1917: ho visto recentemente un film di Sam Mendes, con lo stesso titolo, che risale a tre anni fa e che ha avuto un notevole successo. Nella Prima Guerra Mondiale, siamo sul fronte anglo-tedesco e due sotto-ufficiali ricevono l’incarico di passare dalla “no man land” fra le due armate, raggiungere un dislocamento britannico che sta per attaccare, e portare un messaggio, in cui si dichiara che si tratta di una trappola dei Tedeschi.I due uomini passano in un paesaggio incubico, pieno di trincee, gallerie diroccate, infine dei terreni agricoli completamente distrutti.
Un aereo tedesco in fiamme atterra vicino loro ed il pilota, semibruciato, ha il tempo di accoltellare proditoriamente uno dei due e ferirlo a morte.
La classica malvagità degli Unni…
Ma, il soldato rimasto, fra mille difficoltà, prosegue nella sua ricerca, evita molti ostacoli mortali ed infine raggiunge il distaccamento inglese.
Il suo messaggio arriva, ma è troppo tardi: gli Inglesi stanno già attaccando, quindi i corpi che ritornano sono morti.
E’ un film che si può definire singolarmente “bello”, di una bellezza tutta tragica, ma che parla dell’amicizia, dell’inutilità della guerra, del fatto che la violenza sovrasta tutto e che in definitiva la guerra è un mezzo per esprimere quella violenza che è insita in tutti gli esseri umani, anche i migliori.
Nessuno ha voluto questa guerra, nessuno la ama, ma non c’è mezzo per fermarla, una volta detonata la miccia, ciò che segue è inarrestabile.
Apologo di grande forza, ci ricorda che Sam Mendes è un regista notevole e ricordiamo il suo precedente “Era mio padre”.
Film accuratissimo, sia nella sceneggiatura che nella fotografia, è quello che si può definire un film “da vedere”, un bel film.
Ma, dal concetto di bello, dobbiamo passare a quello di “sublime”.
Ed allora, dobbiamo ricordare un altro film che, presumibilmente, si svolge nel 1917, “Orizzonti di Gloria” di Stanley Kubrick.
E’ un film multipiano, a molti livelli, che ci propone una serie di crociate contro la guerra, contro la stupidità umana, contro l’orgoglio miserabile degli alti-ufficiali ed anche contro le miserie dei regolamenti e dei piccoli uomini che ad essi si appellano.
Abbiamo visto e rivisto questo meraviglioso film, l’abbiamo amato, pur nel suo essere così irritante, ma anche così Vero.
Il colonnello Dax, eroe/anti-eroe, è rappresentato splendidamente da un Kirk Douglas d’annata, forte, dinamico, al tempo stesso generoso verso i sottoposti lanciati in una folle corsa verso la morte, il Termitaio.
In questo film ogni particolare è studiato alla perfezione, ritroviamo l’accuratezza di Kubrick e in ogni momento si sente fortemente la passione del regista verso il suo assunto, che è “abbasso la guerra”, in tutti i suoi aspetti, grandi e piccoli, affinché l’Umanità prevalga sulla brutalità della lotta per la vita.
Con questo suo film, Kubrick raggiunge uno degli apici della sua folgorante carriera e, neppure trentenne, si colloca su un piedistallo di eccellenza nel mondo del cinema.
Contenuto e forma, fotografia ed uso del linguaggio, Storia ed Apologo si compenetrano in un risultato filmico, che io non esito a definire “sublime”.
Giorgio Penzo
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