Bella, nella sua drammaticità, la riunione della giornata di oggi (28 ottobre 2022) riguardante l’ “emarginazione”, la “povertà”, la “mancanza di lavoro” , argomenti tra loro collegati e, sullo sfondo, le migliori operazioni per arginare (non per fermare, opzione ora irraggiungibile) tali fenomeni. Le comunicazioni periodiche dell’ISTAT sono inclementi e durissime, nello specifico. In tre anni alcuni milioni di poveri effettivi in più, sostanzialmente presenti in tutte le regioni, con un interessamento anche degli italiani “veraci” che stanno toccando con mano gli effetti di una serie di crisi di sistema. Ufficialmente tutto è cominciato con la scoperta dell’acqua calda delle “bolle speculative” a partire dal 2007 prima negli USA poi un po’ ovunque. Una cartina al tornasole che segnalava l’impossibilità per il “sistema” di autoregolarsi e di continuare ad assicurare uno sviluppo “continuo e ramificato”. Così non è stato e stiamo ancora aspettando i rimedi o, almeno, una autocritica di tutti i “tavoli” che contano, quelli che risolvono tutto con un tweet o una mail. I numeri sono, come scritto “inclementi” ed è giusto considerarli nella loro completezza. Probabilmente, data la numerosità delle presenze dell’incontro dell’associazione CittaFutura di oggi, ci sarà un impegno continuo ed approfondito dell’associazione e del giornale sull’argomento. Un impegno importante a cui sapremo tener fede. (n.d.r.)
…
Dalla Redazione di www.vita.it 15 giugno 2022
Nel 2021 sono in povertà assoluta 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come nel 2020). Pertanto la povertà assoluta conferma i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio del Covid-19. 1,4 i minori in povertà. Ma con un consistente aumento dei prezzi quest’anno, superiore al 6%, questi numeri possono dilatarsi e di molto.
La povertà assoluta nel 2021 conferma i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia. Per 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale dal 7,7% del 2020) e circa 5,6 milioni di persone (9,4%, come l’anno precedente) non è cambiato nulla. Ma attenzione, avverte Istat: nel 2021 i maggiori consumi (+1,7%) non hanno compensato l’inflazione (+1,9%). Fin qui i numeri dell’Istat di oggi. E poiché la povertà assoluta si misura sulla capacità della famiglia di sostenere le spese essenziali e incomprimibili per vivere, dal cibo all’affitto, dalle cure al riscaldamento, quest’anno con un’inflazione oltre il 6% potremmo avere un milione di poveri assoluti in più.
Tornando alla situazione del 2021, Istat spiega che la causa di questa sostanziale stabilità è imputabile a diversi fattori: in particolare, a un incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti (+1,7% per il 20% delle famiglie con la capacità di spesa più bassa, ossia la quasi totalità delle famiglie in povertà assoluta) che non è stato sufficiente a compensare la ripresa dell’inflazione (+1,9% nel 2021). In assenza di inflazione la quota di famiglie in povertà assoluta sarebbe scesa al 7,0% e quella degli individui all’8,8%.
L’intensità della povertà assoluta – che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere sia in media al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”) – rimane anch’essa sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (18,7%), con le uniche eccezioni del Centro dove raggiunge il 17,3% dal 16,1% del 2020 e del Nord-ovest (19,3% dal 18,6%).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020), mentre scende in misura significativa al Nord (6,7% da 7,6%), in particolare nel Nord Ovest (6,7 da 7,9%). Tra le famiglie povere il 42,2% risiede al Sud (38,6% nel 2020) e il 42,6% al Nord (47% nel 2020). Si ristabilisce così la proporzione registrata nel 2019 quando le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura fra Nord e Sud.
Con riferimento alla classe di età, l’incidenza della povertà assoluta si attesta al 14,2% (poco meno di 1,4 milioni) fra i minori. All’11,1% fra i giovani di 18-34 anni (1 milione e 86 mila) e rimane su un livello elevato al 9,1% anche per la classe di età 35-64 anni (2 milioni 361 mila), mentre si mantiene su valori inferiori alla media nazionale per gli over 65 (5,3%, interessando circa 743 mila persone).
Commenta per primo