Ratzinger docet

Seguendo la vecchia e lacrimogena caratteristica italiana di piangere su cose che seguono un loro andamento naturale e quindi eterno, si è creata una sorta di compassionevole preghiera per la salute di Papa Bergoglio.

Metto subito in chiaro che io non ho nessuna antipatia personale per la Chiesa Cattolica, o per il presente Papa, ma mi sembra giusto sottolineare dei fatti che includono ragione e fede.

L’attuale Papa è un signore di ottantotto anni che si ritrova sulle spalle le responsabilità del successore di Pietro e sicuramente questo per un credente è una fatica non da poco.

Un fedele cattolico comprende molto bene che l’incarico è dei più tremendi e che comporta quindi un enorme sforzo morale, ma anche fisico.

Mens et Corpus certo, ma entrambi devono procedere appaiati, devono avere consistenza l’uno con l’altro e quando uno dei due cede anche l’altro entra in difficoltà.

Bergoglio è un essere umano, ha una carica superiore, un impegno superiore, ma per il resto è appunto un essere umano.

Il che comporta che, se il fisico cede, è tutto il complesso che non regge più e questo potrebbe essere un grave danno per la Chiesa.

Il non amato Ratzinger, non amato perché era tedesco e perché era un teologo, freddo verso le masse estasiate, ha compiuto secondo me un gesto non di rinuncia ma di ragione e di fede.

Non sum dignus, avrebbe potuto dire, ma non per delle mancanze o dei peccati, quanto proprio perché il soglio pontificio esige un’altissima qualità, un essere degno di esso moralmente e fisicamente.

Credo che Papa Ratzinger abbia sofferto moltissimo per il suo gesto, ma non per la rinuncia o per la debolezza, quanto per la consapevolezza di non essere più adatto all’alto scopo.

Un gesto quindi di sacrificio, di sottomissione ad una finalità superiore e non una prova di debolezza.

Molti Papi sono stati longevi e sono arrivati a tardissima età, e non sempre questo fatto ha aiutato la storia della Chiesa, per cui un’auto-deposizione per motivi fisici non andrebbe mai criticata.

Anche Papa Bergoglio e i suoi consiglieri dovrebbero riflettere lungamente su questo punto, se è più importante la vicenda della Chiesa universale oppure la vicenda dell’essere umano che la rappresenta.

Voler resistere è sicuramente un atto meritevole, ma anche il sacrificio lo è, forse, anche di più.

Viator

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