In ricordo di Giancarlo Patrucco

Scrivo queste poche righe, umili e purtuttavia sentite e doverose, in ricordo del compianto professore e militante politico Giancarlo Patrucco, che ci ha lasciati pochi giorni ad oggi. Su questa rivista ben altri che lo hanno conosciuto con cognizione di causa e per affetto hanno scritto e scriveranno con più diritto che non il sottoscritto, in memoria di colui che giustamente va ricordato per essere uno dei fondatori di questa rivista. E tuttavia, pur nella brevità dell’incontro fra me e il professore già in pensione, qualcosa di significativo è accaduto, e come tale vi reco testimonianza. Il mio caro amico Andrea, uomo di grande spessore umano e generosità, qualche tempo addietro mi diede un romanzo da leggere di un tal professore Patrucco, e il titolo recitava ‘Una delle formiche’. Appresi un po’ dopo che era il libro del padre della fidanzata Sara, che poi divenne in seguito amica di una simpatia dolcissima e di tenace capacità ad affrontare gli avversi fronti della vita. Il romanzo mi apparve, e mi pare appare ancora oggi, come un amara disamina della natura umana, tesa sempre a punire i più semplici e coloro che sono impegnati lealmente nel sostegno delle ragioni della collettività, e che vengono tuttavia, strangolati dai meccanismi dello scontro atavico fra gruppi sociali. Così conobbi il professor Patrucco, in merito ad un libro editato da una casa editrice locale. Qualche tempo più tardi, trasferendomi da Pozzolo ad Alessandria, e frequentando in CGIL le periodiche riunioni di redazione della rivista Città Futura, fondata poco dopo le grandi manifestazioni della CGIL di Cofferati, ebbi il modo di conoscere direttamente la figura di Giancarlo Patrucco, questa essendo fisicamente alta e dinoccolata, già lenta e curva per l’età ma seriosa e riflessiva. Quando lo ho conosciuto, vi era nella redazione della rivista in piedi una discussione sul futuro del centrosinistra, e ci si divideva fra estremi anti PD, e altri che erano tesi a mantenere un dialogo unitario fra tutto il fronte del centrosinistra, forze antagoniste o alternative e moderate incluse. Il sottoscritto fra i più giovani, era per tenere aperto un confronto unitario dentro la rivista pur scontando le crescenti distanze che la politica partitica esterna suscitava, al contrario di altri più decisi per troncare il dialogo a sinistra e trasferire meccanicamente tali divisioni nella rivista stessa. Ricordo distintamente, che dopo una riunione un po’ agitata della redazione su questi temi, all’uscita dalla saletta Tomasetti al primo piano della sede CGIL, Patrucco conversando con un membro di redazione e indicandomi affermò  che ‘almeno lui vuole dialogare’. Credo che nacque allora una valutazione positiva del vecchio professore nei miei confronti, e forse un sentire comune, una esigenza di una discussione unitaria a sinistra pur nelle differenze. Patrucco era comunista certo, ma istintivamente e per coltivazione unitario e dialogante. Però credo fosse anche un vero preside di scuola, e come insegnava la vecchia scuola, capace di scrutare psicologicamente nell’animo e nelle qualità dell’alunno. E forse suo alunno, a mia insaputa, sono stato. Lavorò con grande passione al libro sull’850° anniversario della fondazione di Alessandria. Ben altri hanno ricordato lo sforzo suo per la nascita di questo volume che avuto un apprezzamento significativo. Ma a segnarne il fiuto di vecchio preside in pensione, sovente infallibile, e il carattere sicuro dell’uomo, posso ricordare un episodio in me indelebile. Serata di un tardo aprile alla fine della riunione in CGIL di Città Futura; il sole inizia ad abbassarsi e penetra dalle finestre ampie e alte della sala Caneva al primo piano della Camera del Lavoro; scendo dal palchetto degli oratori per avviarmi all’uscita, quando il professor Patrucco, impassibile nei primi banchi della sala, dietro i suoi proverbiali occhiali scuri, con fare da antico maestro mi addita sicuro e mi dice perentoriamente, ‘ E tu, non credere mica di scappare! Tu scriverai gli articoli sulla battaglia di San Giacomo della Vittoria combattuta nel Trecento per il libro che sto pensando; e so che se lo chiedo a questo o a quello mi diranno di sì, ma poi non lo faranno. Tu invece mi dirai di si e li farai, e li farai anche molto bene!’. Fulminato da tanta sicurezza e in preda ad un sentimento garibaldino non opposi resistenza e mormorai ‘obbedisco’! Ed effettivamente li scrissi e furono pubblicati sulla edizione definitiva del volume sull’850° che molti hanno letto. Sul risultato si può giudicare. Posso solo dire che in un’altra riunione, sempre in CGIL, ma questa volta in sala Marchesotti, ristretta con Renzo Penna e Giancarlo Patrucco, e il sottoscritto quasi come ospite, si tirarono le file per l’ultimo sforzo redazionale del materiale raccolto per il libro, ed egli fra le tante cose disse a Renzo che i miei articoli erano apparsi a molti storici di professione scritti con il taglio simile a chi esercitava tale mestiere. La frase fu detta non rivolgendosi che solo a Renzo e mai al sottoscritto, come se non fossi presente, a modo, da vecchio professore, che l’alunno si sentisse incoraggiato nel lavoro svolto ma non fintamente omaggiato. Voleva dirmi che dovevo sentirmi lusingato per la fatica svolta, ma che sugli allori non si dorme. Tuttavia, era certamente sicuro di aver esercitato il ruolo educatore col discernimento giusto, come sempre aveva fatto. Al suo rosario ho visto l’affetto delle insegnanti che ha formato e diretto. Il segno di una riconoscenza, prima che di un rispetto. La cifra di un uomo di cui sentiamo la perdita ma anche il sostegno del suo esempio. Testimone difficile da cogliere, doveroso comunque. Ad Andrea, alla sua tenera e sentita amicizia, a Sara che è madre premurosa e amica solare, ai suoi cari, un abbraccio mio e di tutta la redazione di Città Futura.

Grazie. Bellissimo ricordo legato alla parte della sua esistenza più intrecciata con CittaFutura.

Grazie.

Alessandria 03-10-2024                                                  Filippo Orlando

 

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