Berlusconi ha ragione quando dice che questo governo è costituito da personaggi privi di esperienza, arroganti e improvvisatori che per giunta in vita loro non hanno mai lavorato. Ha torto invece quando sostiene che sono privi di ogni filosofia. In realtà la filosofia dei 5S, più volte sostenuta da Grillo e da Di Maio è quella della “Decrescita Felice”. Hanno in mente un modello di sviluppo per la società italiana e forse, anche europea, disancorata da ogni tipo di consumismo e dalla crescita del PIL.
Una società egualitaria che forse manco Pol Pot, il dittatore cambogiano degli anni ’70. immaginava per il suo popolo. Pol Pot, per evitare la corsa all’arricchimento dei propri cittadini aveva abolito la moneta e deportato dalle città alla campagna milioni di cambogiani. Le analogie con questo governo ci sono tutte. Questi pensano di eliminare l’Euro e di deportare nei loro paesi d’origine 600 mila clandestini extra comunitari. C’è da scommettere che per qualche nostalgico leghista tra i deportabili ci possono stare anche i meridionali (i terroni).
La Decrescita Felice punta ad un’economia senza grossi insediamenti industriali, non a caso sull’Ilva di Taranto, Grillo avanzò la proposta di chiudere l’acciaieria che occupa direttamente 12 mila dipendenti mentre oltre 6 mila sono assorbiti dall’indotto e trasformare l’intera area in un Parco naturale. Certo, così si risolveva il problema dell’inquinamento evitando grossi investimenti per sostituire l’alimentazione dei forni da carbone e gas metano e senza dotare di filtri adeguati, le ciminiere. Restava da risolvere il problema dei 18 mila lavoratori ai quali Di Maio avrebbe garantito “ Il Reddito di cittadinanza”? E’ questa impostazione filosofica che porta i 5S a dire NO alla Tav, a bloccare la costruzione della pedemontana in Lombardia a schierarsi contro la costruzione del gasdotto in Puglia, a bloccare le trivellazioni per le ricerca del petrolio nell’Adriatico e a mettere un veto ad ogni opera pubblica programmata e già finanziata. Matteo Salvini, facendosi interprete del mondo produttivo del Nord, è contrario a questa impostazione, ma dopo il soccorso nei suoi confronti effettuato dai 5Stelle per bloccare la richiesta della magistratura di processarlo in ordine al sequestro degli immigrati della nave Diciotti, ha abbassato i toni e fa quello che può.
Se il governo continua con questa politica basata sull’assistenzialismo e non sugli investimenti strutturali e produttivi, l’obiettivo della “Decrescita” resta a portata di mano. Se sarà “Felice” è tutto da dimostrare. Questa politica incontra l’opposizione delle diverse categorie economiche e sociali: dagli imprenditori ai sindacati, dai commercianti agli artigiani per non parlare dei liberi professionisti. I protagonisti dell’economia reale sono preoccupati per i futuri livelli occupazionali oltre che per le loro stesse attività professionali.
Del resto, tutte le previsioni dei vari Istituti, dall’Istat alla Banca d’Italia, dal Fondo monetario Internazionale alla Commissione economica dell’Unione Europea sono negative. Le previsioni di crescita dell’economia italiana indicate nell’1,5% nella legge di bilancio 2019, sono state riviste al ribasso da tutti gli Istituti.
Il riepilogo dei dati riferiti al 2018 lo confermano. In un anno il crollo del fatturato è stato del 7,5% sul mercato interno e del 7% su quello estero con effetti su tutti i settori. Il dato peggiore si riscontra nei mezzi di trasporto (-23,6%), nei prodotti farmaceutici di base (-13%). Male anche per gli ordinativi, – 5,35 in un anno, dove pesa molto il mercato estero – 7,6% (3,6% quello interno) dove il dato peggiore è delle apparecchiature elettriche (-21,4%) seguito da computer ed elettronica (-20,3%). Il segno più si registra solo per macchinari ed attrezzature:+5,4%.
Lo spred punta verso l’alto. Il debito pubblico vola. Mentre il presidente del Consiglio Conte, in barba a tutte le previsioni, sia nazionali che internazionali, dice che il 2019 sarà un anno bellissimo e Di Maio giura che con l’entrata in vigore del reddito di cittadinanza e della quota 100 per le pensioni, nella seconda metà dell’anno, si attiverà la domanda interna e, l’economia del paese prenderà slancio. Per il resto se le cose non vanno la colpa è sempre dell’Unione Europea e di quelli che governavano prima.
Alfio Brina
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