Rifiuti: tra il dire e il fare ci sono di mezzo il mare, i monti e…la mafia

 

Cominciamo dall’inizio. Sappiamo bene che in natura non esiste “rifiuto”, tutto – in qualche modo viene rigenerato, assunto, riciclato, trasformato, permettendo di avere sempre ecosistemi puliti (secondo le caratteristiche dei luoghi), salubri e accoglienti. Questo dovrebbe essere l’obiettivo definitivo e vero di qualsiasi legge o  iniziativa finalizzata ad un corretta gestione degli scarti, di qualunque tipo essi siano… Sappiamo anche bene che la c.d. “società dei consumi” ha trasformato il sistema di vita di tutti i cittadini del mondo a partire, più o meno, da un centinaio di anni fa. Di lì surplus di materiali inutili, sprechi, scelte di prodotti ad alto tasso inquinante, continui problemi con la gestione dei rifiuti più diversi. Sullo specifico l’Ente Regione è lapidaria e, andando a spulciare alcune delle pagine più interessanti dei suoi regolamenti troviamo conferme a quelle che dovrebbero essere prassi comuni. Invece non lo sono, perchè è stridente la linearità e concretezza del documento regionale a fronte di quel che giornalmente succede…anche qui da noi. E….ancora una a farla da padrone sono “mafie” o “n’dranghete” varie. 

Questo è quanto è stabilito e scritto ma….si ha l’impressione di molta accademia.

La Strategia Nazionale per lo Sviluppo sostenibile (SNSvS) approvata il 22 dicembre 2017 dal CIPE rappresenta il primo passo per declinare a livello nazionale i principi e gli obiettivi dell’Agenda 2030 assumendone i quattro principi: integrazione, universalità, trasformazione e inclusione.

Questa rappresenta la chiave di volta per uno sviluppo del pianeta rispettoso delle persone e dell’ambiente, incentrato sulla pace e sulla collaborazione, capace di rilanciare anche a livello nazionale lo sviluppo sostenibile.

Partendo dall’aggiornamento della “Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia 2002-2010”, la SNSvS assume una prospettiva più ampia e diventa quadro strategico di riferimento delle politiche settoriali e territoriali in Italia, disegnando un ruolo importante per istituzioni e società civile nel percorso di attuazione che si protrarrà sino al 2030. La SNSvS in particolare nell’ambito ambientale intende intervenire su un nuovo modello economico circolare, a basse emissioni di CO2, resiliente ai cambiamenti climatici e agli altri cambiamenti globali causa di crisi locali come, ad esempio, la perdita di biodiversità, la modificazione dei cicli biogeochimici fondamentali (carbonio, azoto, fosforo) ed i cambiamenti nell’ulizzo del suolo. La SNSvS è strutturata in 5 aree, corrispondenti alle cosiddette “5P” dello sviluppo sostenibile proposte dall’Agenda 2030: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership.

Una sesta area è dedicata ai cosiddetti Vettori per la sostenibilità, da considerarsi come elementi essenziali per il raggiungimento degli obiettivi strategici nazionali.

Ad ogni Area sono associate le “Scelte” ed i relativi “Obiettivi Strategici Nazionali” e ad ogni “Scelta” sono inoltre associati relativi Goals dell’Agenda 2030 di riferimento. In merito alla proposta di decisione della Commissione per l’Ottavo Programma di Azione Ambientale dell’Ue (8° PAA) per il periodo 2021-2030 (pubblicata nel mese di ottobre 2020), il programma mira ad accelerare la transizione verde in modo giusto e inclusivo, con l’obiettivo a lungo termine del 2050 di “Vivere bene, entro i confini planetari”, già stabilito nel 7º PAA.

I sei obiettivi prioritari tematici riguardano la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, l’adattamento al cambiamento climatico, un modello di crescita che restituisca al pianeta più di quanto non prelevi dal pianeta, l’ambizione di azzerare l’inquinamento, proteggere e ripristinare la biodiversità e ridurre le principali pressioni ambientali e climatiche connesse alla produzione e al consumo.

Per quanto riguarda il Piano d’Azione per l’Economia Circolare il 9 febbraio 2021, il Parlamento europeo ha approvato il nuovo Piano d’azione per l’economia circolare, adottato dalla Commissione europea il 11 marzo 2020.  Il testo è l’aggiornamento del primo Piano d’azione adottato sempre dalla Commissione europea a dicembre del 2015.  Il Piano si pone in linea con l’obiettivo dell’UE di neutralità climatica entro il 2050 previsto dal Green Deal ed è incentrato sulla prevenzione dei rifiue sulla loro gestione ottimale.

La Commissione intende agire contemporaneamente su due fronti: da un lato, prevenire la produzione di rifiuti- e trasformarli in risorse secondarie di alta qualità; dall’altro, agire a monte, per impedire che prodotti non sostenibili entrino nel mercato europeo.

L’azione a monte riguarda la progettazione dei prodotti, che dovranno essere pensati per durare, essere facilmente riutilizzabili, riparabili e riciclabili, e incorporare il più possibile materiale riciclato.

L’azione a valle riguarda invece i consumatori, che avranno accesso a informazioni affidabili sulla durata e riparabilità dei prodotti, lavorando perché si affermi il diritto alla riparazione. La circolarità e la sostenibilità devono essere integrate in tue le fasi della catena del valore per raggiungere un’economia completamente circolare: dalla progettazione alla produzione, fino al consumatore. Il piano d’azione della Commissione europea ha stabilito sette aree chiave, essenziali per raggiungere un’economia circolare: • elettronica e TIC • batterie e veicoli • imballaggi • plastica • prodotti tessili • costruzione ed edilizia

Il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, approvato dal Ministero Ambiente con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013, individua specifici obiettivi di prevenzione della produzione di rifiuti speciali da raggiungere entro il 2020, calcolati rispetto ai valori registranel 2010, ossia:

  • una riduzione del 10% della produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil in aumento;
  • una riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil in aumento.

In tale contesto è importante, in un’ottica della prevenzione e della riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti, dare attuazione, tra l’altro, ad iniziative che prevedano la promozione di strumenti/sistemi quali gli ecobilanci, la certificazione ambientale, l’utilizzo delle migliori tecniche disponibili, l’analisi del ciclo di vita dei prodotti e l’uso di sistemi di qualità.

Prescrizioni precise ma, come al solito, con quali tmpi e quali strategie di azione?

Le decisioni che saranno prese sul territorio regionale e che incidono sugli obiettivi della programmazione in materia di rifiuti non solo non dovranno contrastare con tali obiettivi ma dovranno anche contribuire al loro raggiungimento nei termini temporali previsti.

A fronte di quanto sopra premesso, tenendo conto della strategia di promozione dell’economia circolare che diventa l’obiettivo trasversale di riferimento, gli obiettivi generali di Piano sono i seguenti :

  • prevenire la produzione dei rifiuti;
  • incrementare la preparazione al riutilizzo ed il riciclaggio, ossia il recupero di materia;
  • promuovere il recupero energetico per le frazioni di rifiuto per le quali non è tecnicamente ed economicamente possibile il recupero di materia al fine di ridurne il conferimento in discarica (conferimento in forma diretta o indiretta, a seguito di trattamento);
  • minimizzare il ricorso allo smaltimento in discarica;
  • favorire la realizzazione di un sistema impiantistico territoriale che consenta di ottemperare al principio di prossimità, garantendo la sostenibilità ambientale ed economica del ciclo dei rifiuti.

Gli obiettivi generali di Piano riportati nel presente paragrafo sono strutturati secondo l’attuale ordine di priorità tra recupero di materia e recupero di energia, come previsto dalla normativa comunitaria e nazionale, e sono coerenti con gli obiettivi specifici individuati dal legislatore per i prossimi anni sopra citati.

Obiettivi generali di Piano e target al 2035

 

Obiettivo 1 – Prevenire la produzione dei rifiuti: Ridurre la produzione dei rifiuti urbani ad un quantativo non superiore a 2.000.000 t

Obiettivo 2 – Incrementare la preparazione al riutilizzo ed il riciclaggio, ossia il recupero di materia : Raggiungere a livello regionale una percentuale di RD di almeno 80%.  Ridurre del 50% rispetto al 2019 la produzione di rifiuti urbani residui pro capite.  Contribuire al raggiungimento del tasso di riciclaggio del 65% a livello nazionale.

Obiettivo 3 – Promuovere il recupero energetico per le frazioni di rifiuti per le quali non è tecnicamente ed economicamente possibile il recupero di materia al fine di ridurne il conferimento in discarica (conferimento in forma diretta o indiretta, a seguito di trattamento) : Ridurre del 50% rispetto al 2019 il quantativo di rifiuti indifferenziati pro capite avviati al trattamento meccanico biologico, attraverso il recupero energeco degli stessi.  Massimizzare il recupero energetico dei rifiuti aumentando la produzione di energia termica da termovalorizzazione (+ 50% rispetto al 2019).  Aumentare di almeno il 20% rispetto al dato 2019 la produzione di biogas e/o biometano dalla digesone anaerobica della frazione organica biodegradabile da RD.

Obiettivo 4 – Minimizzare il ricorso alla discarica, in linea con la gerarchia dei rifiuti: Ridurre la quantità di rifiuti urbani e dei rifiuti derivanti dal loro trattamento collocati in discarica a valori uguali o inferiori al 5% rispetto al totale in peso dei rifiuti urbani prodotti. Ottimizzare il recupero delle scorie e ceneri non pericolose provenienti dalla termovalorizzazione in modo da garantire il 90% di riciclaggio

Obiettivo 5 – Favorire la realizzazione di un sistema impiantistico territoriale che consenta di ottemperare al principio di prossimità, garantendo la sostenibilità ambientale ed economica del ciclo dei rifiuti: Azzerare il conferimento verso altre regioni di rifiuti urbani indifferenziati, nonché dei rifiuti derivanti dal loro trattamento in impianti di TMB.

Azzerare il deficit di fabbisogno non soddisfatto di trattamento della frazione organica biodegradabile da RD calcolato sui nuovi obiettvi di raccolta Le azioni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di Piano

Obiettivo 1 – Prevenire la produzione dei rifiuti

La prevenzione della produzione dei rifiuti interessa molteplici aspetti e problematiche che, in parte, esulano dalle competenze programmatiche e legislative regionali (quali, ad esempio, l’allungamento della vita dei prodotti, l’eco – progettazione, ecc), ma anche aspetti, quale ad esempio l’orientamento delle scelte dei consumatori verso prodotti e servizi che generano minor quantità di rifiuti, rispetto ai quali l’azione regionale, seppur indirettamente, può essere altamente incisiva: infatti la promozione di modelli e di servizi che richiedono la responsabilizzazione dell’utente nel gestire, in prima persona, i rifiuti nel proprio ambito produttivo, permette di innescare un circuito virtuoso che, nella maggior parte dei casi, coinvolge ed indirizza verso la scelta di beni e prodotti a minore produzione di rifiuto.

Tale aspetto è evidentemente legato all’ottimizzazione dei cicli produttivi e presuppone la possibilità di ricorrere a tecnologie più pulite e innovative, ad un utilizzo più razionale e meno impattante delle risorse naturali, all’immissione sul mercato di prodotti che per la loro fabbricazione, il loro uso o il loro smaltimento non incrementano la quantità o la pericolosità dei rifiuti prodotti ed il conseguente rischio di inquinare. Prevenire la produzione dei rifiuti urbani . Ridurre la produzione dei urbani ad un quantitativo non superiore a 2.000.000 t.

Obiettivi specifici individuati dal programma di prevenzione dei rifiuti urbani  Azioni e strumenti Promozione ecodesign, ecoprogeazione.  Promuovere la riparabilità dei beni. Promozione di accordi e intese, anche settoriali, per garantire il massimo impegno nelle prevenzione della produzione dei rifiuti e nell’adozione, in fase progettuale, di tutte le misure necessarie affinché si utilizzino prodotti a minor impatto ambientale, nonché siano rese più efficienti le operazioni di disassemblaggio (ecodesign o ecoprogeazione).

Analisi dei rifiuti smalti per alimentare percorsi di riprogeazione di beni e materiali. Strumenti economici, fiscali e di regolamentazione finalizzati alla promozione della riparabilità/riparazione dei beni.  Riduzione dei rifiuti alimentari.

Azioni di prevenzione dello spreco e di devoluzione delle eccedenze – raccolta di alimenti nelle attività commerciali e di alimenti e pasti non distribuiti nella ristorazione collettiva al fine di destinarli a sostegno di persone che vivono in condizione di povertà alimentare.

Attività di educazione, formazione, informazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare.  Azioni per la riduzione dei rifiuti alimentari nella produzione primaria e nel settore della trasformazione  Promozione del riuso (favorire operazioni di scambio, commercializzazione o cessione gratuita di beni e/o di loro componen, al fine di riulizzarli per le stesse finalità per le quali sono stati originariamente prodotti). Promozione dei mercani dell’usato e dei “Centri del riuso”.

Disposizioni regionali affinché gli Endi governo favoriscano l’attivazione o attivino essi stessi iniziative per il riutilizzo dei beni.  Strumenti: incentivi economici diretti a sostenere i costi per la realizzazione delle strutture in aree pubbliche e private nonché incentivazione ai Comuni al fine di promuoverne la diffusione sul proprio territorio, anche attraverso protocolli di intesa con le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le associazioni ambientaliste e le imprese e cooperative sociali presenti sul territorio.

Finanziamento di seminari di formazione in merito alla progettazione, realizzazione e gestione di Centri del Riuso.  Riduzione della produzione di rifiuti di imballaggio e Promozione del “vuoto a rendere”.  Azioni per la promozione della vendita/acquisto di prodotti sfusi, con imballaggio riutilizzabile.  Promozione del consumo di acqua dell’acquedotto.  Promozione del “vuoto a rendere” per il successivo riutilizzo dell’imballaggio da parte delle aziende piemontesi di produzione e imbottigliamento di bevande (acqua, vino, birra);  sostegno all’adozione di sistemi di restituzione con cauzione per gli imballaggi in plastica, in vetro e in metallo ulizzati per acqua e per altre bevande (legge di conversione 29 luglio 2021, n.108 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77).

Accordi con il settore commerciale per la riduzione della produzione di rifiuti (in particolare di rifiuti di imballaggio e rifiuti alimentari) . Riduzione dell’utilizzo di prodotti monouso.  Attività di informazione e sensibilizzazione dei cittadini.

Promozione di studi e ricerche anche con il supporto tecnico dei Poli di innovazione regionali, Università, Politecnico al fine di sviluppare alternative “sostenibili” al monouso (prodotti/servizi).

Applicazione delle disposizioni relative alla direttiva 2019/904 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente (S.U.P.).  Riduzione della produzione dei rifiuti durante gli eventi culturali, musicali e sportivi.

Individuazione ed applicazione di specifici standard affinché gli eventi siano sostenibili ambientalmente (progettazione ecosostenibile degli eventi).  Incrementare l’utilizzo delle cerficazioni ambientali. Promozione della diffusione delle certificazioni ambientali finalizzata ad una produzione ambientalmente sostenibile di beni e manufatti. (tratto dalla Legge sui Rifiuti ora in vigore  (1) 

 

Questa invece è la realtà

“La mafia si è evoluta, passando dai reati tradizionali a nuovi business con profitti maggiori e rischi minori, diventando una mafia ‘silente e liquida’. L’infiltrazione nella filiera degli appalti e nel settore produttivo è una strategia sempre più utilizzata, insieme all’uso di competenze tecniche e alla creazione di una ‘economia chiusa’. L’uso della violenza è sempre più residuale, sostituito da strategie di infiltrazione silenziosa e azioni corruttive”.
Lo ha riferito Tommaso Pastore, capo centro della Dia di Torino, durante l’audizione in commissione Legalità, presieduta da Domenico Rossi.
“Le mafie preferiscono investire capitali illeciti in attività affaristico-imprenditoriali – ha specificato Pastore – come riciclaggio, appalti, giochi e scommesse, business dei rifiuti. Cambia anche il ruolo degli imprenditori che, da estorti, oggi diventano collusi. Le organizzazioni criminali dimostrano una notevole capacità di adattamento ai mutamenti economici. L’uso della tecnologia, in particolare sistemi di comunicazione crittografata e social media, è diventato fondamentale per le loro attività illecite”.
“La ‘ndrangheta è la forma di criminalità più radicata in Piemonte – ha proseguito – con forti legami nella sfera socio-economica e sinergie con altre organizzazioni criminali sul territorio, come dimostrano numerose sentenze e, tra le altre, l’inchiesta Minotauro. Proprio questa inchiesta ha dimostrato l’unitarietà del fenomeno ‘ndranghetista e la presenza di 9 locali, cioè gruppi mafiosi strutturati, con un’autonomia operativa dalla Calabria con cui permane un legame strutturale. Oggi il numero di locali è notevolmente cresciuto in Piemonte, in tutte le province, come dimostrano anche i numerosi provvedimenti interdettivi dal 2017 a oggi”.
Per quanto riguarda le altre organizzazioni, la mafia siciliana ha interessi nei settori dei trasporti e della ristorazione, ma in una posizione di basso profilo e talvolta ausiliaria o complementare alla ‘ndrangheta.
La criminalità straniera (albanese, romena, africana, cinese) è attiva nello spaccio, nella prostituzione e in altri reati, anche in questi casi talvolta in sinergia con la mafia calabrese.
Durante il dibattito sono intervenuti i consiglieri Roberto Ravello (Fdi), Gianna Pentenero, Nadia Conticelli, Domenico Ravetti, Rossi (Pd), Elena Rocchi (Lista Cirio), Pasquale Coluccio (M5s), che si sono focalizzati sui temi degli appalti, del narcotraffico e dello spaccio, e del ruolo delle istituzioni nel fronteggiare questi fenomeni. “Oggi la ‘ndrangheta è il broker mondiale del narcotraffico, specialmente cocaina, ed è più che mai fondamentale il ruolo delle istituzioni nella sensibilizzazione e nella formazione sugli strumenti di contrasto”, ha spiegato Pastore.  (quest’ultima parte è invece tratta dal comunicato stampa regionale diffuso in data 8 febbraio 2025

 

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