Giorgio Nebbia. Anche lui ci ha lasciati…

(*) Ciò che mi ha sempre colpito della sua figura è stata la precisione dell’analisi. Il partire, e non abbandonare mai, un approccio marxista, alla produzione, alle merci e al lavoro, per approdare ai fondamentali dell’ecologia, a cominciare in periodi nei quali l’ecologia in Italia era ancora un timido riflesso di analisi distanti. Un pragmatismo, il suo, costante, legato alla materialità della produzione sempre e strettamente connesso al sociale, al lavoro e all’ambiente. E fu anche un eretico dell’ecologia. Un intellettuale al quale non era sufficiente la critica ambientale degli effetti della produzione, ma per il quale era necessario entrare dentro i processi produttivi, studiarli, capirli per trovarne delle alternative ecologiche. Un approccio che ancora oggi, nonostante si faccia un gran parlare di economia circolare – e Giorgio Nebbia è un precursore fondamentale di ciò – il mondo dell’ambientalismo fa molta fatica ad adottare. Non a caso Nebbia si definiva uno studioso delle merci, del ciclo delle merci, anticipando di anni il concetto del Life Cycle Analysis. Ed era un approccio complessivo e generale che stupiva. Ricordo, durante un’intervista che gli feci sul nucleare, che a un certo punto mi spiegò con un inciso sintetico ed efficace la concezione produttiva e di utilizzo delle Jeep dell’esercito statunitense, il cui nome è una derivazione in slang di GP ossia General Purpose, confrontando la generalità e la semplicità della tecnologia e dei componenti dell’autovettura militare, con le specificità tecnologiche dei vari tipi di reattori nucleari. Senza però perdere la critica di fondo sull’energia atomica, vista da Nebbia come un elemento nocivo e inquinante. Questa sua, rara, rarissima, capacità di mettere in connessione aspetti molto diversi e lontani, partendo delle metodologie di produzione delle merci e inserendo la produzione in un contesto sociale, conservando però l’approccio marxista e quindi legato alle persone, ci mancherà. Non abbiamo, specialmente oggi che la complessità cresce e aumentano anche le conoscenze scientifiche sugli effetti dell’attività antropica sul Pianeta Terra, persone e intellettuali che siano in grado di leggere i contesti generali, mettendo assieme produzione, società e ambiente, sintetizzando il tutto per tracciare soluzioni. Ora più che mai avremmo bisogno di Giorgio Nebbia che ci ha lasciati ieri.
(*) Sergio Ferraris, giornalista scientifico, direttore di QualEnergia.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*