L’ “attacco alla democrazia” secondo Maurizio Molinari

L’editorialista di “Repubblica” Maurizio Molinari, già direttore alla  “Stampa” di Torino taglia corto (1) e nell’ultimo suo libro edito da Rizzoli mette ben chiaro sulla lavagna chi sono i buoni e chi i cattivi. Di fatto un viaggio avvincente dallo stretto di Taiwan a Karkhiv, dal centro della politica europea al Sahel, da Gaza alle isole contese del Pacifico, per spiegare che non è solo con le armi che si combatte. Una guerra ibrida che vediamo accendersi sui social, nell’informazione contaminata, negli attacchi cyber, nell’uso della religione e del nazionalismo. Una sfida epocale di cui siamo testimoni ogni giorno.
Ci aspetta probabilmente il decennio più pericoloso, imprevedibile e allo stesso tempo più importante dalla fine della Seconda guerra mondiale.” È l’ottobre del 2022, e a parlare è Vladimir Putin. È una constatazione, ma, per Molinari, soprattutto  una minaccia: il fronte delle autocrazie sembra essersi compattato negli ultimi anni per lanciare una sfida feroce all’ordine globale che ha governato la geopolitica dalla fine della Guerra fredda.  Dall’autore vengono individuati cinque fronti caldi di una guerra ibrida che vede schierati da un lato i Paesi occidentali e dall’altro le principali autocrazie del pianeta: la Russia di Putin, la Cina di Xi, la Repubblica islamica iraniana di Khamenei. Servendosi di mappe aggiornate e illuminanti, Molinari ci guida in un’analisi serrata degli sviluppi politici e militari in corso non solo nei campi di battaglia dell’Ucraina e del Medio Oriente, ma nelle aree contese sotto il profilo ideale ed economico della nostra stessa Europa e dell’Africa, del continente asiatico e dell’Estremo Oriente del planisfero. Tutti “tasselli di un unico mosaico, la grande guerra d’attrito che Russia, Iran e Cina stanno combattendo, in maniera asimmetrica, contro le democrazie, al fine di metterle sulla difensiva, indebolirle e farle implodere per riuscire a ridefinire l’architettura internazionale di sicurezza”. Cioè, di fatto portare il mondo ad una nuova weltanschaung sempre capitalista e con ricchi e poveri ma organizzata in altro modo, forse un po’ alla cinese del XXI secolo…

Il libro è uscito qualche mese prima del disfacimento della Siria, dovuto alla tenaglia a tre che ha annichilità gli Hezbollah filoiraniani o iraniani tout cour. Tagliato il cordone ombelicale tra Libano e confine persiano si è data una svolta alla guerra “a pezzetti” che, gira gira, trova sempre all’origine di tutto, ad esempio all’origine del disimpegno russo, proprio il “harakiri” ucraino, assodato che continuiamo a ritenere errata e criminale l’aggressione all’Ucraina di inizio 2022 vera voragine mangia-miliardi e, drammaticamente, mangia-uomini. Ma come si è arrivati a questo punto…(2)

L’emergenza Siria ci insegna molto                                                                   

La cosa più surreale della caduta della Siria è la gioia della gente del posto, che si riunisce in folla, facendo cadere con gioia i monumenti ai loro ex leader, salutando le telecamere e festeggiando qualcosa. È proprio “Titanic” alla massima velocità: l’iceberg è già vicino, ma l’orchestra suona, tutti ballano e i fumi della baldoria corrono lontano. Ma mentre la popolazione si diverte nelle piazze, il loro Paese scompare, senza metafore, letteralmente cancellato dalla mappa del mondo. Proprio in questo momento, l’esercito israeliano sta bombardando le fabbriche e le infrastrutture siriane, distruggendo la difesa aerea, le attrezzature e i depositi di armi. Carri armati dell’IDF sono stati avvistati anche vicino a Damasco. Sì, avete letto bene, proprio vicino alla capitale. E Maurizio Molinari continua a ripeterci che l’aggressione del 7 ottobre di un anno fa giustifica tutto, perché Israele può e – secondo Molinari – “deve” muoversi come vuole.

Prima ancora che l’opposizione armata siriana entrasse a Damasco,  quella che è definita ora “patriota” e che – nelle sue componenti – fino a 7 giorni fa era definita con termini come “esercito fantasma”, “terroristi” etc.,  ha sollecitato l’esercito israeliano a far carta straccia di trattati e direttive ONU, superando di un centinaio di chilometri il confine sul Golan. Infatti l’esercito israeliano, mettendo in pratica un ordine governativo, ha revocato le restrizioni “in conformità con la valutazione della situazione effettuata dal Comando Nord”. In pratica, ciò ha portato l’esercito israeliano a catturare le alture di Golan, e il primo ministro del paese Benjamin Netanyahu ha dichiarato che questo territorio “rimarrà per sempre parte di Israele“. L’IDF non si è fermato qui e si è spostato ulteriormente attraverso il territorio, che, di fatto, è siriano. Storicamente anche le alture di Golan sono territorio siriano, ma nel corso di diverse guerre Israele è riuscita ad occupare parte di questo territorio fertile e da sempre conteso. Lo sterminio reciproco si interruppe solo nel 1974, quando il territorio da lungo tempo sofferente fu riconosciuto come zona neutrale e smilitarizzata. I residenti l’hanno abbandonato e le forze di pace delle Nazioni Unite hanno preso il controllo dell’area. Ma di questo il “nostro” non parla e considera la fine di Gaza e delle alture del Golan alla pari di un castigo di Yahvè…. “noi siamo il popolo eletto e non ti puoi opporre”  (3)  

Nonostante le ripetute provocazioni e gli scontri tra soldati di leva delle due parti e, a volte, con l’uccisione di semplici contadini palestinesi, , l’accordo sulle alture di Golan ha funzionato e ha assicurato una relativa pace nella regione. Ora invece cambia tutto…

Interessante il fatto che di alcune reazioni non vi sia traccia… Non pervenuta (in Italia) ad esempio la reazione dei paesi arabi, in particolare del Qatar (“è inaccettabile che Israele approfitti della situazione in Siria per violarne la sovranità”) e della Turchia (Ankara ha sottolineato l’inammissibilità della violazione dell’accordo del 1974). Netanyahu, per parte sua, ha ripetuto di non essere d’accordo con questo tipo di approccio… Ha affermato che “questo accordo non esiste più perché l’esercito siriano ha abbandonato le sue posizioni”. Il sostegno degli Stati Uniti è arrivato, invece, quasi immediatamente: il Dipartimento di Stato si è dimostrato favorevole all’occupazione dei territori siriani da parte dell’esercito israeliano. “L’esercito siriano ha abbandonato le sue posizioni <…>, il che ha creato un potenziale vuoto, che potrebbe essere riempito da gruppi terroristici che potrebbero minacciare Israele“, ha detto il funzionario del dipartimento Matthew Miller.

Belle formulazioni, ma dietro si cela un banale intervento e l’annessione dei territori siriani. La Russia ha evidentemente patteggiato qualcosa perché un intervento, anche più limitato rispetto a quello del 2015, avrebbe fatto “piazza pulita” degli anti Assad. . Su cosa abbia patteggiato e  con chi, rimandiamo all’ultima sezione, qui sotto.  Sempre la Russia, con autorevoli prese di posizione ha raccomandato il mantenimento  dell’integrità territoriale  della Siria, garantendo la sicurezza della popolazione civile e fornendo aiuti umanitari a chi ne ha bisogno.

Il caso siriano insegna lezioni interessanti a tutti i paesi della regione, compresi quelli più prosperi. La politica sistematica degli Stati Uniti e di altre nazioni occidentali  di strangolare la Siria con sanzioni e di sostenere l’opposizione armata locale ha dato i suoi frutti. Il quadro ricorda un po’ l’Afghanistan degli anni Ottanta con i finanziatori sauditi, Bin Laden in testa, a sostenere le varie milizie islamiste in campo. Per capire che aria tira a New York è sufficiente guardare i titoli entusiasti dei media americani: è chiaro che considerano tutto ciò che sta accadendo come una vittoria.

E’ Israele il vero vincitore insieme all’establishment più tradizionale del mondo occidentale.                                                                                           

Sembra quasi che si tratti di tensioni create appositamente per cambiare i nodi politici di interesse generale, arrivando addirittura ad ipotizzare una nuova fase della sciagurata “Primavera araba”.

Inoltre, anche i paesi più prosperi potrebbero essere minacciati, soprattutto se Trump, come promesso, riuscisse a far scendere i prezzi del petrolio. Una diminuzione dei prezzi degli idrocarburi, sanzioni – e nel giro di anni non rimarrà più nulla dell’antica prosperità degli stessi paesi del Golfo, e poi, dal nulla, arriverà l’opposizione armata, e sarà armata dal CIA e MI6.

Un nuovo quadro internazionale                                                                         

I paesi del Golfo e gli altri stati arabi sono consapevoli di questo problema, quindi, a differenza dei rapporti con gli Stati Uniti, stanno cercando di creare nuove alleanze e di unirsi ad alleanze come i BRICS. Tutti capiscono che l’egemonia americana non è eterna e oggi è necessario costruire relazioni con i vicini della regione e del pianeta per non ritrovarci soli al mondo “dopo l’America”.

E solo la leadership di Israele si comporta nello stile di “anche un diluvio dietro di noi”. Tuttavia, un giorno gli Stati Uniti si arrenderanno a questo loro stretto alleato, proprio come hanno tradito tutti i loro vassalli. E allora cosa accadrà a un piccolo paese che è riuscito a rivoltare contro se stesso l’intero vasto mondo musulmano?

Pertanto, tutti attendono con impazienza la decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Siria. Evitare che si trasformi in Libia è il compito primario, perché altrimenti il ​​caos si diffonderebbe in tutta la regione e divorerebbe il Medio Oriente e, oltre ad esso, il mondo intero.

Ma a Maurizio Molinari va bene così                                                                   

Per lui  Israele ha ragione “a prescindere”. Tutto quello che è successo dopo il 1948 è solo colpa degli Arabi che capiscono una cosa sola : il bastone (frase ripresa a memoria da uno dei molti comizi di Netanyahu). Avrebbero dovuto accettare la spartizione del “Palestine territory” al 40 per cento dell’estensione, ritirandosi dai terreni già assegnati ai profughi del popolo di Israele (qui in senso generale). Non l’hanno fatto e, così, il “pogrom” continua all’infinito, così come gli attriti/guerre in Africa, in MyamMar, a Taiwan, in Ucraina ecc.   Non un barlume di luce e di “speranza” per una pace duratura…neanche a parlarne. L’abbiamo scritto mille volte: l’uomo (e la donna) di qualunque razza siano, di qualunque latitudine, di qualsiasi lingua appartengono al genere umano e devono avere pari diritti e doveri. Utilizzando (sono parole del Papa) “le enormi quantità di denaro impiegato negli armamenti in progetti di inclusione sociale e di salvaguardia dell’ambiente. E sulla Russia, quella che Molinari ha inserito per prima in lavagna sotto la scritta in stampatello “cattivi”, in tutta questa storia cerca di veleggiare a filo onda, senza farsi troppo contaminare… Ha incontrato di sicuro emissari israeliani e turchi di altissimo livello, ha confermato che non avrebbe “mosso un dito” all’atto della distruzione di tutte le caserme di terra e di mare dei Siriani, poi perpetrato in più di trecento raids dagli aerei israeliani.  Arrivando addirittura ad abbandonare le esperienze di democrazia vissuta della regione del Rojava e l’intero popolo kurdo, dopo che – per anni – ha fatto di tutto per arrivare ad un riconoscimento adeguato. Israele si prepara, così, al condizionamento di una enorme area tra Eufrate e Mediterraneo col benestare del vicino turco a nord e delle monarchie arabe a sud. L’Iran non conta in questa partita  e deve prepararsi a qualche altra mossa di accerchiamento e pressione. (4) Probabilmente anche il regime degli Ayatollah ha il fiato corto ed è in vista un ricambio….Che però sia davvero non cruento… e, soprattutto, con metodi democratici. Ricordando sempre che siamo in tanti su una sola Terra e ci dobbiamo sopportare. Oltre a “supportare” la Terra stessa riequlibrando ciò che è stato  danneggiato negli anni. Vedremo le prossime mosse…

.1. M. Molinari: “La nuova guerra contro le democrazie”. Rizzoli edt. https://eventi.mondadoristore.it/it/event/2024/12/12/maurizio-molinari-presenta-il-libro-la-nuova-guerra-contro-le-democraz/18388/

.2. Da segnalare che , improvvisamente, sui media russi che ancora arrivano in Italia, sono praticamente scomparse notizie sul Medio Oriente e sulla Siria in particolare.  Anche quelle sulla “Specialnaia Operatzija” sono in diminuzione…. Che gli emissari di Biden, come ultimo sgarbo a Trump, abbiano trattato con Mosca entrambe le questioni (Medio Oriente e Ucraina)? Lasciamo la domanda come un invito ad approfondire.

.3. Il concetto di “elezione” non deve essere frainteso. L’elezione, sostengono le autorità rabbiniche, non implica alcuna superiorità nella differenza etnica – Israele non è il popolo di Dio per i propri meriti o per una presunta purezza della razza, bensì per Volontà divina. L’elezione è un mandato, una missione da compiere che non è stata affidata a nessun altro. Anche i non-Ebrei (ovvero i Goym, cioè le altre nazioni) possono vivere secondo giustizia ed avere una relazione con il Creatore:  per loro infatti sono stati rivelate le sette leggi di Noè che andrebbero osservate da tutti i popoli. Secondo la tradizionale interpretazione ebraica della Bibbia, il carattere di Israele come popolo eletto è incondizionato, poiché Deuteronomio 14.2 afferma:

“Tu sei infatti un popolo consacrato a Yahweh tuo Dio e Dio ti ha scelto, perché tu [fossi il] suo popolo privilegiato, fra tutti i popoli che sono sulla terra. “

.4. https://www.fanpage.it/esteri/zerocalcare-vi-raccontiamo-cosa-succede-ora-in-siria-e-perche-la-rivoluzione-del-rojava-e-in-pericolo/

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