Diciamolo chiaramente. La fermezza con la quale il Presidente Mattarella ha risposto alla lista dei Ministri presentati dal prof. Giuseppe Conte, ci è piaciuta. E’ stata netta nella definizione delle motivazioni che lo portavano ad un rifiuto e assai dettagliata nella descrizione delle varie fasi di questa crisi istituzionale, comunque assai preoccupante. Mai si era avuta prima una “pausa di riflessione” così lunga (essendo stati superati gli 83 giorni del precedente “record” del 1992) e, soprattutto, mai – dall’inizio della storia repubblicana – si è registrato uno scontro così forte fra rappresentanti di alcune forze politiche “vincenti” nella recente tornata elettorale e la Presidenza della Repubblica.
Le premesse di questa “fermata”, però, erano nell’aria. L’agenzia “Reuters” (1) proprio il giorno 23 maggio usciva con una affermazione lapidaria che la dice lunga su chi comanda in Italia e nel mondo: “ La possibilità che il nuovo governo (quello “giallo-verde” n.d.r.) indebolisca le finanze pubbliche e ritiri la riforma delle pensioni del 2011 ha spinto Moody’s a dire – dopo la chiusura dei mercati di venerdì – che potrebbe ridurre il rating del debito sovrano del paese.
Moody’s ha un rating a lungo termine ‘Baa2’ con una prospettiva negativa sull’Italia. Un downgrade a “Baa3” porterebbe il debito del paese a una sola tacca sopra la spazzatura (“junk” nell’originale).
Nonostante la recente ondata, i rendimenti italiani sono ben al di sotto dei picchi raggiunti durante la crisi della zona euro del 2011-2012, grazie soprattutto allo scudo fornito dal programma di acquisto di obbligazioni della Banca centrale europea”.
Una bella scoppola, ripetuta e amplificata dai media di quest’ultima settimana , con alcune testate (“Repubblica” e “Il Foglio”) a condurre la danza. Un attacco al c.d. “governo del cambiamento” che ha unito in una unica lotta Ferrara, Sgarbi e Berlusconi. Con Scalfari e Renzi ad aumentare la forza d’urto. A nulla sono servite le precisazioni (delle ore 10 dello stesso giorno di domenica 27) fatte dallo stesso dott. Savona, impegnato a segnalare che “la preoccupazione nostra, il nostro obiettivo è quello di una riforma in positivo dell’Unione Europea, moneta compresa, non una sua distruzione” (2). D’altra parte il prof. Savona si è distinto, oltre che nella serrata critica all’ “euro” anche in una serie proposte migliorative che sono state riprese (e per la verità poco amplificate) da alcune testate giornalistiche ( sempre nel già citato articolo del “Sole” (2)) . Resta comunque un personaggio ambiguo, con un passato poco raccomandabile da alfiere del capitalismo più tradizionale e con parole di elogio per opere discutibili come il “M.O.S.E.” a Venezia e le varie tratte di Alta Velocità / Alta Capacità in Piemonte e Liguria.
Una “excusatio”, quella della mattinata del 27, forse richiesta da Salvini stesso e, pensano i maligni, organizzata addirittura con una tempistica precisa. La diffusione della nota è, infatti, di poco precedente l’inusuale visita dei due leader, Salvini e Di Maio, dal Presidente Mattarella, un’ora prima della “salita al colle” di un rassegnato Giuseppe Conte.
Una giornata veramente particolare preceduta da segnali di apertura, critiche, larvate minacce e molto altro (che noi non conosciamo, ma che ritroviamo in buona sostanza nel succo dell’articolo del Giornale (ediz. on line) di mezzogiorno dello stesso 27 maggio. Cito testualmente, proprio per far capire che chi grida al gioco preordinato, ad una pericolosa partita a scacchi…poco si discosta dalla verità. “Ma la tempesta perfetta sta per abbattersi sull’Italia e nessuno al momento sembra in grado di fermarla. Salvini non molla, pretende Savona all’Economia: «Altrimenti il voto». Mattarella nemmeno, perché cedere ora significa abdicare, arrendersi, decretare la morte dell’istituzione. E lui non ha voglia di consegnare al suo successore «un Quirinale depotenziato». Pensa che Salvini bluffi, però intanto si prepara a riciclare il piano B,, un governo del presidente che traghetti il Paese alle elezioni. O in subordine, prorogare Paolo Gentiloni, che ha già preparato gli scatoloni. In questo caso la battaglia sarà dura, con il Quirinale indicato come ostacolo al rinnovamento e bersaglio facile della propaganda di Lega e M5s. L’assalto finale alla Cittadella dei Jamaica boys parte a metà pomeriggio, quando Matteo Salvini alza il tiro su Mattarella. «Stasera daremo al presidente incaricato i nomi della Lega. Una rottura con il Colle? L’unico rischio che vedo è una frattura tra gli italiani e i palazzi del potere». E i grillini, dopo aver provato a negoziare pure con Casaleggio, sono costretti ad accodarsi. «Di Paolo Savona vengono messe in discussione le idee – scrive su Facebook Alessandro Di Battista – È inaccettabile». Muro contro muro, a un centimetro dal crac di sistema. Il capo dello Stato infatti sembra voler mantenere il suo no al professore anti euro. «Se Conte lo riproporrà – dicono i frequentatori del Quirinale – sarà rottura. Vorrà dire che anche lui si allinea al diktat pronunciato da Salvini». (3) .
Cioè, a quella che viene giudicata una inammissibile ingerenza nelle prerogative, non solo di Mattarella, ma pure del presidente incaricato. Dovrebbe essere lui, si legge sulla Costituzione, a comporre l’elenco dei ministri. Non esiste che l’uomo che avrà il potere esecutivo se li faccia dettare come uno studentello.
Fin qui le cose fino all’intervento diretto del Presidente Mattarella immediatamente successivo all’incontro di “avvenuta dismissione dell’operazione” con il “Presidente” incaricato, prof. Conte. E a leggere bene la posizione del Presidente si capisce che in questa ultima settimana sono volate parole grosse, si è parlato di euro, di Europa, di profilo internazionale dell’Italia, di “spread” , di “risposta del mondo finanziario” ben al di là dei sorrisini di circostanza e delle moine dietro i microfoni. Per avere i dati oggettivi di quanto è successo e, soprattutto per leggere direttamente la “vulgata” del prof. Mattarella, eccone il testo completo senza interruzioni. A dopo qualche commento.
Il testo del Presidente Mattarella
“”Dopo aver sperimentato, nei primi due mesi, senza esito, tutte le possibili soluzioni, si è manifestata – com’è noto – una maggioranza parlamentare tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega che, pur contrapposti alle elezioni, hanno raggiunto un’intesa, dopo un ampio lavoro programmatico.
Ne ho agevolato, in ogni modo, il tentativo di dar vita a un governo. Ho atteso i tempi da loro richiesti per giungere a un accordo di programma e per farlo approvare dalle rispettive basi di militanti, pur consapevole che questo mi avrebbe attirato osservazioni critiche. Ho accolto la proposta per l’incarico di Presidente del Consiglio, superando ogni perplessità sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un presidente non eletto in Parlamento. E ne ho accompagnato, con piena attenzione, il lavoro per formare il governo.
Nessuno può, dunque, sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento. Al contrario, ho accompagnato, con grande collaborazione, questo tentativo; com’ è del resto mio dovere in presenza di una maggioranza parlamentare; nel rispetto delle regole della Costituzione.
Avevo fatto presente, sia ai rappresentanti dei due partiti, sia al presidente incaricato, senza ricevere obiezioni, che, per alcuni ministeri, avrei esercitato un’attenzione particolarmente alta sulle scelte da compiere.
Questo pomeriggio il professor Conte – che apprezzo e che ringrazio – mi ha presentato le sue proposte per i decreti di nomina dei ministri che, come dispone la Costituzione, io devo firmare, assumendomene la responsabilità istituzionale. In questo caso il Presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia, che non ha mai subito, né può subire, imposizioni. Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia.
La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto, per quel ministero, l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che – al di là della stima e della considerazione per la persona – non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro. Cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso, nell’ambito dell’Unione europea, per cambiarla in meglio dal punto di vista italiano.
A fronte di questa mia sollecitazione, ho registrato – con rammarico – indisponibilità a ogni altra soluzione, e il Presidente del Consiglio incaricato ha rimesso il mandato. L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali.
Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane. Occorre fare attenzione anche al pericolo di forti aumenti degli interessi per i mutui, e per i finanziamenti alle aziende. In tanti ricordiamo quando – prima dell’Unione Monetaria Europea – gli interessi bancari sfioravano il 20 per cento.
È mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri – che mi affida la Costituzione – essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani. In questo modo, si riafferma, concretamente, la sovranità italiana. Mentre vanno respinte al mittente inaccettabili e grotteschi giudizi sull’Italia, apparsi su organi di stampa di un paese europeo.
L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea, e ne è protagonista. Non faccio le affermazioni di questa sera a cuor leggero. Anche perché ho fatto tutto il possibile per far nascere un governo politico. Nel fare queste affermazioni antepongo, a qualunque altro aspetto, la difesa della Costituzione e dell’interesse della nostra comunità nazionale.
Quella dell’adesione all’Euro è una scelta di importanza fondamentale per le prospettive del nostro Paese e dei nostri giovani: se si vuole discuterne lo si deve fare apertamente e con un serio approfondimento. Anche perché si tratta di un tema che non è stato in primo piano durante la recente campagna elettorale. Sono stato informato di richieste di forze politiche di andare a elezioni ravvicinate. Si tratta di una decisione che mi riservo di prendere, doverosamente, sulla base di quanto avverrà in Parlamento. Nelle prossime ore assumerò un’iniziativa”.
Tre i passaggi fondamentali, dopo la cronistoria (dettagliata) di apertura. L’invito a non forzare e strumentalizzare le sue parole e la sua azione con un “Nessuno può, dunque, sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento. Al contrario, ho accompagnato, con grande collaborazione, questo tentativo; com’ è del resto mio dovere in presenza di una maggioranza parlamentare; nel rispetto delle regole della Costituzione”. Tacitando sul nascere, con codice alla mano, eventuali critiche sulla opportunità istituzionale dei suoi atti. Il riferimento alla centralità del Ministero dell’Economia in un quadro internazionale complesso, con impegni forti dell’Italia che non possono essere disconosciuti, è il secondo “passaggio” di rilievo. Soprattutto in presenza di una pressione finanziaria che si è già manifestata con l’ aumento dello “spread” e con un’azione di controllo più stringente da parte degli organi di controllo. Per ultimo, il riferimento finale alle “prossime mosse”: “Sono stato informato di richieste di forze politiche di andare a elezioni ravvicinate. Si tratta di una decisione che mi riservo di prendere, doverosamente, sulla base di quanto avverrà in Parlamento. Nelle prossime ore assumerò un’iniziativa”.
Sicuramente il riferimento andava ai colloqui pomeridiani con Salvini e Di Maio con segnalazione di una loro indisponibilità a sostenere un “eventuale governo neutro, con conseguenti elezioni. Ciò che mancava, ma che “uscirà” con una notizia “Ansa” intorno alle ore 21, è la definizione di quel che il Presidente avrebbe comunicato a tempo debito. Le reazioni discutibili del Movimento Cinque Stelle, subito rinforzate dalla Meloni di Fratelli d’Italia (e in modo più sfumato da Salvini) finalizzate a richiedere l’impeachment del presidente Mattarella, hanno azzerato i tempi. Così è uscito fuori il nome del restitutor orbis , di colui che dovrebbe riportare le cose a posto e, in prospettiva, creare le premesse, anche strutturali, per un complessivo riscatto dell’Italia nel quadro di un’Europa più matura e coesa. Il nome, come è noto, è quello di Carlo Cottarelli (4) che si troverà un impegno non facile. Due fronti spaccati, uno proiettato verso le elezioni, “sovranista” e parolaio, l’altro impegnato nella difesa dei valori fondanti della Repubblica, della sua Costituzione e, nel caso specifico, del Presidente Mattarella, ma con idee, specie di prospettiva, tutte da definire e far conoscere.
Tornando alla “giornata”, comincio a credere anch’io che tutto l’ ambaradam sia stato costruito “a bella posta” con la sicurezza di non cavare il classico ragno dal buco ma di cercare solamente nuovi crediti per una campagna elettorale infinita. Quella che, probabilmente, ci porterà alle urne a fine settembre … a meno che gli elettori pentastellati facciano aprire gli occhi ai loro dirigenti e responsabili nazionali, sottraendoli all’abbraccio mortale di Salvini e co.. Solo un governo “neutro” (mi piace, sinceramente, questo aggettivo, anche se ne conosco l’ambiguità) composto da pochi ministri e con lo scopo specifico di arrivare ad una legge elettorale seria, potrà mettere fine alle pericolose accelerazioni a cui stiamo assistendo in queste ore. Cottarelli può essere il nome giusto e Sergio Mattarella, ancora una volta, si è dimostrato pienamente all’altezza dei suoi alti compiti.
…
.1. https://ca.reuters.com/article/topNews/idCAKCN1IR0QZ-OCATP
.4. https://www.money.it/chi-Carlo-Cottarelli-biografia-economista-partiti
Commenta per primo