Anche se con qualche giorno di ritardo riproponiamo un intervento di Giuseppe Giudice, affermato studioso del Socialismo (nella migliore accezione del termine) tutto incentrato sulla figura di Bruno Trentin, intellettuale e sindacalista scomparso il 23 agosto di 12 anni fa. La Redazione lo propone come “Editoriale”, perche’ in questi momenti di “passaggio”, figure come quelle di Bruno potrebbero – al tempo stesso – riunire le varie anime del centro-sinistra e fornire utili spunti per riflessioni e programmi (*)
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(**) Bruno Trentin (il 23 agosto sono dodici anni dalla sua scomparsa) è stato non solo uno dei maggiori dirigenti sindacali italiani, ma anche uno dei più grandi intellettuali della sinistra italiana. Uomo pieno di dubbi e molto tormentato, ha commesso i suoi errori (su alcuni dei quali ha fatto autocritica) dall’accettazione della Piattaforma dell’Eur durante di governi di Unità Nazionale, alla sottoscrizione dell’accordo su costo del lavorio e produttività con il governo Ciampi nel 1993, ma poi gestito da Cofferati che subentrò subito dopo alla segreteria. Faccio una premessa doverosa per non trasformarlo in un santino. Ma ciò non offusca affatto la straordinarietà dell’impegno sindacale e del suo infaticabile impegno intellettuale. Aveva un rapporto molto forte con Riccardo Lombardi e Vittorio Foa. Insieme ad essi misero il discussione la vulgata togliattiana ed amendoliana degli anni ‘50, secondo il quale il capitalismo italiano era destinato ad una lunga fase di arretratezza. Essi, invece misero bene in evidenza, come il capitalismo italiano si stesse rapidamente omologando alle tendenze del capitalismo europeo più sviluppato (pur permanendo sacche di arretratezza), quello che allora era definitivo neo-capitalismo, e quindi il conflitto di classe e la battaglia politica della sinistra si dovesse porre su un terreno molto più alto ed avanzato. Trentin e Pierre Carniti furono quelli che diedero vita al “sindacato dei consigli” come sbocco alle lotte operaie del 1969. Un sindacato che non contrattava solo il salario, ma anche condizioni normative (“l’inquadramento unico tra operai ed impiegati”) nel settore metalmeccanico. Contrattava l’organizzazione del lavoro , la formazione (le 150 ore). Un grande esperimento complessivo. Ma ora vorrei concentrarmi sul rapporto della centralità del lavoro in una fase di grandi trasformazioni tecnologiche e produttive, connesse ad una nuova idea di socialismo. C’è un libro bellissimo”la Città del lavoro” del 1997, in cui emerge con forza il suo pensiero: un socialismo libertario che si incrocia con un marxismo eterodosso e critico (che riporta vicinissimo a Lombardi e Foa, entrambi, come lui, figli del socialismo azionista) rivalutando, nella complessa storia del movimento socialista l’idea di un socialismo autogestionario, che se non vinse, è comunque stato un fiume carsico, che è più volte riemerso nella storia. Egli cita come esponenti di questo “fiume carsico” Otto Bauer, Max Adler, il socialismo guildista inglese di G.H.D.Cole (molto ammirato dagli austromarxisti), Karl Korsch e Karl Polanyi. Io sono personalmente convinto che per costruire una alternativa al “finanzcapitalismo”, occorre che questo fiume carsico abbia le condizioni per riemergere. Un tema da approfondire e discutere. Ma parliamoci chiaro: dobbiamo chiederci il perché dell’altissimo livello di astensione alle elezioni europee, più voti nulli e bianchi. Personalmente mi interessa più questo che quello che accade nei 5S. E’ certo una astensione che mescola insieme il disgusto per la politica attuale e la gravità della situazione sociale. In un paese dove addirittura emerge a sinistra un microstalinismo da barzelletta, e con la piena e consunta consapevolezza della natura del PD come partito dei poteri forti (e del pericolo di una destra reazionaria e razzista) ritengo essenziale che si riattivi una democrazia ed un socialismo dal basso, che si fondi su forme di autorganizzazione sociale che abbiano funzione critica (verso l’ordine esistente) e costruttiva, delineando un nuovo ordine. Solo quando si raggiunge e qualora si raggiungesse la massa critica a queste forme dal basso si può affiancare un vero soggetto politico come strumento-funzione (Lombardi e Morandi) …ma solo il socialismo immaginato da Lombardi, Trentin e Foa può avere forza di stimolo, soprattutto verso i giovani. Ovviamente tutto questo ragionamento lo pongo quale punto di partenza di una discussione molto più approfondita.
(*) Giuseppe Giudice “In ricordo di Bruno Trentin”. Si trova in http://www.fondazionesabattini.it/download/726
(**) Giuseppe Giudice, autore – fra le altre cose – di un suo saggio già citato da Renzo Penna su CF . Il testo riproposto dalla Redazione è stato segnalato dal civis Renzo Penna. Su https://www.risorgimentosocialista.it/index.php/2018/12/01/una-volta-ero-europeista/
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