Guerra e Pace

Lungi da me il voler contendere con il sommo Lev Tolstoj, ma è un titolo che fotografa la situazione dell’oggi.

A Gaza si combatte una guerra per la vita e la morte di due popoli, e già i morti sono oltre 40.000, con delle prospettive di pace altalenanti, che sembrano un giorno decise, un altro quanto mai mosse.

Sto dedicando un saggio a questa interminabile lotta e spero di portarlo a termine entro i prossimi mesi, nel frattempo i lutti si sostituiscono alle facili parole e i duri fatti amministrano la realtà.

In Ucraina, due paesi fratelli si straziano per pochi lembi di terra, per un senso folle del nazionalismo, che sembrava dimenticato per sempre dopo la follia delle due guerre mondiali.

No, la politica di potenza è ancora viva e sembra predominare sul buon senso, come se i morti non contassero veramente, ma fossero solamente segni di gesso su una lavagna.

Non vuol essere questo un attacco alla Russia, ma sicuramente al suo autocrate, che ritiene necessario il sacrificio di altri per giustificare la bontà della propria politica di fronte ai suoi.

E in Italia? Vige la “pax romana”, ma non quella universale di un Augusto, quanto quella paciosa di convitati ad un allegro banchetto, poiché in questa Roma è necessario, doveroso, mangiare, e mangiare bene.

E allora s’avanza sul selciato antistante i palazzi il pancione di Carlo Calenda, che sembra uscito dalle pagine di un Rabelais, oppure un sempiterno danzante Renzi, a cui nessuno può chiudere le labbra pronte a far danni.

In un vicolo vicino, ecco avanzare il Prof. Conte, con sotto braccio i due codici ed una lingua mielata, così diversa da quella del suo puntuto predecessore, Grillo.

Non merita troppo parlare di Salvini, assodato traditore del vecchio Bossi e del nord industriale, o di Forza Italia, che sopravvive bene ai trenta anni di berlusconismo imperante.

E poi le due ragazze, la biondina romana con le due espressioni, quella servile rivolta a Bruxelles, e quella tonante rivolta ai subalpini, una perfetta descrizione della schizofrenia; l’altra, la cosmopolita Elly, a suo agio in Svizzera, a Bologna e nei quartieri romani, pronta come una sibilla, ad emettere i suoi cartigli, che sono poi gli slogan ripetuti a cui ci ha abituato nell’ultimo anno e mezzo.

Ucraina, Gaza da una parte, dall’altra la Roma dei servi-padroni, la realtà vera di due guerre che sembrano lontane, ma in realtà sono molto vicine, e dall’altro la farsa di marionette che giocano sul teatro che si sono riservate, incuranti della necessità di comunicare la verità sulle guerre, ma pronti a mentire spudoratamente per salvare le loro posizioni, per miserabili che possano essere.

Viator

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