Gran Bretagna docet

Nel 1940, verso Giugno di quell’anno, la Gran Bretagna si trovò a fronteggiare un nemico formidabile che occupava gran parte dell’Europa di allora: in Spagna Francisco Franco, in Portogallo Salazar, al centro del Mediterraneo un’Italia fascista e dichiaratamente rampante, mentre sul resto del continente si stendevano rapaci le armate hitleriane, dai Pirenei sino all’estremo nord della Norvegia.

La lotta sembrava impari, però con la pervicacia britannica ed il concorso di grandi potenze quali l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, le piccole isole britanniche riuscirono, in qualche modo, a creare un’alleanza capace di sconfiggere i regimi totalitari.

È stato un grande momento, forse l’ultimo per l’Impero Britannico, ed anche per quella democrazia parlamentare che avevano contribuito ad erigere.

Nel 2024, dopo tanti anni di pace, che avrebbero dovuto suggerire dei pensieri più costruttivi, ritroviamo una Europa continentale che si rivolge drammaticamente a destra, con una serie di paesi che mitizzano dei leader capaci soltanto di proferire slogan di un nazionalismo estremo, chiusi nei loro focolari e per nulla volenterosi di costruire una grande Europa.

Ma, allora, cosa è successo in questi ultimi decenni? Sicuramente c’è stata una involuzione, un non voler capire i tempi che cambiano e soprattutto le idee portanti degli altri, considerate come schematiche e dittatoriali (vedi Cina, Russia, India, etc…).

Il classico snobismo occidentale, sempre sopravvalutato da europei ed americani, nei confronti di chi non ha avuto la fortuna di passare attraverso una rivoluzione americana o francese.

Chi non riesce a far accogliere ad altri le proprie idee, si crede inascoltato e tende a richiudersi in se stesso, cosa che stanno facendo, inevitabilmente, tutti questi piccoli duci o ducetti dei vari paesi di Europa, immemori dei disastri del secolo scorso.

Per fortuna che in questo 2024 la Gran Bretagna, come al solito più pragmatica degli altri, ci ha saputo riportare ad una grande riaffermazione dei Laburisti, che nei loro programmi hanno sempre ispirazioni ad un miglioramento costante delle cosiddette classi subalterne in tutti i settori, a partire dalla sanità all’istruzione.

Nel 1945, l’Impero britannico crollava, eppure un governo laburista per cinque, sei anni, pur nella relativa povertà, portò avanti programmi di redenzione sociali indiscutibili.

Speriamo che anche oggi, di fronte ad una Europa imbarbarita da ipotesi politiche apparentemente nuove, in realtà retrograde, che ci portano indietro ad ideologie post prima guerra mondiale, sappia attingere alla scintilla che proviene da queste isole lontane, e darsi una ragione di buon senso contro egoismi secolari ammantati da belle parole.

Viator

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