Nonostante tutto l’uomo mi è simpatico, per il gesto storico delle sue dimissioni. Ma è un uomo perso nel suo labirinto come il generale Bolivar di Garcia Marquez. Il ’68 avrà (forse) tante colpe, ma non certo quella della pedofilia nella Chiesa. La colpa dei pedofili nella Chiesa è della Chiesa medesima evidentemente, dei suoi peccati e delle sue omissioni. Se non si hanno fette di salame ideologico-teologiche sugli occhi, come hanno i lettori de “Il Giornale”, che vedono il complotto di Soros ovunque, ci si rende conto che qui il papa emerito è come un Edipo che indaga su gravi crimini e scopre infine di essere lui il colpevole. Solo che il finale è diverso, freudianamente rifiuta la verità, si scopre debole e si dimette, si perde nel suo labirinto, sbatte qua e là e lancia ancora qualche lamento cercando improbabili colpevoli: il ’68. Ma il “garantismo” che lui attacca è un normale elemento della civiltà giuridica moderna, cosa cavolo c’entra il ’68? Chiaro che all’ex capo dell’ex Tribunale del Santo Uffizio il garantismo appaia come un orpello satanico che impedisce di alzare un bel rogo purificatore: se non fosse che anche questa è una scusa pietosa da intellettualoide qual è Ratzinger, un po’ come quando i capi della sinistra non vogliono ammettere i loro errori evidenti pluridecennali e cadono nella derisione e nel discredito. I fatti sono che per decenni nel mondo moderno nella Chiesa hanno protetto i pedofili e non c’è nessuna giustificazione che tenga. Da non religioso non suggerisco soluzioni, però è un po’ ora di finirla con le chiacchiere un po’ su tutti i fronti: nel mondo spirituale come in quello politico, vediamo il panorama di una classe dirigente che ha fallito fragorosamente cercare sostanzialmente penose giustificazioni. Cioè, appunto, chiacchiere, di fronte a fatti che sono invece chiari e non si possono più aggirare.
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