Una grande retrospettiva a Rovigo di un pittore straordinario e poco conosciuto: Vilhelm Hammershøi

Danese di Copenaghen, vissuto tra il 1864 e il 1916 , Vilhelm Hammershøi potrebbe essere accomunato nelle sue opere con Hopper, entrambi inquietano e interrogano ma in modi differenti, come differenti sono le loro culture.

Hammershøi e ‘ conosciuto come ” l’artista che dipingeva le donne di spalle”.
Sosteneva che i quadri con pochi colori rendono meglio, è vero anche al mio sentire, come nei film di Bergman anche qui le atmosfere sono rarefatte  e il silenzio emerge come ponte per una parola non vana.
Oggi dove la follia di un divertimento ignorante imperversa nelle nostre vite, accostarsi a questi panorami è balsamo per quelle anime che ancora anelano all’umano.
August Strindberg e Kierkegaard si uniscono con le loro opere e sempre nelle peculiari diversità,  per riannodarci al silenzio, al freddo, alla severità,  all’ascolto,  che Rilke  mise in pratica incontrando Hammershøi, dopo aver visto un suo quadro.
Rilke volle infatti conoscere il pittore,  andò da lui e trascorsero insieme un pomeriggio.
Si racconta che non si siano detti nulla. Non c’è ne era bisogno. Ci sono momenti dove ogni parola è superflua e l’Arte parla a chi ha imparato ad ascoltare il silenzio.
La mostra rimane aperta sino al 29 giugno a Rovigo, Palazzo Roverella, curata da Paolo Bolpagni e prodotti da Dario Cimorelli.
In mostra opere di altri pittoriche silenzio, tra il Nord Europa e l’Italia.

Patrizia Gioia

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