Con l’esercizio di equilibrismo della stampa nazionale (tutti gli organi di stampa compresi alcuni fra i più critici verso il governo che però stanno perdendo colpi partecipando anche loro all’indegna commedia degli equivoci) che continua perigliosamente a giocherellare con la storiella che il governo fa schifo ma la Meloni è brava, una tipa sveglia, una intelligente e attenta presidente del consiglio circondata ahinoi per il destino cinico e baro da gente inetta e incapace (non si sa come se lei è così brava e autorevole), alla fine ci sono tutti cascati in pieno e hanno fatto una figuraccia immane: hanno dato credito e presa per vera la mirabolante bugia della presidente del consiglio Meloni secondo cui la decuius avrebbe ricevuto un avviso di garanzia per la vicenda del delinquente libico convulsamente rimpatriato, su un aereo di stato, invece di consegnarlo alla giustizia internazionale, come era del resto nostro preciso dovere per il fatto che siamo non solo aderenti ma fra i fondatori della Corte Penale Internazionale che ora stiamo concorrendo a delegittimare, con questa e altre gravi inadempienze e provvedimenti di governo e maggioranza.
Ma si sa che pur essendo il libico un “figlio di puttana”, egli risulta essere in questo caso il nostro figlio di puttana, quello adibito al lavoro sporco contro le persone inermi, il nostro Mr. Wolf che risolve problemi imbarazzanti, dove c’è sangue da ripulire e delitti da nascondere, e non solo per volontà riaffermata di questo governo ma per molti dei governi precedenti di vario orientamento politico, quando gli accordi scellerati con le varie milizie libiche furono presi.
Così per ore i vari giornalisti da salotto televisivo hanno continuato a commentare quello che, del resto, le loro testate avevano dato subito per assodato, senza la minima verifica, solo perché lo aveva detto la loro presidente del consiglio preferita, così astuta, così abile e intelligente che le credono sulla parola nonostante il grave attacco perpetrato a danno dei magistrati (o meglio, della giustizia). E nonostante tutte le balle che ha già raccontato in precedenza sui più disparati argomenti. Un attacco utile a spingere la riforma della giustizia “che piacerebbe a Berlusconi” (e a Licio Gelli) ma soprattutto con lo scopo di distrarre l’attenzione dai molti fallimenti e dalle difficoltà del governo montando un grande polverone che naturalmente ha funzionato grazie alla complicità e alla credulità degli organi di stampa che hanno finito col credere alla loro stessa bugia o wishful thinking: “la premier Meloni, diversamente dai suoi pards, è una persona in gamba e autorevole, dunque diamo credito a quello che dice, oro colato”.
Uno sfondone così grande che diverse ore dopo, quando era stato alla fine appurato che la Meloni in realtà aveva inventato tutto, e ricevuto in realtà una denuncia circostanziata da parte di un privato cittadino, trasmessa dalla Procura di Roma al Tribunale dei Ministri (come impone la legge nel caso di denunce verso ministri in carica) e non aveva ricevuto alcun avviso di garanzia, allestendo un video di 2 minuti di bugie sull’avviso di garanzia inesistente, sul procuratore Lo Voi (che si è limitato alla trasmissione burocratica dell’atto come richiede la legge) e sull’avvocato Li Gotti (autore della denunzia), i suddetti giornalisti e commentatori erano talmente presi in contropiede dalle fantasmagoriche storielle della sora Giorgia che continuavano a parlare di avviso di garanzia, del tutto inesistente, pur sostenendo in alcuni casi che era un atto dovuto e che non era il caso di attaccare scompostamente i giudici. Alcuni di loro dopo si correggevano, ma non essendo stati attenti all’inizio, la smentita aveva poco effetto rispetto alla cannonata iniziale (del resto ci insegna Rossini, la calunnia inizia come un venticello e finisce così, come un colpo di cannone, e poi fermarla è impossibile, la debole smentita a poco vale).
Quali sono le penose conseguenze di questa triste vicenda?
I cittadini ne escono confusi e abbandonati da una informazione nazionale che non sta facendo minimamente il suo dovere di “cane da guardia”.
La magistratura subisce un attacco inaudito che neanche Berlusconi con tutte le sue malefatte avrebbe potuto concepire, lui infatti reagiva scompostamente a inchieste vere contro di lui e non si inventava inchieste inesistenti.
E infine l’informazione, che butta il rispetto per i lettori e i cittadini sotto il tram, subisce il contrappasso dantesco che si merita, avendo avuto la presunzione di giocare il pericoloso gioco equilibristico di buttare giù tutti i ministri dalla torre (e cognati e parenti vari) ma dando credito a una presidente del consiglio completamente inadeguata e inattendibile, una che urla tremendamente fino a spaccare le orecchie altrui quando è in difficoltà, e monta su castelli di menzogne sopra fondamenta di bufale, e che cerca ogni volta di uscire dalle situazioni di difficoltà con trovate degne di Arlecchino e Pulcinella nelle migliori rappresentazioni della Commedia dell’Arte, arte che del resto abbiamo insegnato al mondo distillandola magistralmente nel corso dei secoli, in tempi non… sospetti (e nemmeno indagati).
Filippo Boatti
29 gennaio 2025
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