Cinque passi di strategia nonviolenta contro la guerra
Una zona smilitarizzata dal Mar Bianco al Mar Nero
Moratoria nucleare e Corpi Civili di Pace Europei
Ci credete alla pace? quella vera? quella che effettivamente pone fine alle guerre, a quella in Ucraina , a Gaza e a tutte le altre guerre? Ci credete? Ci volete lavorare su? Bene. ora avete a disposizione un prontuario per evitare di essere chiamati “pacifinti” e, soprattutto, per non essere costretti a stare a casa o “fuori dall’Aula” quando gli altri della vostra coalizione sono costretti a votare per le armi da inviare sul fronte orientale, non solo per Kiyv. Armi comprate da quelli “giusti” e soprattutto non autoprodotte, sennò il giochino si inceppa. Se poi le armi dovessero essere “casualmente” americane…bingo…improvvisamente passereste dalla parte sinistra della lavagna (quella dei cattivi) a quella “pulitissima” di destra, dei buoni o, se volete, di quelli che hanno capito per tempo come gira il vento. Perchè la nostra premier Meloni, tanto per fare un nome, dopo essere stata inserita nella gratuatoria “buona” per meriti transatlantici …. ora sta scalando posizioni su posizioni con lo slogan “Non c’è Occidente senza America e (quasi me lo scordavo) dell’Europa”. America nello slang dei “buoni” è sinonimo di Stati Uniti e proprio le peripezie ultime del capo degli States vanno analizzate con calma e freddezza… perchè chi è sulla lavagna conta un pochino ma chi scrive, chi ha “er gesso” comanda…eccome.
Infatti ciò che sta avvenendo oggi è – de facto – la spartizione territoriale dell’Ucraina tra Russia e Stati Uniti, dopo tre anni di sanguinoso conflitto, un milione di morti, danni materiali ed economici incalcolabili. Oltre alle sofferenze e all’ impoverimento generale dei due contendenti diretti, dell’Europa nel suo insieme e di buona parte del mondo. Risultato: la Russia otterrà l’espansione regionale in Crimea e Donbass, gli Stati Uniti metteranno le mani sulle “terre rare”, mentre l’Europa sta a guardare e l’Ucraina ne esce commissariata.
Questo è ciò che resta della scelta militare fatta a tavolino…forse da chi aveva digerito male i lauti breakfast di Strasburgo e Bruxelles, intervallati da un commento sui vestiti della Von Der Leyen o i motoscafi d’altura acquistati da Rutte. Si tratta, a ben vedere, proprio di quelli che hanno trasformato l’intera Europa in una regione ad economia di guerra, a traino della Nato, perdendo totalmente per strada lo spirito dei tempi di Spinelli, Monnet e Adenauer.
La retorica del “prima la Vittoria, poi la Pace” si è rivelata per quello che era davvero “prima la Guerra, poi la Sconfitta”. E a perderci, prima di tutti, è il popolo ucraino, che vede svanire la propria sovranità, dopo aver sacrificato un’intera generazione di giovani sull’altare del nazionalismo.
L’Europa a 27 velocità, che ha accettato il ruolo di comparsa nell’Alleanza atlantica, è indebolita e afona. E il bello è che, per “salvare il salvabile”, si vorrebbe ancora una volta puntare tutto sulla politica di riarmo, la stessa che ha distrutto il sistema sociale della sanità e dell’istruzione nei nostri paesi. Errore fatale.
L’Europa, per affrontare la questione Ucraina, ha bisogno di una politica comune di sicurezza, pace e cooperazione, non di una politica di potenza e difesa militare, e deve avere una propria visione democratica alternativa a quella oligarchica di Stati Uniti e autoritaria della Federazione Russa.
Cinque possibili passi necessari di strategia nonviolenta, per prevenire un’ulteriore escalation e per costruire una vera pace (*):
– creazione di una “linea di pace” sui confini tra Europa e Russia (Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Bielorussia, Ucraina) con l’istituzione di una zona smilitarizzata, un corridoio (500 chilometri di larghezza) per tutto il confine (3000 chilometri di lunghezza). Questo
lungo fronte di terra smilitarizzata, da una parte e dall’altra, non potrebbe essere attraversato da truppe militari della Russia o della Nato, o di altri eserciti europei: così si favorirebbe la distensione.
La definizione e poi il controllo di questa zona russo/europea smilitarizzata (dal Mar Bianco al Mar Nero) prevede il negoziato e lo sviluppo di meccanismi di verifica efficaci; anziché concentrarsi sulla militarizzazione nazionale, ci si concentra su una zona di demilitarizzazione internazionale, pan europea, affidata a tutti i paesi coinvolti;
– avviare immediatamente una “moratoria nucleare” che coinvolga i paesi detentori di armi nucleari presenti sul continente europeo (Francia, Regno Unito, Russia, e Stati Uniti con ordigni presenti anche in Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi): impegno al non utilizzo, e apertura di negoziati per l’adesione concordata e multilaterale al TPNW (Trattato per la messa al bando delle armi nucleari);
– avviare un progetto esecutivo per la costituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo, per la gestione non militare della crisi. Tra non fare nulla e mandare truppe armate, c’è lo spazio per fare subito qualcosa di utile, nell’ambito della politica di sicurezza per intervenire a livello civile nei conflitti prima che questi sfocino in guerra vera e propria, come avvenuto il 24 febbraio 2022.
I Corpi di Pace vanno costituiti e finanziati come una brigata permanente dell’Unione Europea: la loro costituzione deve rientrare nelle competenze della Commissione Europea; – dare la parola ai movimenti civili e democratici che in Russia, Ucraina e Bielorussia si sono opposti da subito alla guerra e hanno avanzato proposte di pace, a partire dal sostegno agli obiettori di coscienza, disertori, renitenti alla leva delle parti in conflitto. Convocare con loro, veri portatori di interessi comuni, un “tavolo delle trattative” in zona neutrale e simbolica (Città del Vaticano);
– convocare una Conferenza internazionale di pace (sotto egida ONU, con tutti gli attori internazionali coinvolti e disponibili) basata sul rispetto del Diritto internazionale vigente e sul concetto di sicurezza condivisa, che metta al sicuro la pace anche per il futuro.
La Campagna di Obiezione alla guerra offre uno uno strumento concreto per attuare il diritto umano fondamentale alla pace, che sul piano politico significa per gli Stati: obbligo di disarmare, obbligo di riformare in senso democratico e far funzionare i legittimi organismi internazionali di sicurezza collettiva a cominciare dalle Nazioni Unite, obbligo di conferire parte delle forze armate
all’ONU come previsto dall’articolo 43 della Carta delle Nazioni Unite, obbligo di riconvertire e formare tali forze per l’esercizio di funzioni di polizia internazionale sotto comando sopranazionale, obbligo di sottoporsi alla giurisdizione della Corte Penale Internazionale.
Aderendo concretamente alla Campagna ognuno ha la possibilità personale di dichiarare formalmente la propria obiezione di coscienza e nel contempo sostenere concretamente i nonviolenti russi e ucraini che sono le uniche voci delle due parti che stanno già dialogando realmente tra di loro, che creano un ponte su cui può transitare la pace, grazie al coraggio e all’impegno di chi a Kyiv e Mosca, rischiando di persona, lavora per la crescita della nonviolenza organizzata (info: https://www.azionenonviolenta.it/obiezione-alla-guerra-2/).
Non aggiungiamo altro e…se volete qualche informazione in più, soprattutto se vorrete iscrivervi al “partito della guerra a tutti i costi”, contattateci…avremo buone parole per tutti.
(*) I cinque punti sono tratti da un documento appena stilato dal “Movimento Nonviolento”. cfr. www.azionenonviolenta.it
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