Il PD è diventato il partito dei ricchi

Il seguente articolo comparso sul blog di “repubblica.it” curato da  Carlo Clericetti è segnalato (e proposto alla lettura) dal civis Filippo Boatti.

Due indagini del dopo-elezioni confermano quello che chiunque abbia osservato con un po’ di attenzione quello che accade aveva già capito, e che conferma la “mutazione genetica” del Pd e il suo allontanamento dall’area sociale che storicamente la sinistra si era proposta di rappresentare.

L’istituto di ricerca Tecnè ha svolto un sondaggio su un campione molto numeroso, oltre 30.000 persone che hanno votato il 4 marzo, incrociando la scelta del partito con quattro problemi corrispondenti alle istanze principali espresse dalle forze politiche durante la campagna elettorale: la mancanza di lavoro, le tasse troppo alte, la sicurezza e l’immigrazione e il reddito basso. Le risposte individuano chi – secondo la percezione di questi elettori – è considerato più adeguato a risolvere questi problemi. Ecco la tabella che riassume i risultati. 

Come si vede, il Pd non è al primo posto per nessuno dei quattro problemi ed è quasi doppiato dai 5S per i due più sentiti dai più svantaggiati, lavoro e reddito.

La seconda indagine è del Cise, il Centro studi elettorali della Luiss diretto da Roberto D’Alimonte, il politologo che è stato tra gli ispiratori delle riforme istituzionali renziane e quindi di certo non sospettabile di antipatia verso il Pd. Elaborando i dati di un sondaggio effettuato nelle settimane precedenti al voto, cosa ha scoperto il Cise?

“Ci siamo imbattuti in un risultato inaspettato, che abbiamo ritenuto di pubblicare immediatamente: la scoperta che una variabile che ritenevamo ormai irrilevante nella realtà politica italiana, la classe sociale, ha in realtà un effetto significativo sul voto, e in una direzione inaspettata. Il risultato in sintesi: Il PD è l’unico partito per cui si registrano effetti significativi della classe sociale sul voto, ma nella direzione inattesa di un suo confinamento nelle classi sociali più alte e con un reddito più alto. In sostanza il PD del 2018 sarebbe diventato il partito delle élite”.

Il Cise sintetizza in un grafico i risultati che definisce “sorprendenti”.
– Tra tutti i partiti, nessuno mostra effetti significativi della classe sociale: la propensione a votarli (che sia alta o bassa) non varia in modo significativo tra le classi sociali;
– L’unica eccezione è il PD: per questo partito si registra invece una propensione al voto bassa nelle classi sociali basse e medie, e invece sensibilmente maggiore nella classe medio-alta, che quindi configura un confinamento di questo partito nella classe medio-alta.

Per maggiori dettagli rinviamo all’articolo che illustra la ricerca. Qui vorremmo solo chiosare che non definiremmo questi risultati “sorprendenti”, quanto piuttosto una verifica empirica di quanto appariva chiaro dalla semplice osservazione dei fatti.

Un’ultima osservazione. Dalla tabella Tecnè si deduce anche che Liberi e Uguali è stato percepito come nient’altro che una copia sbiadita del Pd. Evidentemente i suoi dirigenti non hanno fatto abbastanza per evitare di dare questa impressione, sempre che solo di “impressione” si tratti. I risultati si sono visti.