Oro sì, oro no

In tempi di crisi vale la pena investire in oro?

l’oro è un bene rifugio, protegge dall’inflazione, dà la possibilità di realizzare rapidamente liquidità,permette di diversificare gli investimenti. L’oro è un bene rifugio perché, mentre le valute,anche le più solide,subiscono nel tempo oscillazioni del proprio potere d’acquisto, mantiene una certa stabilità, indipendentemente dalla politica economica dei singoli stati. L’oro preserva dall’inflazione e permette una grande liquidità: può essere venduto 24 ore su 24 in tutti i mercati del mondo. Ciò non si può dire degli investimenti cartacei, titoli o azioni, a volte a rischio di ripudio o congelamento.

Si può investire sia in oro fisico(monete, lingotti o gioielli) sia in oro finanziario(EFT o fondi comuni). Nel primo caso gli esperti consigliano ai piccoli risparmiatori le monete, che permettono di frazionare meglio il capitale da investire e sono facilmente trasportabili. Investire in gioielli conviene relativamente, visto che buona parte di questi vengono riacquistati come oro usato, e quindi pagato al grammo meno di quello nuovo.

Lingotti e monete sono soggetti invece ad una continua,anche se spesso lenta, rivalutazione. Con oro in lingotti e monete bisogna aver pazienza. Non si pensi di fare grossi affari in tempi brevi. Questi sono appannaggio spesso degli speculatori. Gli altri, quando comprano monete e lingotti, devono attendere il  momento in cui l’oro si impenna, in seguito a crisi politiche o economiche.

In questo caso le monete d’oro sono ideali, comprate una alla volta, in determinate ricorrenze, o meglio ricevute in dono, possono produrre nel tempo un buon capitale, a volte cifre ragguardevoli. Sterline e marenghi in particolare scandiscono le ricorrenze, nascite, comunioni, diplomi, lauree e quant’altro, permettendo al fortunato destinatario un gruzzolo  per le spese della maggiore età.  Per trasformarlo in denaro sonante è sufficiente rivolgersi ai negozi abilitati all’operazione e questi sono presenti ovunque. Non si confondano con i compro-oro. Bisogna poi distinguere fra i pezzi di valore numismatico e quelli che seguono le quotazioni dell’oro(i comuni marenghi, sterline, pesos, dollari ecc.). I primi vanno trattati con attenzione, perché a volte hanno un valore superiore alla quotazione dell’oro(può capitare anche il contrario).

Oggi il prezzo dell’oro sale non solo perché è un metallo più raro ma anche perché è richiesto, oltre che in gioielleria e in odontoiatria,  dall’industria elettronica. Secondo gli operatori del settore vale la pena investire nel metallo giallo, specie in tempi come l’attuale, in cui i dati economici sono negativi e c’è il rischio che la crisi si prolunghi nel tempo. Alcuni esperti però affermano che quello dell’oro che cresce di valore e protegge i risparmi è più un luogo comune che una realtà. Con dati alla mano essi affermano che negli ultimi 47 anni l’oro ha battuto l’inflazione solo 24 volte, come quando si gioca a “testa o croce”, con 50 possibilità su 100 di vincere.

Se è vero che l’aumento del prezzo dell’oro ha permesso forti guadagni in momenti di crisi finanziaria, è anche vero che, passata la tempesta e ripresa la marcia delle borse, le azioni hanno ottenuto rendimenti anche tre volte superiori a quelli dell’oro. Questi discorsi comunque riguardano più i possessori di grandi capitali che il piccolo risparmiatore. A questo può essere utile maggiormente un BOT o un buono postale. Ora  identifichiamoci in un risparmiatore che ha avuto la fortuna di non essere danneggiato dalla crisi causata dal Covid 19, ha del danaro che vuole investire, è libero di fare ciò che vuole: acquistare marenghi o sterline, BTP o altro ancora.

Ma la pandemia, con lo strascico di dolore da cui è stata(ed è) accompagnata e di situazioni di ogni genere, eroiche e meschine, come ci sta facendo riflettere sul tipo di diversa sanità, scuola o esistenza che si vorrebbero, così dovrebbe farci pensare ad un’economia diversa. E se si cominciasse a non investire più in oro? Intanto si darebbe un contributo alla lotta allo sfruttamento dei minatori, sempre più costretti a lavorare nelle profondità della terra in condizioni spesso precarie o in quelle miniere a cielo aperto che sembrano veri e propri verminai. Poi si darebbe un contributo alla salvaguardia dell’ambiente e quindi, forse, anche alla lotta ai traffici illeciti.

E se si investisse nel recupero del disagio sociale, nella riqualificazione delle professioni,nell’istruzione e nell’integrazione(quella vera) e nella salute?

Utopie! Risponderebbero i seguaci del libero, anzi liberissimo(sfrenato), mercato. Quale ritorno avrebbe l’investitore? Quale percentuale ? Quale…e giù qualche termine inglese. Sicuramente questo tipo di risparmiatore (alternativo? Filantropo?) ci guadagnerebbe in termini di società equa e meno violenta, rischiando molto meno di essere abbattuto dai calci e i pugni di qualche energumeno che si è allenato in palestre dove è stato tradito lo spirito dello sport.

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