesa dei suoi interessi.
Articolo 24 . Ogni persona ha diritto al riposo e allo svago, in particolare ad una ragionevole limitazione della durata del lavoro ed a vacanze periodiche pagate.
Articolo 25 . 1) Ogni persona ha diritto ad un livello di vita sufficiente ad assicurare la salute e il benessere suo e della sua famiglia, specialmente per quanto concerne l’alimentazione, l’abbigliamento, l’alloggio, le cure mediche e i servizi sociali necessari; ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, di malattia, d’invalidità, di vedovanza, o negli altri casi di perdita dei propri mezzi di sussistenza in seguito a circostanze indipendenti dalla sua volontà; 2) La maternità e l’infanzia hanno diritto ad un aiuto e ad un’assistenza speciali. Tutti i bambini, nati sia nel matrimonio sia fuori del matrimonio, godono della medesima protezione sociale.
Articolo 26 . 1) Ogni persona ha diritto alla educazione. Essa dev’essere gratuita, almeno per quanto riguarda l’insegnamento elementare e fondamentale. L’insegnamento elementare è obbligatorio. L’insegnamento tecnico e professionale deve essere diffuso. L’accesso agli studi superiori deve essere aperto a tutti, in piena uguaglianza, in base ai meriti; . 2) L’educazione deve mirare al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve favorire la comprensione, la tolleranza e l’amicizia tra tutte le Nazioni e tutti i gruppi razziali o religiosi, come pure lo sviluppo delle attività delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace; 3) I genitori hanno in primo luogo il diritto di scegliere il genere di educazione da impartire ai loro figli.
Articolo 27 . 1) Ogni persona ha il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai benefici che ne risultano; 2) Ognuno ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria o artistica di cui è autore.
Articolo 28 . Ogni persona ha diritto a che, sul piano sociale e su quello internazionale, regni un ordine tale che i diritti e le libertà enunciate nella presente Dichiarazione possano trovarvi pieno sviluppo.
Articolo 29 . 1) L’individuo ha dei doveri nei confronti della comunità, nella quale è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità; 2) Nell’esercizio dei suoi diritti e nel godimento delle sue libertà ognuno è soggetto unicamente alle limitazioni stabilite dalla legge, esclusivamente allo scopo di assicurare il riconoscimento ed il rispetto dei diritti e delle libertà altrui e di soddisfare alle giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica; 3) Tali diritti e libertà non potranno in alcun caso esercitarsi in opposizione agli scopi e ai principi delle Nazioni Unite.
Articolo 30 . Nessuna disposizione della presente Dichiarazione può essere interpretata come implicante, per uno Stato, un gruppo o un individuo, un qualsiasi diritto di dedicarsi ad una attività o di compiere un’azione mirante alla distruzione dei diritti e delle libertà qui enunciate.
La risposta ” (…) accelerando sul processo di integrazione a cominciare dalla non più rinviabile politica estera e di sicurezza comune: esercito e intelligence europea; industria europea della difesa; politica estera comune senza più il vincolo dell’unanimità; accelerazione dell’integrazione euro-atlantica dell’Ucraina; accelerazione dell’ingresso dei Paesi balcanici nell’Unione europea, a cominciare da Albania e Macedonia del Nord; apertura a Georgia e Armenia.” non è una risposta è, , semplicemente, continuare a pensare e ad agire come durante la “guerra fredda”. Vediamo di fare qualche passo in avanti.
…
.1. http://www.pugliantagonista.it/archivio/bari_lcperilcomunismo.htm
.2. https://www.jstor.org/stable/45096859
.3. https://www.linkiesta.it/2024/11/come-sara-la-politica-estera-del-secondo-trump/
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