Genitorame: è la negazione di tutte le buone qualità proprie del Genitore.
La caratteristica principale è avere figli intelligenti e meritevoli sempre e comunque.
Se avvengono episodi in cui è manifesta la pessima educazione o se il rendimento scolastico è scadente, la colpa è dei compagni e dell’Insegnante.
Si riproduce in esemplari tutti firmati e nutriti allo stesso modo o clonati in copie più scadenti rispetto ai modelli comportamentali e ai disvalori trasmessi dalla peggior televisione, dalla pubblicità e dai “social”.
Il genitorame non vuole essere disturbato da problemi inerenti il figliolame: non conosce divieti, perché la fermezza è fatica, e ricorre tutt’al più a scenate isteriche quando ne ha abbastanza, per poi cedere ugualmente alle richieste più cretine o a lasciar fare esattamente quello per cui cinque minuti prima si era inquietato.
Per evitare di applicarsi troppo ad addestrare il figliolame, spende quotidianamente in inutilità varie pur di essere lasciato in pace.
Se dispone di mezzi adeguati, si spreca senza discernimento nell’acquisto di tutto ciò che viene pubblicizzato e venduto come espressione di status economico. Per questo è contrario alla divisa scolastica che rende tutti uguali.
Detesta i compiti e le lezioni perché comportano il controllo e la verifica del lavoro scolastico e lo costringono ad affrontare il problema del dovere, che richiede l’impegno a fornire delle regole e a operare delle rinunce.
Preferisce occupare il tempo extra-scolastico in attività che ritiene prioritarie rispetto allo studio, come la pratica di sport, arti marziali, settimane bianche, vacanze esotiche che possano essere raccontate e vantate a conferma di una situazione di privilegio.
Altrimenti si limita a prolungare le soste ai supermercati, a piazzare il figliolame davanti alla TV, computer, videogiochi che hanno un effetto droga assicurato.
L’Insegnante ideale è quello che non interferisce con richieste che implichino l’attenzione della famiglia, che disturbi il meno possibile e stia al suo posto.
Generalmente questo figliolame è svogliato, querulo, superficiale, anaffettivo, antipatico con i compagni.
Alcuni tendono ad essere prepotenti e a costituire un modello negativo da imitare, poiché sono smaliziati e strafottenti.
Si pongono in competizione con l’adulto e sono convinti che a loro tutto sia concesso e dovuto. A scuola arrivano stanchi e assonnati perché vanno a letto tardi, abituati come sono a fare gli orari dei genitori, a sentire tutto quello che dicono e a intervenire a sproposito su tutto.
Altri sono bambini tristi, lasciati a se stessi.
I nomi: Katiuscia, Odile (pronunciato come si scrive), Kimberly, Samantha, Kevin, Davis, Christian, Natascia, Michael, Dennis, Verusca, Thomas, David, Cinthia, Josh, Anthony, e cosi via.
Anche i cognomi, riferiti al mondo animale, meritano una considerazione più attenta: Boveri, Bovo, Bovone, Bracco, Cane, Capra, Canegallo, Cavallero, Cavalli, Cavallone, Delfino, Falco, Formica, Galli/o, Gallina/i, Gallinotti, Gatti/o, Grillo, Leone, Lupi/o, Lupino, Manzi, Manzini, Manzone/i, Merlo, Orsi, Orsini, Pesce, Picchio, Piccione, Polla, Pollarolo, Pollastri/o, Porcelli, Porcu, Quaglia, Quagliotto, Ragno, Rana, Ratti, Ricci, Riccio, Sarda, Serpe, Tacchino/i, Tasso, Vacca, Vaccotti, Vespa, Volpe/i, Volpini,…
Questi, fornendo un esempio di bestiario, confermano, ancora una volta, la validità del concetto di Educazione – Addestramento.
All’occhio attento dell’Insegnante non sfugge l’eventualità di un pericolo nei portatori di nomi bestiali: si potrebbero rilevare, in alcuni soggetti, carenze intellettuali o caratteri comportamentali, trasmessi geneticamente, che facciano pensare che le colpe dei figli ricadano sui genitori.
I portatori sani, non me ne vogliano.
Genitorame è anche quello un po’ nevrotico, iper-protettivo.
Non riesce ad operare il distacco graduale che consente ai figli di raggiungere un minimo di autonomia.
È quello che, i primi giorni di scuola, fatica a scollarsi dalla classe e si aggira inquieto all’esterno dell’edificio scolastico.
Controlla ansiosamente il lavoro svolto e pretende soltanto risultati ottimi, mettendo in croce tutti, oppure attribuisce a motivi esterni tutto ciò che non va secondo le aspettative e tende a giustificare la pigrizia, pensando che gli impegni siano troppo gravosi per il figliolame.
Ne risulta un alunname che vomita, ha paura dei gabinetti alla turca, si sporca sovente, non mangia, piange, ha tic nervosi, è pallido, magro o grasso malsano, perché tenuto troppo a casa, o attaccato a nonni e genitori. Non è abituato a stare con gli altri, avendo poco o mai frequentato la scuola materna e non sa giocare.
Malauguratamente, proprio questo è l’alunname a rischio e le grane con le famiglie non finiscono mai: inciampa, sta sempre in prossimità di spigoli e finestre, cade dalle scale, si prende i palloni in faccia, si taglia, si trova sempre in mezzo alle risse perché non sa individuare i pericoli.
Tra il genitorame metterei anche chi è impegnato in attività politiche e sociali, o perché si sente chiamato a svolgere una missione, o perché coltiva la segreta speranza di essere eletto per qualche incarico.
È il più molesto in assoluto perché è saccente, spesso esibizionista, tenta di prendere iniziative autonome, sconfinando in campi non di sua competenza, sa tutto sulle delibere del Consiglio di quartiere o del Comune, è sempre lì a proporre, a convocare, a protestare, a discutere, a creare problemi.
È quello che alle riunioni vorrebbe inchiodare tutti gli astanti alle sedie per ore se, lestamente, allo scadere del tempo, tutti non si alzassero per “levare la seduta”.
Il figliolame corrispondente non è di buona qualità, come si potrebbe sperare, perché il genitore ha letto malamente un po’ di pedagogia di qua, un po’ di psicologia di là, e ha fatto confusione.
Se a ciò si aggiunge il fatto che egli ritenga il figlio un genio incompreso, si ha il quadro della situazione in cui si trova il povero Insegnante..
Tenersi alla larga e non chiedere mai pareri o collaborazione.
L’ultimo tipo di genitorame è quello che dimostra palesemente di essere l’anello di congiunzione tra l’uomo e la scimmia.
A questo voglio donare una sorta di umana comprensione poiché non c’è responsabilità personale, se la natura è stata malevola e se l’intelligenza è pari a quella di una platessa.
Fa parte del gruppo degli assenti: non partecipa, non reagisce, non c’è.
La scuola è un mezzo per parcheggiare il figliolame che è esso stesso superfluo, anche se il concetto non arriva a coscienza. Infatti continua a procreare, alzando inconsapevolmente la media di natalità ma abbassando le capacità mentali della nazione.
La solidarietà è giusta e dovuta, ma alcuni scellerati provano gratitudine perché questo genitorame garantisce l’aumento dei posti di lavoro: équipe psico-medico-pedegogica, insegnanti di sostegno, assistenti e tutta una serie di iniziative del P.O.F. (Piano Offerta Formativa) che richiedono ore di straordinario.
A conti fatti, la partecipazione dei genitori è un altro esempio di falsa democrazia: nella scuola non può esserci posto per chi non ha maturato la competenza e la professionalità richieste in materia di addestramento e, se non c’è potere decisionale, è inutile istituzionalizzare organi soltanto consultivi. Sono e devono essere i Dirigenti e gli Insegnanti a operare le scelte finalizzate a mantenere la qualità dell’istruzione nella più completa indipendenza di giudizio.
È meno ipocrita invitare i genitori quando è necessario fornire informazioni di carattere generale (all’inizio e alla chiusura dell’anno scolastico) e quando si rileva la necessità di un colloquio. Intanto chi dovrebbe venire, non viene, e chi è sempre presente non è necessario che ci sia.
L’Insegnante sia cordiale, non entri mai nella sfera personale, si limiti all’esposizione dei fatti inerenti il rendimento scolastico.
Il genitore non vuole ascoltare brutte notizie quindi, partire sempre dalle buone qualità dell’alunno (qualcosa si trova sempre e notificare in seguito, con modi garbati, gli
aspetti negativi).
Chi ha figli bene addestrati ha solo bisogno di conferme; il genitorame fa comunque quello che vuole o che può e l’Insegnante è bravo se non si lamenta troppo.
Poi, in classe, ciascuno fa quello che deve, salvo compiere il miracolo di dispensare la luce dell’intelligenza a chi ha il cervello spento.
E finisce qui.
DARWINISMO
Che mal questo dolore che mi sento
se l’occhio poso sul prognato mento!
E se distratta mano sfiora il collo
trova tosto un ingobbito avvallo.
Di freddo non m’è dato di soffrire
con tutto questo vello che m’adorna
senza dover per forza soggiacere
ai capricci della moda che ritorna:
non è già condizion sì dignitosa
da esser dalla scienza alfin stimata
con le mie piante di pelle callosa
e corte gambe di forma ben arcuata?
Studiando assorta il femminil progresso,
cerco l’anel che nell’evoluzione
l’antica scimmia unisca al gentil sesso
per dare l’agognata spiegazione…
fé scivolare il caso la pia clamide,
che avvolge le mie membra per decenza,
sì da svelare, a un tratto, la donninide,
la nuova perla della conoscenza.
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