Sotto la forte pressione di un Trump esagitato, l’Europa si trova, in fretta e furia, a considerare un grande aumento delle spese militari.
È chiaro che l’invasione russa dell’Ucraina e la volontà di disimpegno degli Stati Uniti dall’Europa, la obbligano a tale decisione: il problema è dove trovare i soldi.
Crisi industriale, disoccupazione, forte aumento delle materie prime non favoriscono sicuramente questo processo di armamento.
Ma, come vediamo, il riarmo è necessario.
Non si può pensare che l’Europa, per quanto lacera e disunita, possa cadere nelle mani di un dittatore post-staliniano, una sorta di zar che valuta tutto in termini di armamenti, di potenza militare.
L’Europa, con l’aggiunta del Regno Unito, è chiaramente più ricca e diversificata della Russia, non ci sono discussioni, ma, come si diceva una volta, i carri armati non guardano in faccia a nessuno, sparano e basta.
Due poli europei mi hanno in particolare colpito: la Gran Bretagna, governata da un laburista, si è subito organizzata per ulteriori aiuti all’Ucraina e un programma di consistente riarmo a tutti i livelli in accordo con l’Europa.
Mi pareva la Gran Bretagna di Winston Churchill del 1940, pronta ad essere sommersa dalla marea nazista, ma pronta anche a resistere con tutti i mezzi sotto la guida del vecchio leone.
Dall’altra parte della Manica, la Germania, apparentemente in difficoltà, ma in realtà capace di ritrovare unità e fermezza sotto un nuovo leader, che dopo ottanta anni prova a creare, come nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale, il miglior esercito del mondo.
Mi ha molto colpito il fatto che, a fronte della crisi di vendite della Volkswagen, la celebre Rheinmetall si è subito proposta come produttrice di straordinari carri armati: come a dire, l’acciaio che perdiamo nella non costruzione di autoveicoli lo recuperiamo per produrre carri armati, cosa in cui siamo specialisti da cento anni.
Nemici mortali nel secolo scorso, i due paesi sono quelli che possono ridare una scossa all’Europa in questa corsa obbligata agli armamenti, e state pur sicuri che lo faranno.
E l’Italia? Come al solito, aspetta di vedere quello che succede, ma forse anche noi abbiamo una speranza: dall’alto della sua notevole stazza, il ministro della difesa Crosetto aspetta la sua ora, sa che è vicina, e prevede tre anni di gran lavoro che gli porteranno prestigio, onori e non solo.
Viator
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