Guido Manzone ci ha lasciati ma *Aydin , il suo spirito luminoso, è sempre con noi.
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Giornali, televisione, pubblicazioni di ogni genere riversano su di noi una quotidiana alluvione di “informazioni”. In pratica tutto e l’opposto di tutto. Diviene pertanto sempre più complesso distinguere il vero dal falso, l’effimero delle mode dalla concretezza del reale, gli interessi occulti dalle autentiche esigenze del Paese. E’ questa l’altra faccia, purtroppo negativa, della libertà di informazione, peraltro insopprimibile ed irrinunciabile in un Paese democratico. E guai se così non fosse. Dobbiamo pertanto imparare a “difenderci”onde non essere trasformati in inconsci strumenti di parte, in vapori nel vento facilmente trasferibili dall’una o dall’altra parte. Frutto perverso dell’incapacità di selezione e di analisi è la cosiddetta “mezza cultura”, propria di chi sa alcune cose, ma del tutto sbagliate. E la scuola ufficiale ben poco ci aiuta. In un mondo sempre più scientificizzato, in cui la tecnologia si intreccia talvolta strettamente alle scelte politiche, vedi il caso della piattaforma dei rifiuti industriali, della Val Bormida, e così via, siamo ancora rimasti per lo più alla onorata, ma superata, scuola degli Scolopi e dei Barnabiti, alla prevalenza “letteraria” su ogni altra conoscenza. Cultura che andava benissimo per una società paleo-contadina, pre-tecnologica, ma che contrasta ogni giorno di più con le esigenze del settimo Paese industrializzato del mondo, sempre che intenda restare tale. E’ proprio questo limite di fondo, ossia la mancanza di una cultura razionale, della conoscenza della Scienza e della Storia, che induce a errate scelte le “mezze culture”, ormai divenute dominanti anche nel settore ambientale. E oggi accade più spesso che un tempo quando, ad occuparsi di questi problemi, erano fior di scienziati e di studiosi e non certo politici, funzionari di partito ed ecologi d’accatto. I risultati si vedono anche nelle piccole cose. Regolamenti regionali stanno impedendo il “riequilibrio”della fauna selvatica. Come è noto, in una realtà profondamente modificata dall’uomo, gli originali equilibri naturali sono totalmente sconvolti ed è pura utopia pensare ad un loro spontaneo ripristino. L’unica azione possibile è quindi un ulteriore intervento umano per il mantenimento artificiale di quegli stessi equilibri. Facciamo un elementare esempio. Se corvi, cornacchie e gazze si moltiplicano in modo abnorme poiché trovano un “habitat”ottimale nelle zone disgregate, mentre mancano i grandi rapaci incaricati di contenerne il numero, non resta da fare altro che abbatterne l’eccedenza. Certo, la cosa migliore sarebbe liberare grossi falchi, ma è impossibile sia per l’eccessivo costo sia per l’impossibilità di reperimento. In ogni caso qualcosa bisogna fare per non trovarci di fronte ad un futuro deserto faunistico e alla “monocoltura”del corvo. Cornacchie, corvi e gazze sono predatori terribili. Non solo mangiano le uova nei nidi altrui, ma si cibano dei piccoli appena nati. Invece la Regione non fa nulla e anzi, incredibilmente, li ha inseriti tra gli animali “protetti”. Sta pure venendo avanti tutta una pseudo- informazione raccattata dai documentari di Walt Disney, ottimi per divertire i bambini, ma che nulla hanno a che fare con l’educazione scientifica ed ambientale. In questi documentari, per motivi di gradimento, la fauna selvatica viene sempre rappresentata in modo dolciastro, con animali “belli” indicati come utili e buoni, quelli “brutti” come negativi e dannosi. Conseguenza: rospi, bisce, pipistrelli, libellule e ramarri vengono sovente uccisi per iniziativa dei singoli, convinti di fare cosa valida, mentre sono utilissimi nella lotta biologica contro i parassiti e assolutamente innocui per l’uomo. Con la distruzione degli insettivori le zanzare stanno diventando un problema specie nel Casalese ed in altre zone ricche d’acqua. E non è vero, come si dice, che la causa del loro diffondersi sia unicamente l’estendersi delle risaie. Ciò che ha più inciso sono i moderni metodi di diserbo che hanno enormemente ridotto il numero delle rane nelle stesse risaie. Le rane si cibano di larve di zanzara impedendone uno sviluppo eccessivo. Ci sarebbe modo per porre rimedio a questa proliferazione: basterebbe far riprodurre le rane in appositi allevamenti e immettere i girini nelle acque di risaia dopo il diserbo, quando sono pulite e rendono possibile la vita. Iniziativa assai facile da realizzare, ma difficilmente comprensibile dalle “mezze culture”
La stampa 24-9-89
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