Lilliput

Chiariamo: non è un riferimento alla bassa statura del nostro Presidente del Consiglio.

Si tratta di ben altro.

In questi giorni si vede dappertutto un Rodomonte che scaglia dazi impossibili a tutti i paesi del mondo, inclusi quelli abitati da soli pinguini.

Ma tant’è.

La tabe mentale del sig. Trump, nonché una certa ignoranza geografica, gli permette di fare en plein totale, s’immagina di essere una sorta di Ringo contro tutto il mondo.

Ma la cosa sconvolgente non è il fatto che il presidente del paese più potente abbia una concezione dell’economia tutta sua, quanto il fatto che il resto del mondo gli lasci fare quello che vuole.

Gli ottanta anni passati dalla fine della guerra hanno creato un colosso (d’argilla) che fa paura a tutti, nonostante le proteste verbali, e le sue rappresentazioni giornaliere sono come delle commedie che diventano tragedie.

Comunque, Trump è il Gigante e tutti gli altri sono Lilliput: non so se si tratta di una creazione mitopoietica, ma è un fatto che tutti hanno paura di questo showman convertito alla politica.

Abbiamo lasciato a quest’uomo, ma anche al paese che gli sta dietro, un potere incommensurabile e ora ce ne stiamo pentendo.

Si vede chiaramente che sono due i players al tavolo da gioco, gli Stati Uniti e la Cina: gli altri seguono zoppicando.

L’Europa dà di sé un’immagine pietosa, divisa in ventisette paesetti, ciascuno con i suoi problemi e senza una visione d’assieme: solo due sembrano distinguersi per logica e solidità di programmi, la solita, vecchia Gran Bretagna, erede dei fulgori imperiali, e la sempiterna bellicosa Germania, che in questa crisi sembra aver trovato le motivazioni per un ritorno alla vecchia gloria militare militare, così viva negli ultimi centocinquanta anni.

Quello che dispiace è che la vecchia Europa con una possente ed indiscutibile storia culturale di almeno duemilacinquecento anni si lasci fregare in un modo così sfacciato da entità statuali che ad essa devono molto se non tutto.

E l’Italia?

Anche in questa crisi è la solita Italietta, quella che si perde nelle solite diatribe fra una destra apparentemente morta nel 1945 ed una sinistra visivamente estinta nel 1990.

Molto più comodo rifugiarsi nelle farse post belliche di Peppone e Don Camillo, con qualche piccola frangia di destra, che affrontare di petto i problemi del ventunesimo secolo, troppo elaborati e difficili per la maggior parte della popolazione: il rifugiarsi in un passato arcadico è sempre stato il peccato originale degli italioti.

Si cambiano i destini del mondo, tutti vengono chiamati ad assumere nuove, impensate responsabilità.

In Italia prevale Lilliput, il voler restare appiccicati ad un passato spesso inconsistente.

Viator

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