Il gravissimo incidente ferroviario di Pioltello pare, molto probabilmente, sia dovuto alla rottura di poco più di 20 cm di rotaia. Dico probabilmente perchè chi ha già qualche anno sulle spalle ricorda l’attentato dell’aprile del 1975 nei pressi di Incisa Valdarno. La bomba fece saltare oltre 90 cm di rotaia ma il locomotore e le 18 carrozze pur passando oltre, restarono sui binari e tutto andò per il meglio. Gli esperti in base agli elementi raccolti e allo studio della interazione ruota-rotaia stabiliranno la dinamica dell’incidente e le relative responsabilità penali che potranno essere in carico ai vertici aziendali o più probabilmente ricadranno su quadri aziendali o su chi “calpesta il ghiaione” come si usa dire in gergo per indicare chi lavora in mezzo ai binari. Certamente non alla “politica”.
Il ministro, sicuramente in perfetta buonafede, ha subito messo in rilievo le centinaia di milioni in più messi a disposizione per la manutenzione intendendo dire che non ci sono quindi responsabilità politiche.
Il prof. Livorsi nel suo intervento <Le elezioni, la democrazia e la “democratura”>[1], nel suo invito al voto “utile” fa notare “sembra si sia smarrito quello che Max Weber, nel 1918, in La politica come professione, considerava il punto chiave di ogni “vero” agire politico: l’etica della responsabilità, per cui si deve sempre agire tenendo d’occhio – salvo che in taluni casi di vita e di morte – le conseguenze “prevedibili” delle nostre opzioni sulla vita sociale”.
Ma la valutazione delle conseguenze dell’agire politico riguarda solo il cittadino elettore quando traccia un segno su di un simbolo senza peraltro poter scegliere i propri rappresentati demandando tutto ai “Leader”? I “politici di professione” non dovrebbero avere una maggiore responsabilità nel valutare le conseguenze delle loro scelte (ammettendo che abbiano le capacita e la moralità necessaria)? Chissà se sono state valutate al meglio le conseguenze sulla vita sociale e non solo sull’economia (a meno di voler ridurre tutto ad economia) di scelte come i condoni, depenalizzazioni di alcuni reati, leggi sul lavoro ecc.
Ritornando al tragico incidente di Pioltello è ovvio che un ministro non debba interessarsi della rottura delle rotaie. Un politico deve certamente scegliere come distribuire le risorse disponibili per ottenere i risultati sulla vita sociale in relazione al programma su cui ha richiesto la fiducia agli elettori. Ma distribuire le risorse è soltanto una parte (forse la meno importante) di ciò che un politico deve fare. Oltre che studiarne i bilanci dovrebbe ad esempio, cercare di prevedere le conseguenze dei modelli di conduzione di una SpA pubblica; in particolare quelle in cui la sicurezza è fondamentale come quelle che gestiscono i trasporti, ma non solo.
Non è certo difficile immaginare che un “supermenager” pagato quanto un migliaio di operai sia disposto a fare in modo che i prodotti delle sue fabbriche superino, ad esempio, i test antinquinamento anche con metodi poco ortodossi. E non ha nemmeno bisogno di dare ordini precisi perchè i superpotenti amano circondarsi di persone in grado di capire ciò che il “capo” desidera e provvedere di conseguenza (anche in politica?). Certo se i manager fossero pagati solo quanto 20 operai forse non sarebbero incentivati a correre grossi rischi.
Nel contratto di programma fra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) e RFI vengono fissati dei parametri per valutare l’operato del gestore dell’infrastruttura (RFI) quali: indicatori di puntualità, disponibilità della rete, soddisfazione dei viaggiatori[2] ecc. In caso di mancato rispetto sono stabilite delle penali. Non conosco i contratti dei manager ma non è assurdo immaginare che i premi siano legati anche al raggiungimento di questi obiettivi. La strategia aziendale sicuramente prevede il raggiungimento degli obiettivi fissati dal contratto e tutto il personale sarà spinto a lavorare per la loro realizzazione.
Se il difetto al binario era conosciuto qualcuno avrà fatto la scelta di ritardare l’intervento o di non far rallentare i treni. Ma le scelte che un individuo fa sono anche condizionate dal contesto. Quando ci si trova a fare una scelta, il cui risultato è valutato sfavorevolmente nell’ambiente di lavoro, nel farla si può essere inconsciamente spinti ad accettare un fattore di rischio più elevato per evitare, ad esempio, di causare ritardi ai treni e conseguentemente giudizi negativi sul proprio operato.
Come già detto non è il ministro che deve occuparsi di come vanno fatte le verifiche ai binari. sarebbe però opportuno che valutasse, per le aziende di cui si occupa il suo ministero, se la “governance” sia idonea a raggiungere gli obiettivi che riguardano i cittadini e non solo quelli economici.
Questo tipo di disattenzione non è imputabile solo all’attuale Ministro. Ma ai dubbi sulla efficacia della vigilanza si aggiungono quelli sulla bontà delle strategie del MIT che vanta tra i suoi successi la fusione fra Anas e FS. A me ricorda qualcosa che una volta si definiva “na socra e na pantufla”[3]. Ma per noi comuni mortali si tratta di cose inconoscibili!
Quindi perchè mai dovremmo aspettarci che qualche politico annunci, non una inversione, ma almeno qualche piccola correzione di rotta?
[1] https://www.cittafutura.al.it/web/_pages/detail.aspx?GID=23&DOCID=22190
[2] É curioso e contemporaneamente ridicolo, oltre all’inglese, rilevare come si stabilisca che i viaggiatori delle stazioni importanti (platinum- gold) debbano essere più soddisfatti di quelle meno importanti (silver).
[3] “Uno zoccolo e una pantofola”. Espressione usata per indicare qualcosa di male assortito, che non può funzionare bene.