Molto interessante ciò che ci suggerisce l’analisi dell’Istituto Cattaneo (1) e che, fin dall’inizio, conferma ciò che era sostanzialmente evidente. Ma il modo in cui si è concretizzata questa vittoria, per molti versi imprevista, è tutto da scandagliare. Lapidario l’incipit : “Le elezioni regionali hanno rappresentato sicuramente un successo per Stefano Bonaccini e lo schieramento di centrosinistra. Nel confronto con le Regionali di sei anni fa, il presidente uscente dell’Emilia-Romagna ha visto crescere il suo consenso di 2,3 punti percentuali, passando dal 49,1% del 2010 all’attuale 51,4% . Da questo punto di vista, l’aspetto più rilevante da evidenziare è che Bonaccini è l’unico candidato ad aver ottenuto, in termini percentuali, più consensi nel voto al solo candidato rispetto al totale delle liste a suo sostegno. Nello specifico, il candidato del centrosinistra ha ottenuto 3,3 punti percentuali in più rispetto alla coalizione di partiti di centrosinistra (rispettivamente, 51,4% e 48,1%). Al contrario, tutti gli altri candidati hanno ottenuto più voti di lista che voti “personali” sulle singole candidature.” Immediata viene però la domanda su quale origine abbiamo questi voti per il presidente Bonaccini. E la risposta è altrettanto definita: “ Una parte dei consensi “personali” per Bonaccini può derivare – come sembrerebbe emergere dalla nostra analisi dei flussi elettorali – dall’uso del voto disgiunto, specialmente tra gli elettori del Movimento 5 stelle e delle liste minori di sinistra (Potere al popolo, Partito comunista, L’Altra Emilia-Romagna). In termini assoluti, circa 70mila elettori hanno votato direttamente ed esclusivamente il candidato Bonaccini (pari al 3% dei votanti) e questo ha certamente contribuito a rafforzare il suo distacco (di 181.070 voti) nei confronti di Borgonzoni. Inoltre, il buon risultato ottenuto dalla “lista presidenziale” a sostegno di Bonaccini (5,8%) contribuisce a connotare ancora di più la vittoria del centrosinistra come un successo personale del presidente uscente. “ Cioè, per essere ancora più concreti il sostegno a Bonaccini è venuto da quelle decine di migliaia di votanti non particolamente politicizzati ma convinti che fosse necessario “dare un segnale”, marcare una riga non oltrepassabile per sciovinisti e collegati. Frutto della controinformazione capillare in chiave antiSalvini tout cour e, parzialmente, per l’ “effetto sardine”. Significativo ma, nel complesso non eclatante, il successo del PD, penalizzato parzialemente da liste simili, come offerta politica. Infatti l’Istituto Cattaneo ci dice che “sulle singole liste del centrosinistra, il confronto è reso più complicato dalla diversa offerta politica nelle due tornate elettorali qui esaminate. Nel 2014, la coalizione di Bonaccini era formata da quattro liste, mentre oggi le liste a sostegno del governatore uscente sono 6. Nonostante questo diverso contesto, la lista del Partito democratico cresce, in termini assoluti, di quasi 215mila voti, mentre in valore percentuale scende di circa 10 punti percentuali, passando dal 44,5% del 2014 all’attuale 34,7%. In questo caso, il decremento può essere dovuto, come già anticipato, alla diversa struttura dell’offerta politica, ma anche dalla presenza di altre liste di centrosinistra contigue, sul piano ideologico, al Pd come +Europa, Europa Verde o la stessa lista “del presidente” pro-Bonaccini. Ciò nonostante, il Partito democratico a livello regionale si attesta come primo partito, superando di 2,8 punti la Lega di Salvini. Il Pd riacquista così un primato a livello regionale che, dopo le Regionali del 2014, aveva perso prima a vantaggio del M5s (nel 2018) e poi della Lega (nel 2019). “
L’attenzione dell’Istituto prestigioso va anche al Centrodestra, con valutazioni tutt’altro che scontate. Per esempio il peso complessivo delle Liste di appoggio alla Bergonzoni, con un risultato complessivo ben superiore a quello di cinque anni fa. Anche la Lega, sotto questo punto di vista, è andata bene e, se non ci fossero state le grandi e medie città emiliane a fare numero, probabilmente avrebbe trainato la vittoria della sua candidata Presidente. Infatti si rileva che : “Nel campo del centrodestra, è netto sicuramente l’incremento dei consensi per il candidato alla presidenza regionale. Nel 2014 Alan Fabbri si era fermato al 29,8% dei voti, mentre Lucia Borgonzoni è balzata al 43,6% (+13,8 punti percentuali). “ Tutte queste considerazioni passano in seconda linea a fronte del dato più lampante… lo spappolamento della formazione pentastellata: “il vero sconfitto da questa tornata elettorale è il Movimento 5 stelle, che ottiene il suo risultato più basso (3,5%) a livello regionale in tutta la sua (breve) storia in EmiliaRomagna. Esattamente dieci anni fa, al suo debutto nelle competizioni regionali, il candidato del M5s ottenne il 6% dei consensi: quasi il doppio dei voti (161mila) rispetto a quelli raccolti ieri da Simone Benini (80.823).” Particolarmente importante ciò che è successo in area “grillina” con un forte scarto di voti tra la lista del M5s (102.595) e il voto al candidato (80.823), di ben 21.772 preferenze. È ancora troppo presto per stabilire verso quali altri candidati siano andati questi elettori “disgiunti” del M5s ma, se i dati emersi dalle analisi del “Cattaneo” fossero confermati, è molto probabile che all’incirca due votanti pentastellati su tre abbiano optato per la candidatura di Bonaccini. Rispondendo quindi agli appelli provenienti da più parti. Ad ogni modo, nonostante il progressivo indebolimento del partito fondato da Beppe Grillo, gli elettori del M5s continuano a rimanere gli attori cruciali nel decidere le sorti delle due principali coalizioni (chi vince e chi perde), soprattutto in quei contesti elettorali caratterizzati da un elevato livello di bipolarismo.
Sostanzialmente si è avuto un trend simile a quello delle ultime europee dello scorso anno, con la Lega forte nei Comuni rurali e in collina-montagna, mentre il centrosinistra si conferma combinazione di partiti del ceto medio cittadino. Infatti “l’andamento dei voti al Pd è quasi perfettamente speculare rispetto a quello leghista, con un aumento progressivo dei consensi man mano che ci si avvicina ai grandi centri urbani. Nello specifico, il Pd ottiene il 34,2% nei comuni più piccoli e arriva al 50,8% nelle città con più di 60mila abitanti. Per il M5s, come in passato, non emerge invece nessuna particolare connotazione sul piano demografico.”. Quindi, quasi centomila pentastellati non votano per il presidente indicato ma sostengono Bonaccini, mentre altri centomila votano solo – e direttamente – il candidato del centrosinistra, senza aggiungere scelte di partito. Un “effetto citofono” al contrario che ha messo in luce la pericolosità, oltreche l’inutilità della “voce grossa” in politica. L’ “uomo solo al comando”, il gioco “o così o la barbarie” alla fine irrita il pur mansueto popolo italiano. E anche questo secondo Matteo, come il primo con il Referendum di fine 2015 (strumentalizzato al massimo livello per fini elettorali e propagandistici), cade rovinosamente. Giorgetti e Molinari glielo hanno già fatto capire e non tarderà anche lui, il Salvini tuttofare, ad abbassare le ali e scendere a più miti consigli. La parabola che sta vivendo Renzi, sotto questo profilo, è emblematica.
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(1) L’Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo è sorto nel gennaio 1965, raccogliendo l’eredità dell’Associazione di cultura e politica “Carlo Cattaneo” costituita nel 1956.
Il 15 maggio 1986, con decreto del Presidente della Repubblica, è stato riconosciuto come Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo ed eretto in ente morale, senza fini di lucro. Promuovere attività di ricerca, editoriali e di formazione sull’Italia contemporanea, con particolare riferimento ai fenomeni politici, sociali, culturali ed economici, al funzionamento delle istituzioni, all’esercizio delle libertà collettive e individuali costituzionalmente garantite.
Preoccupazione primaria della Fondazione è l’attenzione ai dati empirici analizzati in base ai migliori standard metodologici consolidati in campo scientifico ed al tempo stesso la divulgazione dei dati e delle ricerche presso un pubblico non accademico, nella convinzione che la diffusione di tali conoscenze sia un fattore di sviluppo democratico e di vigore per la vita civile. Gli emiliani hanno frenato un carro in perenne discesa verso l’ignoto…meglio il tran-tran che assicura questo centrosinistra che l’avventurismo di qualche sprovveduto. Resta da vedere se il “tran-tran” è migliorabile e come. Un miglioramento che ci attendiamo anche dal livello massimo, quello di Governo, che non deve vivere nel piattume gli anni rimanenti di legislatura, ma con il coraggio di poter rivendicare scelte coraggiose e strutturalmente rilevanti.
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