Il PD deve uscire dallo smarrimento rafforzando la propria identità

La collocazione del PD come forza di opposizione è imposta dal risultato elettorale. Non si capisce l’insistenza di coloro che, dall’esterno, premono per un’apertura verso il M5S, Aprire su quali basi? Accettare in toto il programma e l’egemonia politica dei grillini? Questo significherebbe porre il PD a rimorchio della forza che lo ha sconfitto scolorendo un’identità già sbiadita, costringendolo ad agire come una sorta di freno rispetto al programma più radicale dei 5 Stelle, in tal modo acquisirebbe un ruolo moderato, non destinato a rafforzarlo col rischio di portare al dissolvimento il Partito stesso.

Il PD deve rafforzare la propria identità, attraverso un’analisi di fondo dei motivi della sconfitta.

Liav Orgad, studioso israeliano che insegna all’università di Firenze, sostiene che i leader liberal non hanno saputo farsi partecipi dell’ansia di milioni di persone per gli sconvolgimenti in corso: guerre, disoccupazione, rifugiati, migrazioni. Non hanno saputo indossare un “noi” in cui molti si potessero riconoscere, facendo trapelare l’idea che per loro siano rilevanti esclusivamente i diritti delle minoranze, che pur essendo sempre un test fondamentale di libertà, impediscono o hanno impedito loro di parlare “dei diritti delle maggioranze”. Le società occidentali stanno attraversando una crisi di rilevanza storica nei rapporti tra vecchie maggioranze dominanti e grandi comunità di immigrati, un declino senza precedenti della popolazione residente che la rende dipendente dall’immigrazione. Questi mutamenti hanno effetti destabilizzanti e ansiogeni che riguardano la vita quotidiana e alimentano la simpatia per i politici che catturano l’ansia.

Che tra i fattori obiettivi e la percezione del fenomeno si inserisca il processo sistemico di esagerazione del problema, insieme alle provocazioni razziste non migliora le cose, dice il sociologo Giancarlo Bosetti.

Ovunque dagli Stati Uniti ai paesi dell’est europeo, dall’Austria a Israele si va imponendo il “diritto della maggioranza” dei cittadini residenti, che in una concezione liberale delle nazioni e degli Stati, e in una gestione sostenibile dell’emigrazione, non può rimanere un tabù impronunciabile neanche per i paesi europei.

La sconfitta elettorale, se elaborata e compresa nelle sue motivazioni, può avere un effetto costituente. L’opposizione consente a una forza politica battuta di riorganizzarsi anche in base alle prevedibili difficoltà di chi va al governo. Consente di ricucire le lacerazioni personali interne che l’esercizio del potere inevitabilmente determina; nonché di ripristinare regole basate sulla collegialità nella gestione del Partito stesso che, ultimamente, l’idea di uno solo al comando, nel partito e nelle istituzioni: Governo e Comuni, ha finito con l’oscurare. La società è una realtà plurale, cosi come plurale è la realtà della politica e dei partiti. Tutto questo richiede capacità di analisi e grande attitudine alla mediazione. I colpi di maggioranza, le scorciatoie e le semplificazioni portano inevitabilmente alla sconfitta e al fallimento.

 

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