La tronfia mobilitazione dei perdenti nati. Per… ?

REARM-EU. Si mobilitano tutti i maggiorenti del PD per… già, per fare cosa? Non lo sanno neanche loro… è un comico e spaventato grido di disorientamento. Ursula e i suoi sostenitori del PD (Prodi, Letta, Gentiloni, Veltroni, Zingaretti…) con i loro referenti dei media, da Repubblica (GEDI-Elkann) a RCS-Cairo non avevano la minima idea di un piano B in caso avesse vinto Trump su Kamala. Eppure della gente che fa politica di professione ad alto livello doveva avere un piano alternativo rispetto a quello che scandiva “fino alla vittoria” dell’Ucraina (proprio per tutelare il destino dell’Ucraina!) perché era uno scenario molto probabile. Lo capiva anche un bambino che Trump era forte. Non era scontato che vincesse, ma era assolutamente uno scenario possibile. Come si è puntualmente verificato. Eppure non hanno fatto niente, non erano preparati. Si consolavano con le consuete pratiche di cattiveria parrocchiale chiedendo nei talk show ai mal capitati non allineati (buoni o cattivi che fossero) se “stai con Kamala o stai con Trump” per fare la solita lista dei “cattivi soggetti” da non invitare nei salotti buoni della “bella gente”. Ora invocano un confuso riarmo europeo che non andrà nemmeno da nessuna parte perché non ha né capo né coda. Anche se non c’è dubbio che i produttori di armi fanno festa. Non dimentichiamo del resto che, a differenza delle truppe di Putin che sono assai lontane impegnate nel fango del Donbas, legioni di lobbisti assediano materialmente il parlamento europeo. Cominciamo magari a respingere questo tipo di assalto? Ma detto questo è chiaro che a livello politico il “riarmo” è solo un modo per mascherare di fronte all’opinione pubblica la loro sconfitta e irrilevanza politica, terrorizzando la gente sull’imminente attacco della Russia ai confini dell’Europa (molto improbabile che poi qualcuno realmente ci creda al di fuori dei soliti salotti molto ma molto autoreferenziali).

Certo uno se lo chiede continuamente: ma come fanno politici di professione, che da una vita sono pagati per fare quello, che hanno sicuramente titoli ed esperienza – ma a quanto pare non hanno imparato niente – a essere così perdenti e continuare a insistere?

L’idea che una UE che nel bene e nel male aveva da sempre puntato sullo sviluppo civile e sui commerci si possa riconvertire con un colpo di bacchetta magica (e coi soliti 800 miliardi mal contati che erano gli stessi del Green Deal della precedente Ursula, che erano gli stessi del fantomatico piano Juncker: sono come i carri armati di Mussolini che giravano in tondo per sembrare un grande esercito) e mettersi in pari delle grandi potenze atomiche, USA e Russia, fa semplicemente ridere i polli. In attesa di decidersi a strutturarsi nel futuro come una vera “Repubblica europea” (e non come Stati Uniti d’Europa come vuole il “conformismo europeista standard”, davvero vogliamo ancora imitare gli USA con la deriva che stanno prendendo invece che copiare dal meglio che le nostre costituzioni democratiche hanno prodotto?) l’Europa deve rispondere con le “armi” che ha disposizione che sono ovviamente i commerci, la cultura e la diplomazia.

Servirà domani un’Europa che sarà per forza di cose uno stato federale, ma deve essere sui generis, deve cioè diventare democratica perché finora non lo è mai stata e la verità è che non lo era nemmeno nell’idea dei mitici, eccessivamente sopravvalutati, “padri fondatori”, che avevano in mente principalmente il funzionalismo della struttura e l’assenza di guerra fra europei. E mantenendo l’impianto pacifista, mettere piuttosto al centro la sovranità popolare (come recita il primo articolo della nostra Costituzione) e non un improbabile sovranismo europeo al posto dell’altrettanto improbabile sovranismo nazionalista o localistico, che vuol dire che le attuali classi dominanti continueranno a dominare sulla povera gente, solo su scala continentale e non nazionale-locale. Devono solo mettersi d’accordo fra di loro (sempre che ci riescano il che non è affatto scontato) ma in questa prospettiva gli esclusi di ieri continueranno a essere gli esclusi di domani.

Questo di una forma repubblicana e partecipativa è però un traguardo per il domani, ma per oggi dobbiamo fare la minestra con gli ingredienti che abbiamo. Abbiamo dunque le mercanzie, la cultura tanto umanistica quanto tecnico-scientifica di eccellenza, e la diplomazia. A livello interno, si deve dare respiro al modello sociale europeo (Welfare) e non alla corsa agli armamenti che sottrae risorse a istruzione, ospedali e trasporti pubblici, ai beni comuni in generale. In un momento difficile, vissuto come un imprevisto, mi sembra del tutto logico che una persona sveglia punterebbe sulle cose che sa fare e conosce bene e non su quello che conosce a malapena e per sentito dire. Una mattina la UE si sveglia e decide di diventare una grande potenza nucleare: fa semplicemente ridere i polli.

Ma uno qui mi potrebbe dire che senza un piano di difesa l’Europa è esposta alle aggressioni esterne e che io qui voglio presentare un piano irenico, del tutto irrealistico in un mondo minaccioso e pieno di insidie.

La realtà è ben diversa: anzitutto molti stati europei, anche se non tutti, non sono certo privi di eserciti potenti che si farebbero valere in una guerra convenzionale (non avendo invece deterrenza nucleare, ma come vedremo la deterrenza è una bufala a cui credono i nostri politici e i tanti cultori della pseudoscienza la “geopolitica”) e poi mi sembra del tutto ovvio che se attaccati dall’esterno, gli europei si difenderebbero con le unghie e coi denti. Se oggi i cittadini europei non hanno voglia di combattere non è per mancanza di patriottismo o di “spirito guerriero”, come dice qualche scrittore un po’ confuso quando passa dalla storia all’attualità, ma semplicemente perché nessuno ci attacca né tutto sommato intende attaccarci. Anzi faremmo meglio a guardarci dai presunti “amici” come Musk che vuole prendere il controllo dei nostri dati strategici con i suoi satelliti. E nessuno mette a repentaglio la vita, la casa e la pace, sua e dei suoi figli, se non è realmente minacciato da un terribile nemico. Certo, la Russia è il solito bullo del quartiere e si comporta con grande prepotenza verso i paesi vicini che hanno subito la dominazione del patto di Varsavia. Propala in giro per il mondo e per il web la peggiore propaganda reazionaria. Lo ha sempre fatto, salvo alcuni periodi tutto sommato più luminosi della sua storia quando pur nell’imperialismo ha aderito ufficialmente a una dottrina progressiva. E questa è una seria ragione di preoccupazione. Ma non è nemmeno una grande novità. E del resto la NATO col suo espansionismo scriteriato verso est, ha creato le premesse per riacutizzare tutti i peggiori incubi notturni dell’orso russo. La realtà è che l’Europa nel suo complesso ha tutti gli strumenti per coordinarsi e far comprendere alla Federazione Russa che non è aria di fare brutti scherzi. E lo può fare senza ricorrere alla supplenza americana (che anzi, ci ha spesso creato solo problemi). Sempre che teniamo la barra dritta sulle nostre qualità e prerogative e non ci venga in mente di avventurarci su sentieri perigliosi a noi inadatti.

E con lo sviluppo commerciale e civile e la doverosa attenzione ai diritti umani (nessuno dice che non dobbiamo porre a Putin, o a chi sarà si spera presto il suo successore, delle condizioni) possiamo discutere alla pari con la Russia e riallacciare delle serie sia pur difficoltose relazioni diplomatiche, con un gigante (anche se dai piedi d’argilla) che oggi è apertamente reazionario. E ci sono anche gli strumenti per difendere i diritti degli ucraini a vedere riconosciuta non solo la loro libertà ma anche la loro integrità territoriale. Si tratta di capire che non sarà tutto subito e che molte autonomie andranno riconosciute alle provincie annesse illegalmente dalla Russia. Domani i filo-russi di oggi potrebbero cambiare idea (per il semplice motivo che fra qualche anno si renderanno conto che l’adesione alla Federazione Russa non avrà risolto i loro problemi) ed essere pronti per dei veri referendum di autodeterminazione riconosciuti dall’ONU.

Certo, il piano di pace che un tempo avrebbero scritto gli europei, lo ha presentato il Brasile di Lula, che fa parte dei BRICS, mentre l’Europa continuava a usare la formula ambigua del “sostegno fino alla vittoria” (che poteva voler dire usare gli ucraini come ariete per favorire la disgregazione della Russia) mentre avrebbe dovuto parlare di sostegno (anche armato) difensivo, per la liberazione dell’Ucraina dall’invasore russo. E predisporre nel frattempo le trattative diplomatiche per una tregua duratura, non dico per una pace che è al momento impossibile. E così Ursula e soci si sono fatti un film e sono andati a cento all’ora contro un muro e adesso cercano un diversivo, con cui sperano di salvare le apparenze di una credibilità politica che in realtà hanno perduto per sempre, ma che riempirà le casse dei produttori di armamenti.

Se davvero si punta a una sorta di escalation militare (fondata sul concetto infondato di una “deterrenza” di cui non disporremo mai) è del tutto ovvio che ci mettiamo in una posizione di svantaggio rispetto alla Federazione Russa e agli USA che hanno la superiorità strategica con le testate atomiche, mentre “noi” avremmo al massimo i pistolini scarichi di Francia e Regno Unito (che non fa nemmeno più parte della UE).

Se invece ci “alleiamo” con la Cina per i commerci, tanto per fare un esempio, gli USA di Trump si arrabbieranno a morte, ma non potranno fare niente, è il capitalismo bellezza, ma la Russia dovrà stare zitta perché la Cina è la cassaforte dei BRICS e non può mettersi a questionare con la Cina da cui dipende ormai in tutto. Ci sono molti modi intelligenti diversi dalla “deterrenza” (che non è intelligente, è un concetto assurdo inventato dai dottor Stranamore, oggi ringalluzziti, a tutto beneficio del complesso militare industriale) per rompere l’apparente ma fragile convergenza di interessi fra Trump e Putin. Notare che la deterrenza, cioè l’ignoranza di come si garantisce realmente la propria sicurezza, è un concetto che riunisce un ampio arco di persone (apparentemente) lontane politicamente, da Giorgia Meloni e Nicola Zingaretti. Ma in realtà sono tutti rappresentanti del grande partito dell’establishment.

In nome della “deterrenza” oggi si riempie l’orbita bassa di satelliti, creando seri problemi a chi osserva lo spazio, il che contrasta palesemente con l’altra necessità affermata dai moderni padroni del vapore, quella di conquistare i pianeti e le galassie alla ricerca della nuova frontiera della futura umanità intergalattica. Ma non è la logica che tiene insieme i vari slogan scintillanti della post-modernità ma il buon vecchio spirito della pubblicità, sempiterna anima del commercio, e dei listini di borsa. Si tratta oggi come ieri di trovare sempre nuovi polli da spennare, che siano semplici cittadini disposti ad acquistare criptovalute, o veri e propri stati sovrani pronti ad abboccare alla fanfaluca di sparare i propri dati riservati in orbita per… proteggerli meglio. Per cui si arriva al paradosso di esperti e commentatori che denunciano i rischi di cedere alle sirene dei satelliti di Musk ma che poi allo stesso tempo affermano con aria grave che in nome della nostra sicurezza (?) non ci sono alternative. Bisognerà solo stare attenti a trattare bene i dettagli contrattuali con Musk. Come no, vai a fidarti!

Loro, i maggiorenti del PD, le sanno anche tutte queste cose, ma sanno di essere così poco credibili che devono spararla grossa dando questo penoso spettacolo con la solita drammatizzazione mediatica in un bicchiere d’acqua, mentre sarebbe urgente parlare di tante altre cose. La gente comune, infatti, quando vede tutte queste discussioni sul niente semplicemente cambia canale e non va certo in piazza (facendo salvi i soliti “militonti” del PD, anche se sempre meno convinti e numerosi) per difendere delle parole d’ordine ambigue, che puzzano di propaganda bellica anche se magari fra i proponenti alcuni sono anche in buona fede.

Diciamo chiaramente che, contrariamente a molti che si compiacciono di sostenere che “Trump è come gli altri ma perlomeno non è ipocrita” la realtà è che da Trump non può venire alcunché di buono, anzi tutto il contrario, io penso proprio che ogni cosa che fa Trump sia il male. Trump è un salto netto di qualità e di quantità verso il male. Questo surplus di danno collettivo non era presente nemmeno nel peggiore (e magari pure invotabile) candidato dei dem. E’ un diabolico imbonitore, molto più cattivo e fascista di un Silvio Berlusconi. Non è questo il punto, il punto è che chi si è svegliato una mattina di novembre 2024 con il ritorno di Trump alla Casa Bianca come se fosse qualcosa di inaspettato, e non ha fatto alcunché per evitare che questo succedesse adesso farebbe meglio a mettersi definitivamente da parte. Ma per fare questo anziché rimproverare gli elettori come sono soliti fare lorsignori, dovevano essere loro a impegnarsi nel cambiare le politiche, ascoltando il silenzioso grido di dolore che viene dai dimenticati e dagli sconfitti della globalizzazione neoliberale che non si sono ritrovati con altra scelta che, o disertare le urne o votare per il male.

Quello che stanno dicendo adesso i nostri perdenti di professione (anche se gli sconfitti finali siamo noi perché costoro ci hanno condotti molte volte alla disfatta anche quando per protesta non li abbiamo votati ma si sono ritrovati lo stesso a Palazzo Chigi senza legittimazione popolare) è che si deve portare avanti un concetto padronale di Unione Europea dove la democrazia e la partecipazione popolare alle decisioni fondamentali continuano a essere dei perfetti sconosciuti. Possiamo dunque dire in perfetta tranquillità a queste disgrazie nazionali, i “padri fondatori” di un partito sbagliato, che non sarebbe dovuto nascere, di non rompere più le scatole e passare definitivamente ad altrui il testimone che in ogni caso peggio non potrà fare.

Filippo Boatti

11 marzo 2025

Nella foto, gli amabili conte Gentiloni della nobiltà romana insieme alla principessa Von der Layen di Baviera.

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