Sappiamo cosa significa questo acronimo: prodotto interno lordo.
Ma, secondo me, si giochicchia un po’ troppo su questa parola.
L’elemento più significativo è l’aumento o diminuzione del PIL rispetto all’anno precedente: in questo modo si quantifica la potenza dell’economia.
Attualmente, l’aumento del PIL in Italia rispetto all’anno precedente è inferiore all’uno per cento ed il governo batte la grancassa di un grande risultato ottenuto, specialmente nei confronti di Francia e Germania.
Ma Germania ed in parte Francia sono le economie trainanti, quelle che danno il là alla forza economica europea, mentre l’Italia ha un’economia trainata rispetto alle altre partner europee.
Palazzo Chigi e dintorni sono in fase di Osanna per un 0,7- 0,8 su base annuale, ma qual è il confronto con le vere, grandi potenze di oggi?
Negli Stati Uniti l’economia aumenta al tasso del 3% all’anno, in Cina del 5%, in India del 7%…
Ma, attenzione, i paesi nominati sono autentici continenti, molto popolati e molto dinamici, mentre, non dimentichiamolo mai, l’Italia è un paesetto di 300.000 Kmq, con 58 milioni di abitanti in discesa (babydoomers per i poliglotti).
Chi vuole intendere intenda…
Non bastano i dati dell’ISTAT, le dichiarazioni pompose del governo ed anche le dichiarazioni dell’opposizione per ricomporre il mosaico dello status reale del paese, ci vuole ben altro.
Forza, coraggio, intraprendenza, etica ed ancora etica, per costruire un percorso praticabile.
Signori, siamo in uno status quo, o meglio, nelle sabbie mobili di un declino inarrestabile.
Pessimi caratteristi di Hollywood, i nostri politici, di destra e di sinistra, rinnovano un film visto cento volte, come quando in un teatro di posa di cartone Steve Reeves-Sansone abbatte le colonne del tempio con tutti i Filistei.
Happy ending.
Viator
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