Ma le vedete le maglie dei nostri calciatori?
Irriconoscibili le nostre squadre del cuore.
La lussureggiante n.10 rosso e nera di Rivera e quella azzurra e nera di Mazzola, il vigoroso n.11 di Gigi Riva e via, avanti così.
Quando scendevano in campo si riconoscevano uno ad uno, ma soprattutto si riconoscevano le squadre, dove i loro colori – sempre gli stessi – disegnavano i nostri cuori, il nostro tifo paesano, le nostre bellezze povere ma belle.
Erano righe dritte, ricordavano la fatica dei campi da arare e la nuova messe insieme da far fiorire.
Il principe Miskin nell’Idiota di Dostoevskij affermava che “la bellezza salverà il mondo”, ma a questo punto della nostra storia mi viene da chiedere, alla maniera di Woody Allen, “ ma la bellezza è qualcosa che abbiamo o che abbiamo perduto?” .
Abbiamo perso il senso del ridicolo, ben raccontato da Kundera; non ci vediamo più e dato che è l’altro da noi il solo che può farci vedere la caricatura di quel che siamo diventati, abbiamo ucciso “il prossimo”.
La morte del prossimo di cui scrive Luigi Zoja è la spietata evidenza delle nostre povere vite, dedite tutte al più rapido successo, sotto i riflettori di una tv che si è svenduta subito al peggior offerente, dietro parole sempre più vane scritte, non sulla sabbia, ma in una virtualità senza corpo e anima.
Ma ve le ricordate le immagini del tifo di una volta? E le facce, rosse del calore della fabbrica dei tanti tifosi che non avevano in cuore la violenza, ma un afflato di speranza di giorni migliori. Nessuno guadagnava quaranta volte il salario del vicino, nessuno sparava sulla Croce Rossa.
Non sto vaneggiando un passato, sto solo dissotterrando quell’ascia di guerra che non vuole ammazzare il nemico, ma indicargli il cielo e gli animali e la vita che lo circonda. Un’ascia di culture che abbiamo sterminato e di cui non ci vergogniamo ancora.
Non indosseremmo quelle maglie se solo avessimo la dignità di allora.
Parole come quelle che De Gasperì portò, con fierezza ed umiltà, davanti al consesso dei vincitori; parole che avevano dato ai perdenti il coraggio di rialzarsi con occhi nuovi.
Ma che vogliamo? Sono i giocatori che fan le squadre, siamo noi che facciam lo Stato e un mondo migliore. Se solo ci fosse ancora qualcuno che svela che il re è nudo. Ma in un mondo di svestiti dove il corpo ha perduto la sua magia dove volete che sia finita l’Anima?
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