In tutto questo tourbillon di opinioni politiche, di elezioni fatte con la minoranza degli elettori (meno del 50%), di continue violazioni del dettato costituzionale, che ormai viene trattato come uno zerbino per i piedi dei neofascisti, io direi che sarebbe meglio dare una spallata a questo sistema non democratico, ma Romacentrico, in cui tutte le decisioni sono prese da un gruppetto di pseudo-politici che si definiscono di destra o di sinistra ad usum populi.
La distanza fra il popolo lavoratore, sempre più plebe, e questo gruppetto di decisionisti che, male o bene che vada, hanno sempre un bel po’ di latte da ciucciare, ebbene questa distanza si è fatta enorme, come un Grand Canyon, per cui sembra che non esista alcune interlocuzione ma solo delle immagini che un Grande Fratello proietta nelle menti delle vittime.
Domanda: ma dove è scritto che la plebe debba soggiacere alla volontà di quattro gatti che come desperados attaccano la diligenza chiamata Italia?
Quello che mi son chiesto da molti anni, in realtà seguendo un suggerimento del vecchio Bossi, ma non le sue idee politiche, è il fatto che Roma mi appare sempre più spesso ladrona senza averne alcun titolo.
Non esiste alcuna autorità religiosa o temporale che l’abbia nominata Vampiro d’Italia, una sorta di Napoleone che, come nel celebre ritratto di David, si pone la corona imperiale sul capo.
Non bastano le glorie di venti secoli fa a giustificare tale aspirazione permanente, stile Hoover: no signori, e non basta neppure un criterio estetico per cui Roma è bellissima (certo è bellissima ma lo sono anche Firenze e Venezia)…
Satis non est.
Quindi ecco il buon momento per una spallata risanatrice che ridefinisca i confini interni di questo paese, che sinceramente non è mai stato troppo unito, se non nella retorica bellicista di chi spedisce gli altri a far la guerra.
Sapete a chi alludo.
E poi, sinceramente, mi urtano queste immagini quotidiane di pinguini pieni di nastrini e allori non guadagnati sul campo, ma soprattutto come prebende, per il fatto di essere amici degli amici degli amici.
Una bella Italia federale in cui ciascuna regione risponde del suo, non in modo egoistico, ma etico, cioè pensando positivamente ai propri concittadini in modo assiduo senza rifiutarsi di assistere ragionevolmente gli altri.
Voi mi direte, beh, certo, alcune regioni del nord possono agire in tal modo, ma le altre?
Io ritengo invece che tutte le regioni, individualmente, possano assumere le proprie responsabilità e rispondere seriamente ai propri cittadini.
Ci fossero problemi di finanziamenti effettivi e non mafiosi, ci sono fondi di investimento a livello nazionale, europeo, mondiale (vedi USA e Cina) che possono sostenere i programmi delle singole regioni: certo bisogna creare dei programmi accettabili, di buon senso e non far sfumare i capitali nel nulla.
Ma sicuramente c’è una assunzione delle capacità, del merito che pungolerebbe le singole regioni, ammesso che vogliano essere padrone di se stesse.
La spallata riguarda dunque questo potere centrale sottoposto a spinte da tutte le parti e che spende e spande i soldi, spesso, senza un senso delle priorità.
L’ho già scritto, paesi importanti come Germania e Svizzera ci indicano la strada, e non possiamo dire che siano fallimentari.
Fallimentari invece sono le menzogne spudorate che provengono da un centro che non ha paura di mentire, mentire spudoratamente.
Viator
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