Erano così diverse da essere fatte l’Una per l’Altra, compensando qualità e difetti, infatti riconoscevano reciprocamente la parte mancante di sé anche nell’aspetto: alta e possente la prima, minuta e delicata la seconda.
Per l’Una la vita era una prateria sulla quale continuare a correre come un puledro selvaggio. Ogni ostacolo una sfida e la sua determinazione l’aveva portata a raggiungere traguardi impossibili da immaginare per una persona normale.
L’Altra, al contrario, aveva acquisito consapevolezza ragionando sui propri errori. Socraticamente parlando, era una fonte di saggezza proprio per non averla mai applicata, pertanto la si poteva considerare una maestra di vita da viversi nell’arco del giorno.
Aveva più anni dell’Una, tanto da poter essere quasi sua madre, ma la leggerezza che mancava alla prima abbatteva la differenza tra loro, complici come due coetanee ma consapevoli del reciproco ruolo. Così si aiutavano a vicenda. Più di trent’anni insieme come madre e figlia, zia e nipote, o semplicemente amiche, testimoniavano di non poter rinunciare al loro legame e quando si verificavano divergenze entrambe erano capaci di rivedere le proprie posizioni, smussando le asperità.
Periodicamente avevano scontri scintillanti come la fucina di Vulcano: impetuosa e passionale la prima, s’accendeva scontrandosi con la calma irritante con cui l’Altra affrontava le loro incomprensioni. Erano momenti critici che si verificavano soprattutto in vacanza, quando la convivenza prolungata doveva conciliare le loro diversità ma era proprio quella circostanza a misurare la profondità del loro affetto, una fiamma ardente per breve durata da cui trarre la consapevolezza d’una separazione che non potevano sopportare, tornando più unite e forse migliori di prima.
Le parentele prescelte possono essere più salde di quelle esistenti . l’Una si sentiva davvero nipote e l’Altra la considerava più nipote di quelle avute in sorte anzi… l’unica vera nipote da desiderare.
Per loro e per tutti era “la Zia” , perché così sentivano nel profondo, e quando per la scarsa somiglianza qualcuno s’era permesso di chiedere “Ma come “rimanete” parenti ?”, la risposta concordata era “nipote per parte di corna …” , lasciando sul gozzo dei curiosi un boccone di stupore .
La cura dell’aspetto era una caratteristica che le accomunava: la Zia non sarebbe uscita di casa se non in perfetta immagine, e così la Nipote, e ciò contribuiva a fare di loro una coppia da non passare inosservata. L’Una orgogliosa dell’Altra.
La Nipote, di cui nessun uomo si era rivelato degno, aveva forza e resistenza fisica da esaurire un reggimento. Instancabile e determinata mandava avanti un’attività imprenditoriale tutta da sola, avendo maturato un’attitudine alle decisioni immediate e al comando cui nessuno poteva resistere: tutti rigavano dritto, incapaci di opporre resistenza a tanta sicurezza dettata da idee chiare su come si dovesse agire in ogni circostanza, senza che ciò contrastasse col lato recondito della sua personalità incline al profondo sentire sul piano degli affetti.
La Zia, al contrario, sapeva abbandonarsi ai tempi lunghi e ai piccoli piaceri di cui sosteneva essere ricca la quotidianità, un arte del buon vivere scevro dal “ devo” e dedito al “posso se mi aggrada”: si sentiva libera e in tal modo viveva, ben decisa ad affrancarsi dalle molestie e da chi tentava di infliggerle . Sosteneva che solo salvando se stessi si riusciva ad essere indulgenti e che mostrare al mondo il volto migliore era già un buon passo per sconfiggere le avversità da cui era riuscita a non farsi sottomettere… e quando intuiva che una relazione sentimentale, matrimonio o convivenza che fosse, imputridiva nel ristagno se ne liberava definitivamente, senza rimpianti. In modo diverso era anche lei era una donna di carattere.
L’ultima vacanza in montagna era stata un esperimento: prima d’allora il soggiorno alle terme, che si concedevano ogni anno, era un felice compromesso tra l’attitudine al decisionismo dell’Una e l’abbandono alla vita contemplativa dell’Altra vissuto nel piacere della lentezza, alternando la permanenza nelle piscine, che frullavano il corpo con l’idromassaggio, al rilassamento della lettura all’ombra d’una quercia: ciascuna padrona dei propri tempi e desideri senza interferenze reciproche e col piacere di ritrovarsi
Arrivate al piccolo albergo, uno scrigno al limitare del parco naturale racchiuso dalla corona di montagne, la neve era alta, l’aria inebriante e la luce inferiva al paesaggio colori vivi e contrastanti.
La Zia, già ribattezzata “Red Carpet” per l’abbigliamento non proprio adeguato e la vaghezza per la quale, durante una camminata tra le colline del Monferrato, si perdeva in coda al gruppo, era piena di buone intenzioni. Si sarebbe convertita ai ritmi della Nipote che, senza indugiare, le propose subito una passeggiata alla cascata di ghiaccio. Niente caffè né sigaretta … casomai dopo. Aveva il serio proposito di non mostrarsi un peso morto. Partenza baldanzosa che via via andava scemando allungando sempre più la distanza dalla giovane che, a passo d’alpino procedeva a ritmo di marcia, lasciando impronte sulla neve.
Quando questa si girò, la colse nell’attimo d’una scivolata plateale sul ghiaccio senza che ciò pregiudicasse la parte più rischiosa della salita. E quando la Zia già pregustava la pausa premio e il riposo nell’accogliente stanza d’albergo… ecco che un “andiamo a fare una camminata nel parco prima che venga buio… sono pochi chilometri …!” , recise come una spada qualsiasi altra tentazione. Doveva farcela senza fiatare, ne andava di mezzo l’onore.
Nei giorni che seguirono fu un fermento di camminate, visite ai dintorni e attività sportive senza soluzione di continuità, culminanti in plurimi percorsi di piste da sci di fondo da stancare un provetto maratoneta. Non la Nipote saettante d’energia poco umana.
Prima o poi doveva succedere … e fu proprio all’ultima cena. Un inezia, un fraintendimento, ed ecco “la discussione”. Si era giunte indenni fino all’ultimo e quasi ingoiando le lacrime si separarono senza pacificarsi.
Notte agitata e breve. L’Altra si era preparata all’alba, pronta per la partenza perché tutto filasse liscio. Non una parola sull’accaduto e una conversazione neutra da non suscitare nervosismi. Poi, come sempre a poco a poco, l’Una di nuovo attenta all’Altra con l’armonia che ricominciava a scorrere nelle vene e il sollievo di essere tornate come prima.
Meglio di prima.
Marina Elettra Maranetto
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