La messinscena

“Affinché il sospetto sia confermato, o sia ulteriormente confermato, è necessario vedere, dapprincipio, se, un po’ prima che avvenisse lo scoppio [della crisi, lui] sia uscito dalla sala da pranzo con un pretesto qualunque e se abbia indugiato abbastanza per preparare questa messinscena”. [Parentesi quadra mia]

Fernando Pessoa, Una cena molto originale, Passigli Editore, Firenze Roma 2004

In un bel libro da poco pubblicato, Roberto Basso e Dino Pesole ci spiegano la fallacia della percezione della realtà nell’era della comunicazione.[1] Modelli matematici un po’ complicati consentono di calcolare con una certa precisione la «temperatura percepita», ovvero la temperatura misurata posta in relazione al tasso di umidità, «l’inflazione percepita», quella che emerge dai sondaggi d’opinione dei consumatori, e che differisce dall’inflazione calcolata dall’ISTAT in base al diverso paniere di beni degli intervistati, a sua volta diversa «dall’inflazione subita», che riguarda coloro che hanno un paniere della spesa concentrato nei beni che hanno maggiormente aumentato i prezzi, come accade spesso agli acquisti delle persone più povere. Il fisico Carlo Rovelli ci ha insegnato che “la realtà non è come ci appare.[2] Vale quindi la pena di approfondire la curiosa percezione, a dir poco sospetta, della fretta con la quale il Ministro dell’Interno vorrebbe ricorrere al voto, una decisione assunta senza nemmeno consultarsi con gli organismi dirigenti della sua stessa parte politica e che potrebbe ritorcersi contro di lui.

Possedendo solo qualche nozione giuridica di base, ho molto apprezzato l’articolo del professor Valerio Onida, già Presidente della Corte Costituzionale, il quale, in un interessante articolo apparso sul Sole 24 Ore, ha spiegato in maniera comprensibile quale potrebbe essere il percorso della crisi politica aperta in maniera inusuale dal Ministro dell’Interno.[3] In seguito alla ‘parlamentarizzazione della crisi’ imposta dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, scrive Onida, “Le elezioni appaiono dunque come l’unica strada possibile per ridare un indirizzo politico di governo al Paese”.  Tuttavia, molto dipenderà da quando si terranno, dal momento che resta incerto sia l’esito della crisi (che si aprirà ufficialmente con la votazione della sfiducia da parte dei parlamentari della Lega o, qualora questa venisse respinta, dalle minacciate dimissioni dal governo del ministri leghisti), sia la data nella quale si terrebbero le elezioni, data la cui fissazione dovrà in ogni caso attendere l’esito di una crisi la cui evoluzione dipenderà dal modo con il quale il Presidente della Repubblica eserciterà le sue prerogative costituzionali. Tutto lascia intendere che, contrariamente al desiderio del Ministro dell’Interno, lo scioglimento del Parlamento potrebbe non avvenire in tempi brevi, poiché all’interno dei due rami del Parlamento vi è un consistente numero di parlamentari (di tutte le forze politiche, Lega inclusa) che, per comprensibili ragioni, sono ostili ad un rapido ritorno alle urne. Se questa è la realtà percepita, per quali motivi il Ministro dell’Interno (non ancora ex) vorrebbe che le elezioni si tenessero al più presto?

A mio avviso, il motivo principale andrebbe ricondotto alle ragioni giudiziarie: più si allunga il tempo a disposizione per le indagini, più è facile che Salvini e i suoi sodali “putiniani” siano costretti a rispondere alle domande sul “Russiagate” alle quali lo stesso ministro dell’Interno si è rifiutato di rispondere al Parlamento, mentre gli altri personaggi inquisiti si sono avvalsi della ‘facoltà di non rispondere’ alle domande dei magistrati. Un secondo motivo è quello espresso dallo stesso presidente del Consiglio Conte, il quale ha espressamente sostenuto che il Ministro dell’Interno avrebbe fretta di ‘capitalizzare il consenso’ ottenuto alle elezioni europee, consenso ulteriormente cresciuto nei mesi successivi. Vi sono tuttavia alcune valide ragioni per dubitare che l’esito dei sondaggi sui quali Salvini fa conto restino stabili nel tempo.

In politica si è spesso assistito ad ‘azzardi e grandi scommesse’, l’esito delle quali si è quasi sempre ritorto contro coloro che li hanno avanzati.[4] La ragione per cui ciò accade è riconducibile al fatto che il ‘sistema politico’ è complicato, vale a dire difficile da analizzare e quindi da prevedere. Grazie ai potenti algoritmi basati sui big data, i sondaggi di opinione sono diventati assai più affidabili di un tempo, tuttavia la complicatezza del sistema politico rende assai arduo il compito di effettuare previsioni. Ne segue che fare affidamento sui sondaggi elettorali è un azzardo non privo di rischi.

In ogni caso, vi è una ragione ben più importante: il sistema politico, quello economico e quello naturale, ancorché difficili da analizzare se presi singolarmente, sono tra di loro fortemente interconnessi e caratterizzati da effetti che agiscono in maniera rapidissima. Tant’è vero che la loro evoluzione, la cosiddetta «soluzione emergente» nel linguaggio formale, è del tutto imprevedibile. Il comportamento dei cosiddetti «atomi sociali»[5], infatti, si può osservare solo a posteriori. Ciò in quanto, al pari dei sistemi della biologia e della fisica, il «sistema sociale» appartiene alla categoria dei sistemi cosiddetti ‘complessi’.[6]

Il Ministro dell’Interno, infine, avrebbe sottovalutato la metafora «della rana bollita», la cui validità, come ho già avuto modo di osservare a proposito di Matteo Renzi[7], è ampiamente verificata. In politica, infatti, chi fa affidamento sul “o con me o contro di me” si espone al rischio che tutte le forze in gioco (politiche e non) si coalizzino contro di lui. Parafrasando la campagna elettorale delle elezioni del 1948, qualora si andasse ad elezioni anticipate varrebbe la pena di rammentare a chi reclama “i pieni poteri” e fa propaganda esibendo rosari e Vangelo, che “Dio ti vede, Putin no”.

La Salle, 17 agosto 2019

 

[1] R. Basso e D. Pesole, Donzelli, , L’economia percepita. Dati, comunicazione e consenso nell’era digitale, Roma 2019). In questo libro, Roberto Basso, “esperto di comunicazione e management”, già portavoce dei ministri all’Economia Saccomanni e Padoan e il giornalista ed editorialista de «Il Sole 24 Ore» Dino Pesole, analizzano con dovizia di dati e di particolari, “l’impatto della disinformazione e delle fake news sull’informazione pubblica”, unitamente alle “false illusioni ingenerate da proposte economiche irrealizzabili, sebbene presentate in nome dell’interesse degli elettori”.

[2] C. Rovelli, “La Realtà non è Come ci Appare”. La Struttura Elementare delle Cose. Raffaello Cortina, Milano 2014.

[3] V. Onida, “Un esecutivo neutrale per andare alle urne”, Il Sole 24 Ore, domenica 11 agosto, p. 2.

[4] In un articolo pubblicato nell’ottobre del 2016, poco più di un mese prima dell’infausto referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi (www.cittafutura.al.it), avevo passato in rassegna l’esito che hanno avuto gli azzardi e le grandi scommesse di tutti coloro che, a partire da Francesco Giuseppe I d’Austria con la Prima Guerra Mondiale, e a seguire Adolf Hitler con la Seconda; George W. Bush  con l’invasione dell’Iraq e la Guerra del Golfo; d’Alema che ha scommesso sulla tenuta del “patto della crostata”; il Presidente francese Nicholas Sarkozy sulla eliminazione di Gheddafi; Yanis Varoufakis che ha scommesso sulla crisi greca; il Primo Ministro inglese David Cameron sulla Brexit e, infine, Matteo Renzi con il suo azzardo del referendum costituzionale giocato tutto sulla sua persona. Tutti si sono auto-consegnati all’insuccesso e, ad esclusione di Matteo Renzi, sono scomparsi dalla scena politica. L’azzardo di Salvini potrebbe avere lo stesso esito.

[5] Il fisico teorico Marc Buchanan ha così definito gli individui che compongono il sistema sociale nel suo libro dedicato a L’atomo sociale. Il comportamento umano e le leggi della fisica, Mondadori, Milano 2007.

[6] Rinvio coloro che fossero interessati ad approfondire il tema della complessità del sistema sociale, ai capitoli Otto e Nove della mia recente raccolta di saggi Capire i fatti. Saggi divulgativi di Politica economica e Società, Edizioni Epoké, Novi Ligure 2018.

[7] Scusandomi per l’autocitazione, “il «principio della rana bollita» è una metafora che viene utilizzata per illustrare la «strategia della gradualità», ovvero la terza delle dieci regole attribuite al filosofo e linguista statunitense Noam Chonsky, con le quali i media riescono a manipolare il consenso al fine di ottenere il controllo sociale”. Si veda il mio “Matteo Renzi e la strategia della «rana bollita», 28 novembre 2013 su (www.cittafutura.al.it).

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