Ha del miracoloso ciò che è successo la scorsa settimana a Castelnuovo Scrivia, nella parte orientale della provincia di Alessandria, quella più vicina alla Lombardia. Ha del miracoloso perchè persone di origini diverse, di fedi politiche differenti, di opinioni probabilmente non coincidenti su cause e andamento della guerra fra Ucraina e Russia, hanno trovato un accordo, dimostrando una attenzione seria al problema, evitando di erigere muri e steccati. Badando al nocciolo dei problemi e non piegandosi a ideologie o opportunismi. Ha del miracoloso poichè nessuno ha votato contro la mozione, riportata qui sotto, che non solo esorta le parti in causa a trovare una via di uscita onorevole e duratura ma “addirittura” segnala l’inutilità di una excalation con continue forniture di armi, con nuovi arruolamenti e, prevedibilmente, con nuovi morti. Ci ricorda che la nostra Italia non ha “né firmato, né ratificato il Trattato di Abolizione delle Armi Nucleari entrato in vigore il 22 gennaio 2021″ e che è necessario arrivare ad un “cessate il fuoco” tra le parti, congiuntamente ad un riavvio dei negoziati più volte interrotti. Il sindaco Tagliani in questa opera di informazione prima, di persuasione e motivazione della proposta, poi, si è dimostrato molto più concreto e capace di molti altri suoi colleghi e di tantissimi politici che, interpellati sulla stessa proposta di mozione, si sono trincerati in posizioni attendiste, evitando di porre in discussione (nè nelle Commissioni, nè in Aula) il testo che, invece, a Castelnuovo Scrivia è stato votato alla grande. Non c’è stata unanimità ma poco ci è mancato. Già il voto della maggioranza, convinto e motivato e l’astensione, altrettanto spiegata, delle componenti di minoranza in Consiglio Comunale, hanno superato possibili frizioni su alcuni passaggi del testo permettendo di ottenere una piena efficacia della delibera stessa. Ora, come prevedibile, si apriranno spiragli nuovi per chi vorrà riprendere la questione a livello locale e anche nazionale, visto che il testo della delibera è stato oggetto di considerazione in Commissione Senato. Al momento non è ufficiale il numero dei Comuni italiani grandi e piccoli che hanno sostenuta la proposta della “Rete Italiana Pace e Disarmo”, ma si tratta sicuramente di decine di realtà attente a quel che sta succedendo solo apparentemente al di fuori del proprio Comune ma, come più volte segnalato, con ricadute locali “forti”. La prima motivazione addotta da chi (e purtroppo sono tanti nella nostra Provincia) cerca di evitare e posticipare la questione è quella del “non è competenza di un Comune intervenire sulle questioni internazionali“, mentre la seconda, ancor più discutibile – presente sia nelle forze di maggioranza che nelle minoranze dei vari Comuni interpellati – è “stiamo attendendo indicazioni su come comportarci, da Roma, da Torino (…da Marte, chissà) e non possiamo far nulla“. D’altra parte sono gli stessi “politicanti” o membri a vario titolo delle strutture amministrative a chiudere la questione con la più classica delle considerazioni: “E comunque noi, qui, non possiamo far nulla ed è inutile perder tempo in chiacchiere“. Peccato che proprio noi italiani, proprio le nostre aziende (soprattutto quelle legate al comparto militare) stiano registrando utili in media doppi rispetto al 2019 in export verso l’estero, in modo particolare verso i centri raccolta e smistamento armamenti e sussidi militari a sostegno di uno solo dei contendenti: l’Ucraina. Peccato che ad usufruirne siano proprio quelle aziende che dal 1995 fino al 2019 avevano intrapreso un lento processo di smilitarizzazione delle produzioni passando al “green” o, semplicemente, a produzioni con fini “civili”. Il segnale che viene da Castelnuovo Sc. è, di fatto, una spinta dal basso, dalla società civile, dalla realtà amministrativa “base” tesa a riequilibrare una posizione di forte coinvolgimento diretto all’interno della NATO, ricordando che la pace è un bene primario e che i principi basilari della nostra Carta Costituzionale sono tutti improntati da spirito di pace vera, di risoluzione dei conflitti tramite percorsi di “appeasement” condivisi e duraturi. Sono gli stessi principi che hanno portato l’Italia ad avere una posizione di intelocutore aperto e non schierato aprioristicamente, semplicemente perchè “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (il famoso e pluricitato art. 11 della Costituzione Italiana). Castelnuovo Scrivia, i suoi rappresentanti istituzionali in rappresentanza di quasi cinquemila abitanti, ci sono arrivati senza polemiche, con la forza del dialogo e la praticità di un Sindaco (e di un Consiglio) che, senza infingimenti e forzature, hanno provato a dare un segnale. Anzi , a moltiplicare quello che, da qualche mese, viene fatto circolare nelle cancellerie comunali, con alterne fortune e, in qualche caso, riuscendo ad ottenere votazioni senza opposizioni strumentali, con al massimo l’espressione di “astensione” dovuta o al poco tempo o alle poche occasioni di approfondimento a disposizione. Il link in cui è visibile il testo completo della proposta è il seguente:
https://retepacedisarmo.org/mozione-per-la-pace-in-ucraina-e-il-disarmo-nucleare-promossa-da-europe-for-peace/
Invece il comunicato stampa diramato dalle associazioni che lo hanno promosso sul territorio, è il seguente:
“Il 27 luglio scorso, il Consiglio Comunale di Castelnuovo Scrivia con delibera n.308/23 ha approvato la mozione Pace in Ucraina e Disarmo Nucleare, presentata dall’Associazione per la pace e la nonviolenza, Città Futura, le associazioni Verso il Kurdistan e L’ulivo e il libro e l’Istituto Cooperazione e Sviluppo, su proposta della Rete Italiana Pace e Disarmo.
Si tratta di un lungo e accurato documento nella cui premessa si condanna fermamente l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, si evidenziano gli effetti devastanti della guerra sulle persone e sull’ambiente, oltre alla distruzione di città e infrastrutture, la persecuzione nei confronti di quanti in quei territori si oppongono alla guerra, si mette in evidenza come la guerra abbia ricadute di ordine economico e sociale a livello internazionale, si ribadisce che l’invio di armi sempre più pesanti non solo non accelera la fine del conflitto e l’avvio di un tavolo di pace, ma, al contrario, alimenta il concreto rischio di una catastrofe, anche nucleare. In ultimo la premessa insiste sul fatto che l’Italia non ha ancora né firmato, né ratificato il Trattato di
Abolizione delle Armi Nucleari entrato in vigore il 22 gennaio 2021. Per questo si chiede ai rappresentanti istituzionali locali di sollecitare la Presidenza del Consiglio dei Ministri affinché il governo italiano si adoperi nei confronti dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite – e degli altri Paesi attivi nella ricerca del cessate il fuoco – per una soluzione diplomatica che preveda
l’immediata cessazione di ogni attività bellica e l’avvio, sotto il coordinamento della stessa Unione e delle Nazioni Unite, di un tavolo negoziale tra Russia e Ucraina.
La mozione chiede inoltre di impegnarsi affinché la Presidenza del Consiglio dei Ministri dia asilo e protezione e riconosca lo status di rifugiato politico agli obiettori di coscienza e disertori dei Paesi coinvolti. Infine occorre promuovere l’adesione dell’Italia al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari sostenendo le iniziative per il disarmo nucleare promosse dalla società civile.
Il Comune di Castelnuovo Scrivia è stato il primo nell’Alessandrino ad appoggiare la mozione, un piccolo centro che continua a coltivare una sensibilità particolare per la pace, la convivenza, i diritti umani.
Chissà se la delibera di un comune consentirà ad altri, a cui è stata rivolta l’istanza, di prendere una decisione a favore del cessate il fuoco, del negoziato, del disarmo nucleare.
“Associazione per la pace e la nonviolenza”, “Associazione Verso il Kurdistan”, “Città Futura”, “Istituto Cooperazione e Sviluppo”, “L’ulivo e il libro”.
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